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Lazio-Lecce sembra il bis dell’andata, poi ci pensa Sergej. Impresentabile Maresca

Lazio-Lecce
Succede il copia-incolla dell'andata: biancocelesti avanti e poi rimontati. Milinkovic salva quel che può, ma l'arbitraggio è inacettabile
redazionecittaceleste

Prima delle quattro finali Champions per la Lazio. All’Olimpico arriva un Lecce in cerca di punti pesanti per la salvezza, lo stadio spinge la squadra di Sarri verso punti che sarebbero però ancora più pesanti. La partita inizia con le due squadre che non hanno paura a sfidarsi a viso aperto, ma nei primi minuti succede pochissimo. La prima emozione la regala Lazzari all’8’, ingenuo nel farsi ammonire per un fallo su Banda. La seconda arriva cinque minuti dopo: favore ricambiato da Banda, che rifila una gomitata al terzino e viene a sua volta ammonito. Al 21’ ancora un’ingenuità dei biancocelesti: Blin si dirige verso l’esterno dell’area, Hysaj lo insegue e mette una gamba in mezzo a quelle dell’avversario. Per Maresca è calcio di rigore, il Var conferma la scelta. Dal dischetto va Strefezza, che però grazia la Lazio: il tiro si spegne fuori alla destra di Provedel.

La Lazio si sveglia e prova a farsi pericolosa, impreciso Lazzari in alcune occasioni di superiorità numerica. Al 34’, però, Luis Alberto serve la palla che fa esplodere lo stadio. Il Mago inventa un pallone in verticale che sorprende la difesa avversaria e arriva comodo sui piedi di Immobile. Il capitano è freddo e torna a un gol che, in campionato, mancava dall’11 settembre all’Olimpico. Esplode lo stadio, la Lazio è in vantaggio. Cambia lo spartito della partita, con il Lecce che si spinge in avanti e si sbilancia. E allora serve il miglior Falcone al 43’ per negare il gol a Milinkovic: riflesso clamoroso del portiere, ma la rete sarebbe probabilmente stata annullata per un fallo su Umtiti. Maresca concede allora due minuti di recupero, bravo Lazzari a sventare in corner un pericoloso cross per Banda. Allo scadere del recupero, però, arriva la doccia fredda.

Fuori posizione Hysaj, troppo avanzato: Strefezza prende bene il tempo e serve Oudin che dal limite buca un incolpevole Provedel. Si va al riposo in parità: Lazio chiamata a reagire soprattutto da un punto di vista mentale. Nessun cambio alla ripresa ma tanto spavento dopo pochi secondi: cade male Milinkovic, ma il Sergente fa subito segno che è tutto ok. Allo scoccare del 50’ Banda ci prova con un tiro forte, Provedel respinge bene con i pugni. Un minuto dopo sbaglia tutto Luis Alberto: palla persa in impostazione, Strefezza recupera e serve Oudin: difesa immobile e 2-1 Lecce. Si fa durissima all’Olimpico. Prova a cambiare qualcosa Sarri al 58’: fuori Felipe Anderson e Hysaj, dentro Pedro e Pellegrini. Il terzino prova subito a farsi pericoloso e, con lui, sale la Lazio. Ai biancocelesti però manca sempre la conclusione: prima rimpallata, poi affrettata con Milinkovic intorno all’ora di gioco.

Ammonito al 65’ Oudin: inizia il festival della perdita di tempo all’Olimpico. Due minuti dopo fiori Banda e Colombo, dentro Di Francesco e Ceesay. Il copione non cambia e, anzi, se possibile peggiora. La Lazio fa poco per rendersi pericolosa, il Lecce fa di tutto per non giocare grazie a un Maresca pessimo. Al 73’ fuori Marcos Antonio, dentro Basic. Quattro minuti dopo fuori Gendrey e Strefezza, dentro Romagnoli e Gonzalez. Un minuto dopo ammonito Pellegrinicolpevole probabilmente di chiedere un arbitraggio all’altezza della Serie A. Finalmente, al 79’ e con venti minuti di ritardo, viene ammonito Falcone. All’82’ fuori Oudin e dentro Helgason. Un minuto prima ammoniti anche Milinkovic e Blin. Ci prova Pedro all’86’: squillo da campione, ma il tiro finisce tra le braccia di Falcone. Sei minuti di recupero concessi da Maresca: pochissimi. Al 91’ palo clamoroso da distanza siderale colpito da Pedro.

Pochi minuti dopo ammonito Gonzalez, ma ci pensa Milinkovic a far esplodere lo stadio al 95’: sbaglia Falcone in uscita, non perdona Sergej di testa. È il gol che vale il pareggio e, forse, un punto decisivo per la Champions. Serve fare altro, ma serve anche avere altro dall’AIA: nessun alibi, solo un augurio. Ora sotto con la prossima.