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Lazio, dopo Salisburgo Inzaghi sa sempre come rialzarsi

Le probabili formazioni di Lazio-Crotone

Non solo la batosta col Bayern. Durante la gestione di Simone altre debacle non hanno sortito nessun contraccolpo psicologico

redazionecittaceleste

ROMA - Nella buona e nella cattiva sorte, la Lazio si stringe. Il giorno dopo la batosta col Bayern, suonano l’immediata riscossa, Reina, Luis Alberto e Immobile. Troppo facile prendersela con i gregari Musacchio e Patric per il loro scivolone. Sono i big i primi a metterci la faccia e a non sottrarsi alle critiche: «Siamo una squadra nel bene e nel male. Dispiace per il risultato, ma questo gruppo non può e non deve mollare». Sicuramente il club più forte del mondo ha ridimensionato ogni ambizione, ma si sapeva che serviva un miracolo per passare. Col 4 a 1 all’Olimpico diventa praticamente un miraggio la successiva qualificazione, al di là dei premi fissati da Lotito (3 milioni) per battere il Bayern. Ostacolo insormontabile, che sul campo fa capire come non sarebbe cambiato nulla con i titolari in difesa Radu e Luiz Felipe, martedì allo stadio ancora in stampelle. Il ko dovrà servire da insegnamento per il futuro in una Champions a tutti i costi da riconquistare. E’ sempre stato questo, dopo il raggiungimento degli ottavi, il principale obiettivo stagionale. E ora guai a farsi sovrastare da un contraccolpo psicologico nelle prossime partite. Nella gestione Inzaghi, la Lazio ha sempre dimostrato di sapersi subito rialzare, ora diventa ancora più importante. Dopo la rimonta in classifica, sarebbe una follia gettare sabato pomeriggio tutto alle ortiche. Dovrà essere bravo pure Simone come nelle precedenti circostanze: qualche senatore ha urgente bisogno di riposare, a Bologna sarà il caso di rivalutare un mercato pieno d’interrogativi, anche perché il tecnico non lo ha saputo appieno valorizzare. Vedi i 30 milioni spesi per Muriqi e Fares, ora sorpassato pure da un Lulic ancora convalescente.

PRECEDENTI

Tutti devono fare mea culpa, ma ogni discorso va rimandato a giugno. Ora bisogna solo riprendersi il quarto posto. Anche perché due scivoloni europei recenti a Inzaghi rievocano un brutto presagio. Dopo le terribili disfatte di Salisburgo e Siviglia, a fine stagione sfumò il sogno Champions. In particolare, tre giorni dopo il 4 a 1 dei Red Bulls del 12 aprile 2018 (ribaltato il 4-2 dell’andata) nei quarti d’Europa League, i biancocelesti pareggiarono 0 a 0 il derby. Quindi arrivarono tre vittorie con Samp, Fiorentina e Torino, ma i pareggi con Atalanta (1-1) e sopratutto Crotone (2-2) distrussero un campionato. Purtroppo se lo ricorda bene Caicedo, ripresosi solo l’anno successivo da un maledetto scavetto. Proprio in quell’annata il 20 febbraio 2019 arrivò pure ai sedicesimi la debacle di Siviglia (2-0), con clamoroso errore di Patric, ironia del destino. Da lì però partì il successo nel derby per 3 a 0 il 2 marzo e sopratutto – in mezzo il pari con la Fiorentina e il 4 a 1 al Parma - quella (0-1) contro l’Inter il 31 marzo a San Siro, ma anche la vittoria in semifinale contro il Milan, che avrebbe portato alla trionfo in Coppa Italia contro l’Atalanta il 15 maggio. Orobici però premiati con la Champions a dispetto della Lazio in campionato.

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INTERROGATIVI

Insomma, la Lazio d’Inzaghi è sempre stata in grado di risollevarsi subito, ma ora anche la società deve fare il suo. Per esempio va chiuso una volta per tutte il discorso rinnovo, altrimenti c’è il rischio che possa anche qui riaprirsi una voragine all’interno. Va dimostrato coi fatti e non solo a parole che questo ciclo non è finito.

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