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Lotito: “26 maggio? Giorno storico, il migliore da presidente della Lazio”

Lotito
Il patron, nel libro "26 maggio, tutta la storia del Derby dei Derby" di Fabio Argentini, ha raccontato il suo ricordo di quel giorno storico
redazionecittaceleste

Il 26 maggio è una data entrata nella storia della Lazio. Un giorno indimenticabile che il presidente Claudio Lotito ha voluto raccontare all'interno del libro "26 maggio, tutta la storia del Derby dei Derbydi Fabio Argentini. Queste le parole del patron.

'La prima squadra della Capitale': ho voluto io che questa frase fosse sulle nostre maglie, sul nostro pullman, nello spogliatoio e nella coscienza di ognuno dei giocatori che è entrato nella storia di questa società indossando anche solo per un giorno i nostri colori. Questa frase rappresenta la nostra storia: quella di un club che, all’alba del 1900, ha contribuito a propagare lo sport in una città che fino a quel momento vedeva protagonisti di impegno sportivi nobili e pochi altri che tiravano di scherma e andavano a cavallo. Lo sport per il popolo entra a Roma con i militari a Porta Pia e si diffonde grazie ai fiumaroli, i nostri fondatori, ragazzi protesi verso la modernità. Bigiarelli, Mesones, Balestrieri, Aloisi e gli altri erano i portatori di una nuova coscienza. Tante le discipline delle quali i pionieri laziali sono stati precursori in questa città: dal baseball al rugby, passando per il calcio. “La prima squadra della Capitale” anche per quel 26 maggio, il derby più importante, una data impressa nei cuori di tutti noi.

Domenica 26 maggio non è stata una domenica o un giorno qualsiasi, ma il giorno in cui è andato in scena un derby mai giocato nella storia calcistica della Capitale e proprio per questo destinato a entrare nella storia. Dopo mesi di attesa, andando allo stadio si percepiva un’aria strana: sembrava quasi che nessuno volesse essere lì a sottoporsi a quella sofferenza, ma tutti sembravano compiere il loro dovere quali semplici comparse di un fatto straordinario. Tutti noi abbiamo guardato quel campo da gioco “vuoto”, consapevoli che di lì a poco si sarebbe compiuta la storia. La voglia di vincere quella coppa e inciderci il nome S.S. Lazio era veramente tanta. Una questione di onore per noi, per il popolo biancoceleste che si riuniva sotto le insegne gloriose della più antica squadra della città, e che percepiva come un sopruso lasciare quel trofeo nelle mani di chi era venuto al mondo molti anni dopo.

Poi la gara è iniziata, la paura si è attenuata, vinta dalla gioia di vedere i ragazzi correre, lottare, imporsi sugli avversari con una fierezza, una determinazione, un orgoglio perfettamente in linea con l’animo di tutti noi che li supportavamo dagli spalti. Tutti noi, a migliaia, abbiamo visto concretizzarsi i valori che la Lazio da sempre pratica: l’umiltà supportata dalla forza mentale e la concretezza. Manifestazioni di rigore tecnico e forza fisica che sono il risultato di tanto impegno. Abbiamo meritato questa vittoria. È stato un successo corale, perché ciascuno ha dato il massimo per raggiungere questo obiettivo storico. I giocatori non hanno mollato un centimetro, lottando fino all’ultimo con cuore e fisico. Siamo una società che guarda al cuore delle cose, delle situazioni, delle persone.

Siamo una società per molti scomoda, perché dimostra che le cose si ottengono con il lavoro, con il sudore, con la correttezza e non con le scorciatoie. Siamo una società che ha il coraggio di provare nuove strade e arrivare fino in fondo se convinta delle scelte, al di là dei risultati che si ottengono. Siamo una società che crede fermamente nel lavoro di gruppo e quindi ogni persona che interagisce con noi è rispettata e apprezzata. Siamo una società dove tutti sono il numero uno e dove ogni numero uno è la squadra. Una società, un gruppo, dei ragazzi con la maglia biancoceleste che hanno saputo cogliere l’occasione che il destino ha offerto loro. L’occasione di vedere impresso il proprio nome nei libri di questa antichissima città che tanto ha vinto conquistando il trofeo più grande (oltre a quello alzato dai ragazzi): l’eterna gratitudine del popolo biancoceleste che ha vinto sentendosi rispettato nei propri sentimenti più intimi".

Se qualcuno oggi mi chiedesse di guardarmi indietro e di scegliere il mio più bel giorno da presidente, gli risponderei la Coppa Italia: un unicum nella storia del derby romano, una notte indimenticabile, infinitamente lunga e gloriosa.

La pressione come la posta in gioco era tantissima: bravo è stato l’allenatore a controllare la tensione nello spogliatoio e bravi i giocatori a interpretare questa gara con tenacia ma con i nervi saldi. Grazie anche a Lulić. Dieci anni in cui Senad ha messo in gioco molto più di un rapporto professionale. Ogni volta che è sceso in campo abbiamo visto la sua grinta e la determinazione con cui si è gettato su ogni pallone, abbiamo apprezzato la tenacia di fronte alle difficoltà cui ti espone questa professione. Un giocatore esemplare, Capitano in campo e riferimento per i suoi compagni. Per tutto questo, a nome di tutta la grande famiglia biancoceleste: grazie Senad. E ho apprezzato, infine, la bellissima coreografia della Curva Nord che richiamava a valori antichi.

Alla Lazio dedico gran parte di ogni mia giornata. Guardando a questo mio lungo percorso, credo che nessuno possa negare come questa dirigenza abbia fatto un grande lavoro per far acquisire al club una dignità e una continuità importante nel calcio italiano fatta anche di vittorie di coppa e qualificazioni nelle Coppe europee.

La Lazio continuerà a crescere, perché la sua storia lo merita. Lo merita la sua gente e quanto questo club rappresenta. Non tutti hanno la possibilità di festeggiare 123 anni. La storia della Lazio è da sempre sinonimo di fratellanza. I colori della Grecia, la forza delle Olimpiadi, lo spirito di gruppo, di merito, anche questa è la Lazio. Noi andiamo negli ospedali, nei posti dimenticati da tanti. I nostri calciatori si comportano in modo diverso da molti altri e questo per me è motivo di orgoglio. Sento fortemente la responsabilità di partecipare a custodire l’amore per questa maglia".