Durante il ritiro di Auronzo di Cadore i canali del club hanno realizzato un’intervista a Patric, diffusa oggi sul sito ufficiale biancoceleste. Queste le parole del difensore spagnolo. “Sono da tanti anni alla Lazio, ho fatto tanti ritiri con tre allenatori e tantissimi compagni. Ti porti amicizie e battaglie dentro e fuori dal campo, è un momento importantissimo della preparazione, che ti permette di affrontare nel migliore dei modi la stagione”.
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Patric: “Lazio per me è amore, sento qualcosa di speciale. Il mio sogno…”
È vero che dai grandi ritiri nascono grandi stagioni?
“Assolutamente sì, penso che sta tutto nei piccoli dettagli, nell’energia del gruppo. In queste cose siamo migliorati tantissimo, la squadra è una famiglia, da qua si fanno le grandi stagioni”.
La scelta del 4 è casuale?
“Non è casuale, mi è sempre piaciuto, i miei idoli di quando ero piccolo lo hanno sempre avuto e appena ho avuto la possibilità l’ho preso. Da Dani Alves al Siviglia, fino a Sergio Ramos”.
Oggi sei un leader silenzioso. Come si diventa così?
“Penso con il lavoro. Il mio stile di vita è voler imparare ogni giorno ed essere sempre meglio del giorno precedente. Penso che ci nasci, se hai voglia di migliorare ogni giorno alla fine ci arrivi”.
Tre allenatori alla Lazio: Pioli, Inzaghi, Sarri. Ci sveli qualche curiosità?
“Sono tre allenatori molto diversi. Ognuno ha le sue virtù e i suoi difetti. Ma sono tre grandissimi allenatori, che hanno fatto bene durante la loro carriera. Qualcuno allena da molto, altri da poco. Pensando a Sarri, si vede da tutto quello che ha vinto al Chelsea e alla Juve. Pioli e Inzaghi anche stanno facendo bene. Sono grandi allenatori che ogni giorno imparano di più rendono migliore il calcio italiano”.
A chi ti senti di dire grazie, a qualcuno o a te stesso?
“Mi piace essere grato alle persone che mi hanno aiutato. Ringrazio chiunque abbia perso il suo tempo per farmi imparare. Ma anche a me stesso, la mia carriera è fatta di sforzi quotidiani. Non mi piace parare bene di me, ma penso di dover dire che a mia carriera non è stata semplice. Forse non sono i calciatore più vistoso a mondo, ma ho voluto imparare ogni giorno sforzandomi a migliorare in tutto. Penso di essere oggi molto completo, anche grazie a questa mia voglia di migliorare ogni giorno. Mai mollare”.
Sette, come una data. Quella del primo gol in Serie A. Te lo ricordi?
“Sì sì, me lo ricordo come fosse ieri. Ho sempre detto che avevo altro da fare rispetto ai gol, ma mi mancava. Poi ho avuto la fortuna di farlo sul campo della Juve, anche se non so se me l’hanno dato, lo ricorderò per tutta la vita. Poi all’Olimpico davanti ai nostri tifosi è stato ancora più bello”.
Il giocatore più forte che ha visto qui?
“Ce ne sono tanti, diversi. Ma penso che nella mia epoca dobbiamo parlare di tre giocatori, Luis Alberto, Milinkovic e Ciro. Hanno fatto la differenza ognuno a suo modo. Penso che siano loro”.
Se vedi il numero 12 a cosa pensi?
“Ai tifosi. Penso che siano il nostro giocatore numero 12. Quando sono all’Olimpico e cantano vengono i brividi perché senti di avere qualcosa in più rispetto agli avversari. Quest’anno avremo bisogno di loro, speriamo continuino a darci il loro sostegno come hanno sempre fatto”.
Per Patric cosa è diventata la Lazio?
“Un amore. La verità è che già dal primo momento, anche quando non giocavo, ho sentito qualcosa di particolare. Quando sono stato in dubbio se partire o meno perché forse avrei potuto giocatore di più per me è stato facile scegliere. Alla fine penso che quando c’è l’amore per una magia è facile scegliere. C’è qualcosa a livello di attaccamento personale con questo popolo e con la Lazio. Mi sento bene e sento qualcosa di diverso”.
Hai un sogno?
“I sogni ci sono sempre. Come dicevo prima il voler migliorare ogni giorno impone di alzare sempre di più l’asticella. Se l’anno scorso siamo arrivati secondi, il sogno è sempre arrivare là”.
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