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Veron: “La Lazio dei miei tempi era preparata per vincere la Champions. Ecco il giocatore in cui mi rivedo…”

Lazio: parla Juan Sebastian Veron

L'ex centrocampista della Lazio, Juan Sebastian Veron, ha raccontato la sua esperienza in biancoceleste ai microfoni di Radio Incontro Olympia

redazionecittaceleste

ROMA - Juan Sebastian Veron, tra i più apprezzati giocatori della Lazio di tutti i tempi, ha parlato ai microfoni di Radio Incontro Olympia intervenendo nella trasmissione "Quelli della Libertà". L'ex biancocelesti ha toccato diversi temi, tra cui la possibilità sfumata della sua Lazio di vincere la Champions League:

"Eriksson è più di un allenatore per me, è quasi un padre. Adesso sono all'Estudiantes de La Plata dove faccio il presidente. Non ho la pazienza di Eriksson per fare l'allenatore. La Lazio la guardo, e mi fa piacere rivedere come la squadra sta girando. Sono felice per il momento che sta attraversando questa grande società. Lì ho ancora amici. Non ho visto l'ultima Lazio-Napoli. Ma la rivedrò per la maglietta celebrativa dei 120 anni. Nel calcio può succedere di tutto, non è detto che non possa reggere questi ritmi fino alla fine. Di certo ci sono squadre come la Juventus, ad esempio, che hanno più esperienza ed una rosa più ampia. I giocatori gioiscono quando le squadre hanno fiducia e continuità nel gioco e nei risultati . La Lazio si sta dimostrando una squadra vera. Vedremo nei prossimi mesi se i biancocelesti avranno questa continuità. La squadra del 2000 era già andata vicino alla scudetto l'anno precedente e quando sono arrivato io i miei compagni avevano già le idee chiare. La rosa era importante e questo è stato fondamentale. Durante l'anno ci furono dei cali, ma nella parte conclusiva del campionato, dove si vede la vera squadra, ci abbiamo creduto. Alla fine quello conta. Inzaghi? Non me l'aspettavo, ma in quell'epoca eravamo tutti giovani, è difficile indovinare i loro profili o cosa faranno in futuro. Simone in questi anni si è preparato. Si è guadagnato la possibilità che gli è stata data. La società ha costruito una buona rosa, questo gli ha permesso di trovare una squadra preparata. Più avanti maturerà ancora. Lazio-Sampdoria? Sarà una partita dura per i biancocelesti, devono confermare ciò che stanno facendo. La Samp ha avuto difficoltà e vorrà fare risultato. Mi aspetto una partita dura. Eriksson? Scelse la Lazio per il sole! - ha detto scherzando l'ex centrocampista biancoceleste - Correa? L'ho visto crescere e ho giocato un anno con lui, lo conosco bene. Può diventare ancora più giocatore di quanto non sia già. Ha qualità ed è intelligente, dipende da lui dove vuole arrivare. Come è successo a me, la Lazio può dargli gli strumenti per essere ancora più forte. La partita a Bari contro l'Inter? Mi ricordo di non aver giocato per un infortunio. Quell'anno la squadra poteva vincere di nuovo lo scudetto. Darei tanto pur di ripercorrere gli anni d'oro, ma chi non lo farebbe? Eravamo un bel gruppo, la società ci mise tutti a nostro agio. Al mister venne dato il massimo per vincere lo scudetto. Non eravamo uno spogliatoio facile da gestire, ma mister Eriksson era la persona più adatta. In campo c'erano tanti giocatori capaci di risolvere la situazione. Complimenti al mister per come ha gestito lo spogliatoio. Diede un'immagine giusta della società. Ci dava consigli e ci riprendeva quando necessario. Fu saggio in questo. Vedeva più avanti di noi, e credo che ciò fu una chiave. Un giocatore nella Lazio di oggi che mi somiglia? Difficile da dire, ma Luis Alberto mi piace. Non gioca in una sola parte del campo, il mister è stato intelligente nell'adattarlo. Allo spagnolo lo trovi in ogni parte del campo. Non dà punti di riferimento, questo era il mio forte. Il goal più bello? Oltre alla punizione alla Roma ne ricordo uno al Valencia, dove segnai da metà campo. Purtroppo sul loro campo li affrontammo senza Nesta e Mihajlovic. Il rimpianto più grande con quella squadra fu la Champions League. Eravamo allestiti per lottare su tutti i fronti, ci andammo vicino ma non riuscimmo a raggiungere l'obiettivo. Ogni tanto succede che il cambio dell'allenatore smuove l'ambiente. Ma sono cose che non si possono sapere. Non è detto che se Eriksson fosse andato via prima avremmo ottenuto risultati diversi. Il gruppo meritava continuità, ma il mister andò in nazionale e qualcosa è mancato anche a noi. Qui all'Estudiantes ci sono giocatori molto giovani e promettenti che fra un anno potrebbero già essere pronti per un club come la Lazio. La prossima estate c'è l'Under 23 che si giocherà le Olimpiadi. Bisognerebbe seguirli e guardarli un po'".