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—ROMA - Lionello Manfredonia è tornato a parlare della Lazio e del suo passaggio dalla Juventus alla Roma. Ecco le sue parole ai microfoni di Radio2:
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ROMA - Lionello Manfredonia è tornato a parlare della Lazio e del suo passaggio dalla Juventus alla Roma. Ecco le sue parole ai microfoni di Radio2:
"Il mio sogno da ragazzino era giocare con i biancoceleste. Ero al Don Orione e quando vedevo lo Stadio sognavo di esordirci. Con la Lazio ovviamente. Per mia fortuna a diciotto anni ci sono riuscito e a 21 ero in Nazionale. Ringrazio Dio per la fortuna che ho avuto. Roma? Volevo tornare a casa, a Roma, ho accettato l'offerta dei giallorossi ed ho sbagliato. Si spaccò addirittura la Curva Sud. Sicuramente ho un ricordo doloroso. Io pensavo essendo un professionista che le cose andassero bene, il tifo invece ha avuto una reazione negativa, si è scissa la curva, poi le cose sono migliorate. Era difficile vivere la città, ho scontentato entrambe le tifoserie e di questo me ne pento, i laziali ce l'avevano con me e i tifosi della Roma anche. Non ho rispettato il sentimento popolare e me ne pento. Ma il professionista deve giocare dove viene chiamato. Sotto casa non mi hanno mai aspettato, mi contestavano agli allenamenti, sia quando si vinceva che quando si perdeva. Una volta feci gol all'Inter e non andai sotto la curva per esultare, perché mi avevano detto di non andare mai sotto la curva. A Torino c'è un approccio diverso al calcio. Se perdevamo una partita con la Roma o con la Lazio avevamo i tifosi che ci tiravano le pietre, a Torino avevamo solo un gruppo di pensionati che guardavano gli allenamenti. Il calcio senza pubblico mi riporta indietro nel tempo, feci una partita a porte chiuse in Champions col Verona, giocammo al Comunale, Juventus-Verona, senza pubblico togli tutta la passione che c'è nel calcio. Il pubblico aiuta molto i calciatori, la concentrazione la tieni proprio grazie al pubblico, quando non c'è nessuno rischi di perdere la concentrazione, ora infatti ci sono meno gol, i giocatori sono meno concentrati, senza pubblico l'effetto si sente".
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