Sarà protagonista questa sera nella città che, per sua stessa ammissione, rappresenta un momento centrale della sua vita Beppe Signori. L'ex attaccante biancoceleste presenterà questa sera al Floating Theatre del Laghetto di Villa Ada, alle ore 20.30, il suo documentario Fuorigioco - Una storia di vita e di sport. Una produzione con cui Signori vuole raccontare i dieci difficilissimi anni di processi per un'accusa di calcio scommesse poi rivelatasi infondata. Con l'occasione, allora, Signori ha concesso una lunghissima intervista alle colonne della Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole.
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Signori: “Voglio ripartire: no offerte, ho un progetto. Lazio a misura di Sarri”
Ha ancora fiducia nella giustizia?
“Sì, altrimenti non avrei rifiutato il patteggiamento prima e la prescrizione poi. Non avevo fatto niente e alla fine sono stato assolto. Il messaggio che voglio lanciare è proprio questo: se sei innocente vai avanti, con coraggio, senza compromessi. Il problema nel mio caso sono state le tempistiche, l’udienza preliminare c’è stata solo nel 2016, dopo 5 anni di nulla. Ho assistito a un ping pong burocratico solo per fare andare il caso in prescrizione, perché non c’era niente per condannarmi. E poi un pm non può andare in prepensionamento prima della fine di un processo mediatico così importante (si riferisce a Roberto Di Martino, ndr)!
Se sbagli paghi, come avrei pagato io se fossi stato colpevole. Dieci anni... Sono tanti, troppi, persi ingiustamente. E l’aspetto economico? Ho speso tantissimi soldi per un processo che ho vinto e non mi viene risarcito niente. Per non parlare del lato psicologico: io mi metto nei panni di chi è innocente e si ritrova a pensare ad ammazzarsi. Ci si arriva, ve lo assicuro. Io fortunatamente ero ben strutturato, ma non uscivo più di casa per la vergogna. Ma di cosa mi dovevo vergognare? Eppure subentra questo stato d’animo. È stata davvero tanto dura”.
Come ha passato questo anno abbondante dopo l’assoluzione?
“Ho cercato di riprendere in mano la mia vita e ritrovare con mia moglie e i miei figli un po’ di serenità. Fortunatamente gli amici, quelli veri, mi sono sempre stati vicino, dopo dieci anni li ho ritrovati tutti e sono stato contento che molti di loro siano intervenuti in questo docufilm, da Rambaudi a Baiano, Casiraghi e Pagliuca, così come Zoff, Sacchi, Zeman e tanti altre persone che mi conoscono. Fare una telefonata è una cosa, metterci la faccia in un lavoro del genere non era così semplice”.
Nessuna offerta di lavoro?
“Zero assoluto, nonostante abbia conseguito il patentino di allenatore a Coverciano nel 2010. Purtroppo in Italia siamo tutti moralisti e anche se vieni assolto ti rimane addosso un alone, resti quello che scommetteva e vendeva le partite. Ma io lo sapevo... Il mondo del calcio è comunque a sé, quando ne sei fuori per una motivazione come la mia c’è molta paura a farti rientrare, forse in qualche modo do fastidio”.
Neanche in qualche settore giovanile?
“Purtroppo no e io accetterei qualsiasi proposta con entusiasmo, mica pretendo la Serie A! E di certo non guarderei l’aspetto economico”.
Adesso che cosa sta facendo?
“Mi sto organizzando per aprire la mia accademia, la Signori 188, che sono i gol che ho fatto in Serie A. Era una cosa che avevo lì nel cassetto, se non fossi riuscito a trovare una squadra. Non voglio stare ancora fermo, ora basta”.
Quali cicatrici le ha lasciato questa vicenda?
“La più grande è la paura del suono del campanello, mi riporta a quella mattina del 2001 in cui mi vennero a prendermi. Io e mia moglie ancora soffriamo, credo non andrà via facilmente”.
Ne parlerà anche stasera a Roma nell’incontro che anticipa la proiezione del docufilm.
“Questa città resterà sempre centrale nella mia vita, l’esperienza con la Lazio è stata fondamentale, in biancoceleste mi sono consacrato come giocatore, sono stato tre volte capocannoniere, anche se la vittoria più bella sono stati i tifosi scesi in piazza per non farmi andare via. Per me vale dieci scudetti”.
Cosa pensa della Lazio di oggi?
“Quest’anno è stata fatta una squadra su misura per Sarri, è in crescita e come abbiamo visto venerdì sera contro l’Inter sono certo potrà dare fastidio alle tre-quattro potenze del campionato. L’obiettivo è l’ingresso in Champions League”.
Ha parlato di tre-quattro potenze: immaginiamo che le tre siano Milan, Inter e Juve, la quarta è il Napoli?
“Direi di sì, con Lazio e Roma subito dietro. Sono quelle le squadre che lotteranno per il titolo, anche se sarà un campionato diverso da sempre in cui è impossibile fare pronostici perché c’è il Mondiale che in qualche modo, e lo dico tra virgolette, può falsarne l’esito. Alcuni club avranno tanti nazionali fuori, ma pure chi ne ‘conserverà’ di più li riavrà al meglio della condizione dopo due mesi senza gare. Staremo a vedere…”.
Tra i rinforzi delle big, chi pensa potrà fare la differenza?
“Parlano molto bene di De Ketelaere, ma è tanto giovane, bisogna capire come si inserirà nel nostro campionato. Poi i soliti noti, da Lukaku a Di Maria e Dybala. E Kvaratskhelia potrebbe essere la vera sorpresa: il Napoli ci ha visto molto, molto ma molto bene e prima di tutti”.
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