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Lazio-Sassuolo, Ballardini: “Pechino? Un bel ricordo. E su Tudor dico…”

Ballardini
Le parole dell'allenatore dei neroverdi, intervenuto poco dopo il triplice fischio del match direttamente dalla sala stampa dell'Olimpico
Michele Cerrotta

Al termine del match tra Lazio e Sassuolo è intervenuto in conferenza stampa l’allenatore dei neroverdi Davide Ballardini. Queste le sue parole.

Che partita ha visto? Quanto conta la testa?

Non è vero che la gara non contava, conta sempre anche se si è retrocessi. Abbiamo detto spesso che tanti giocatori giovani o meno giovani non erano abituati a lottare per non retrocedere, si sono trovati in una situazione delicatissima. La testa conta tanto, non siamo stati così forti ma al contrario in certi momenti nei miei due mesi e mezzo siamo stati fragili. La fragilità, unita al poco tempo, al giocatore più rappresentativo non a disposizione, ha fatto sì che il Sassuolo sia retrocesso”.

Ha qualche rimpianto?

Dodici partite sono due mesi, una preparazione. Fai in tempo a capire due cose che il campionato è già finito. Io sono arrivato a Sassuolo sperando di avere tutti a disposizione, ma il giocatore più rappresentativo non c’è stato. Prima di noi il Sassuolo non aveva mai vinto senza Berardi, un giocatore non fa una squadra ma non averla mai avuto per noi è stato difficile”.

C’è un po’ di Lazio anche per Ballardini.

La Supercoppa a Pechino? Fummo umili, bravi e fortunati perché l’Inter poi vinse tutto. Quella era una Lazio a fine corsa, l’anno seguente sono cambiate tante cose. Ho un bel ricordo di Pechino, la società rimane perché ha straordinaria importanza a livello italiano ed europeo”.

Ha un parere su Tudor?

L’ho incontrato quando era al Verona, è molto chiaro in quello che vuole. Le sue squadre hanno uno stile e un’identità chiara. Quando noti questo, significa che l’allenatore è capace. Ha un’idea chiara e la trasmette a chi allena, poi è chiaro che ci vogliono gli interpreti e i giocatori funzionali a lo stile che uno ha. E mi sembra molto diverso da quello di chi c’era prima”.

Missori e Lipani le sono piaciuti? Cosa le rimane da Sassuolo?

Mi porto via le tante persone che ho conosciuto, mi sono sembrate in due mesi persone sincere e molto disponibili. Mi sono piaciuti tutti, dai massaggiatori ai magazzinieri, dai dirigenti alla proprietà. Il Sassuolo è una struttura importante per il nostro panorama calcistico perché unisce forza, competenza e semplicità. I giovani sono giovani importanti, di grande prospettiva. Lipani, Missori e Volpato, così come Viti. Sono ragazzi molto interessanti”.