La parola che più si addice a descrivere questa Lazio è sensibilità. Una gruppo soggetto al trasporto emotivo, ai cambiamenti emozionali dei momenti. Sensibilità, in entrambe le sue eccezioni. In alcuni momenti è sinonimo di fragilità d'animo, come nell'ultima mezz'ora contro la Salernitana dove la squadra ha perso la testa per un'ingiustizia subita. O nella trasferta di Rotterdam nella bolgia del De Kuip, conclusa dalle parole di Sarri che è tornato a ribattere sui famigerati limiti mentali del gruppo. Essere sensibili però equivale anche ad empatizzare, tra elementi del gruppo e con il proprio 'popolo' come ha voluto chiamarlo Sarri.
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Lazio, sensibilità e senso del gruppo: in campo con il proprio popolo
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E ciò che rimane il giorno dopo la vittoria nel derby sono le lacrime di Danilo Cataldi, alla prima da capitano in una stracittadina. Due giorni complessi da affrontare, senza dormire e mangiando poco, con tanto nervosismo, lo stesso del tifoso. Probabilmente anche di più. Sono le parole con la voce strozzata di Alessio Romagnoli nel post-partita, finalmente nella sua parte di città. O un Ciro Immobile in panchina, ancora acciaccato e fuori condizione, per supportare la squadra in un momento così delicato, a dare forza al gruppo da vero leader. Una vittoria che emana empatia e un certo senso di famiglia del gruppo: tutti hanno capito l'importanza della partita, perfino i nuovi arrivati. Da Romero che scaraventa il più lontano possibile un pallone in area di rigore a Zaccagni che si batte come un leone in ogni centimetro del campo, giusto per citarne alcuni. Una vittoria viscerale e passionale, tremendamente umana, com'è sempre stata questa squadra.
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