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Orsi: “Sono stato sedici anni alla Lazio, è il club della mia vita”

Nando Orsi
L'ex portiere e allenatore è tornato a parlare della sua esperienza in biancoceleste, descrivendola come la più importante della sua vita

redazionecittaceleste

Ex portiere, Nando Orsi ha vestito la maglia biancoceleste per ben due volte da calciatore. La prima, dal 1982 al 1985, in cui ha collezionato 82 apparizioni e 102 gol subiti. Dopo una parentesi quadriennale con la maglia dell'Arezzo, nel 1989 è tornato alla Lazio, dove è rimasto fino al 1998, anno del suo addio al calcio giocato. Successivamente, ha ricoperto anche i ruoli di preparatore dei portieri dal 1999 al 2001 e vice allenatore dal 2002 al 2004. Non ha mai nascosto il suo amore per la Lazio e, nel corso di una recente intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, è ritornato a parlare della sua fede biancoceleste:

Ti entra dentro la Lazio: non si tifa questa squadra da bambino perché vince o perché è facile, ma perché ce l’hai dentro e ti possiede. E’ una storia di lutti e tragedie prima ancora che di vittorie, che sono poche ma belle. La Lazio ha rappresentato tutta la mia vita calcistica: non rinnego certo i 10 anni di settore giovanile alla Roma, che mi ha forgiato, ma ripeto, la Lazio è tutta la mia vita.

Nando Orsi

L'esordio e la retrocessione con la maglia della Lazio

Successivamente, ha anche parlato dei momenti più significativi della sua esperienze biancoceleste. Tra questi, ovviamente, ci sono anche l'esordio e la retrocessione:

L’esordio in A, il primo derby in una famiglia come la mia, con mamma romanista e papà laziale: finì 2 a 2. Poi c’è anche il momento più brutto: la retrocessione dell’85, avevamo una squadra fortissima, da zona Uefa, ma finimmo in B per questioni di spogliatoio.

La parentesi all'Arezzo e il rapporto con Mihajlovic

Infine, Orsi ha parlato anche delle sue quattro stagioni con la maglia dell'Arezzo. Con la maglia amaranto, in 125 presenze, ha subito 120 reti.

Lasciai la Lazio e finii ad Arezzo, in B: qui ho conosciuto mia moglie, quindi resta una delle più belle esperienze della mia vita. Il mio miglior allenatore è stato Enzo Riccomini, purtroppo scomparso da poco. Ad Arezzo io ero arrivato sentendomi quasi un fenomeno, ero appena sceso dalla A e quindi ero svogliato. Lui mi ha fatto capire tante cose e mi ha rigenerato dal punto di vista umano: non ho dubbi, lui è il migliore che abbia mai avuto. Poi Paolo Carosi. Certo ho lavorato con grandissime persone: Zoff (alla Lazio, ndr) per me è un padre perché l’ho avuto sia come mister che come presidente e lo sento ancora con grandissimo piacere, ma dico Enzo Riccomini su tutti. Mihajlović è un vero colpo alle spalle. Fra il dare e l’avere Sinisa sarà sempre in credito a Bologna, lasciando perdere il fattore salute: il lavoro di Mihajlovic ha portato il Bologna oltre la soglia di quello che i valori rossoblù permettevano. Poi certo, nel calcio non esiste riconoscenza. Sinisa però è un vero uomo e una persona d’onore e per me un amico vero