L'edizione odierna del Corriere dello Sport mette in luce come il match sia stato condizionato dalle prestazioni dei portieri
redazionecittaceleste
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ROMA - Poteva certamente andare meglio per la Lazio, se solo quel tiro di Milinkovic a tempo scaduto fosse entrato in rete adesso staremmo parlando di apoteosi totale, di primo posto virtualmente agganciato, dando per scontata la vittoria sul Verona. Ma il nodo focale è che sarebbe potuta andare molto peggio, se la migliore Roma della stagione non riesce a battere una Lazio timorosa e decisamente sotto tono, vuol dire che lo stellone biancoceleste quest'anno è più luminoso che mai. La supremazia giallorossa è schiacciante, 22 tiri a 6 per gli uomini di Fonseca, possesso palla vicino al 70% nel primo tempo, ma il calcio, lo sappiamo, non è una scienza esatta e chi dimostra di meritare di più si deve accontentare di un pareggio che, tutto sommato, va bene ad entrambe le compagini.
D'altronde questo derby fa pari e patta con quello dell'andata in cui furono i biancocelesti a dominare in lungo e in largo, colpendo la bellezza di 4 legni. L'edizione odierna del Corriere dello Sport, con il titolo "Il derby di Paperopoli", mette in luce come il risultato finale sia stato condizionato dalle prestazioni dei portieri di Roma e Lazio. Strakosha dimostra ancora una volta che le uscite non sono il suo forte e permette a Dzeko di portare in vantaggio la Lupa, ma l'estremo difensore albanese si riscatta con un paio di interventi da campione sullo stesso centravanti bosniaco. Pau Lopez gioca a ponte ponente ponte pì in occasione del pareggio di Acerbi, il suo intervento con il pugno è tanto scellerato quanto comico.