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QDL – Luca Berrettini “Vedere Matteo al Quirinale un grande orgoglio”

Berrettini e Chiellini con Sergio Mattarella

Le parole di Luca Berrettini, papà di Matteo, per Quelli della Libertà, in onda ogni sera dalle 18:30 alle 20:00 su CittacelesteTV e Radiosei

redazionecittaceleste

È intervenuto ai microfoni di Quelli della Libertà, in onda su Cittaceleste TV e RadioseiLuca Berrettini, papà di Matteo. Nel corso dell’intervento ha ripercorso l’avventura del figlio a Wimbledon, che l’ha visto arrendersi solo in finale di fronte a Djokovic. Di seguito le sue parole.

 Berrettini e Djokovic a Wimbledon

Su Wimbledon

Vederlo al Quirinale e poi da Draghi è stato un grande orgoglio, ho pensato di aver cresciuto un ragazzo bravo anche fuori dal campo da tennis. Credo sia importante anche ciò che fai fuori dal campo, ora tutti hanno un mental coach, ma in Italia Matteo e Jacopo sono stati tra i primi ad averlo. Dopo la partita Djokovic gli ha detto che era preoccupato, ovviamente per quanto possibile, perché Matteo è uno di quei giocatori che può metterlo in difficoltà durante la partita. Poi Djokovic rimane un marziano. Noi ce l’abbiamo messa tutta per essere presenti senza diventare invadenti. A quei livelli basta un dettaglio che non va bene e salta tutto. Il giorno prima della finale aveva fatto la sua centesima partita in tutti i tornei ATP, se non sbaglio Djokovic era alla centesima partita solo a Wimbledon”.

La giornata tipo di Matteo

Dipende se è in torneo o meno. Se è in torneo, risveglio muscolare di una mezz’oretta, poi un po’ di allenamento fisico, un’ora e mezza o due di tennis e poi ancora stretching. Se poi non ha la fisioterapia mangia e poi altri due allenamenti, uno atletico e uno sulla tecnica. Nei momenti di preparazione è ogni giorno così. Poi ci sono i periodi di scarico e cambia la routine

Ho sempre seguito molto Matteo. A otto-nove anni ha smesso con il tennis e ha fatto judo. Se non sbaglio è diventato cintura verde. Poi Jacopo, il fratello, l’ha convinto a tornare a giocare a tennis. Forse quello l’ha aiutato, magari per la coordinazione. Jacopo in un certo senso era il predestinato, come risultati era quello che andava meglio. È nato davvero con la raccheta in mano, da piccolo sembrava più portato. E comunque ancora oggi gioca benissimo. Nello sport poi sono i dettagli a fare la differenza, ma io sfido chiunque a vedere due grandi giocatori che si allenano e capire chi è più forte dei due”.