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Lazio News – Amerigo Sarri racconta il figlio: “Era allenatore sin da piccolo“

redazionecittaceleste

In un'intervista al Corriere della Sera, il padre del tecnico laziale svela numerosi aneddoti sull'attuale tecnico biancoceleste

Alla Lazio servirà una volata vincente per conquistare l’Europa League. Nelle ultime cinque partite, i biancocelesti dovranno cercare in ogni modo di superare la Roma, e reggere il confronto con Fiorentina e Atalanta. Un’impresa non semplice, in ogni modo fattibile. Per trovare lo sprint vincente a ridosso del traguardo, l’allenatore della Lazio potrebbe chiedere consiglio al padre Amerigo, ciclista professionista e ancora oggi appassionato di ciclismo. “Anche Maurizio avrebbe potuto essere un buon ciclista - ammette il babbo del tecnico laziale sulle pagine del Corsera - Forte in pianura, velocissimo, predisposto per le salite brevi. Smise da esordiente a 13 anni perché gli amici giocavano a calcio e andò anche lui. C’era la fila dei direttori sportivi che non volevano che smettesse. Arrivò dilettante“.

Maurizio era appassionato di calcio. Ma la passione era l’unico pregio del calciatore. “Come ciclista poteva fare strada - continua Amerigo Sarri - oggi ha una mountain bike, di quelle a pedalata assistita che utilizza per andare nei boschi. Come calciatore… aveva un po’ i piedi per conto loro. Era un difensore, uno spogliatore. Uno che con le buone o le cattive non ti faceva passare. L’allenatore? Aveva questo ruolo nella testa sin da piccolo: metteva in corridoio le figurine dei calciatori e gli faceva fare i passaggi. Quando iniziò a parlare, parlava bergamasco (ride). Sentiva tutti che chiamano i padri “papà” e lo faceva anche lui. “Nun so’ papà, sono babbo”, gli dicevo, perché in Toscana si usa così. Cominciò a chiamarmi “ba-pà”.

”Da bambino mio figlio era per il Napoli - continua Amerigo Sarri - una volta si andò a vedere Fiorentina-Napoli con la 500 targata Firenze. Sull’autostrada i napoletani ci salutavano. All’arrivo mi accorsi che aveva messo dietro un telone “Forza Napoli!”. Si andò in curva con i napoletani, ma la Fiorentina vinse 2-0. Vado orgoglioso di Maurizio, come figliolo. È sempre stato bravissimo. Ha cominciato nella sede centrale della Banca Toscana, poi in Inghilterra, in Lussemburgo, in Olanda. Ma non parliamo mai di calcio, perché io il calcio non lo guardo. Se c’è da dare un po’ di tifo, lo faccio per la Fiorentina. E faccio il tifo per mio figlio”.