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Ulivieri: “Ronaldo non ha avuto problemi di adattamento”

Cristiano Ronaldo, ala della Juventus.

ROMA – Cristiano Ronaldo è sulla bocca di tutti, e come potrebbe essere altrimenti per un giocatore di quel calibro? Anche il presidente dell’Assoallenatori Renzo Ulivieri, intervenuto ai microfoni di Tuttomercatoweb.com al termine...

redazionecittaceleste

ROMA - Cristiano Ronaldo è sulla bocca di tutti, e come potrebbe essere altrimenti per un giocatore di quel calibro?

Anche il presidente dell'Assoallenatori Renzo Ulivieri, intervenuto ai microfoni di Tuttomercatoweb.com al termine della presentazione dell'album Panini, ha parlato di lui e di diversi tecnici italiani. Queste le sue dichiarazioni: "I nostri allenatori sono importanti, lo dicono i fatti. In Italia ma anche quando vanno all'estero. La Serie A è difficilissima sul piano tattico ma anche in B, C e nel calcio dilettantistico c'è una evoluzione tattica importantissima. I nostri mister fanno bene all'estero, fanno scuola e vincono anche i campionati".

Allegri ha mostrato di essere un grandissimo allenatore. Può essere quello giusto per la Champions?

"Lo spero. Al di là del tifo, una vittoria della Juve in Champions vorrebbe dire essere un fiore all'occhiello per tutto il nostro mondo. Max sta facendo bene da anni, ha vinto campionati ma sta crescendo anche in Europa. Oggi sembra che la squadra sia matura. Ci sono dei momenti e gli episodi che possono determinare il cammino continentale, ma la Juve può lottare insieme a 4-5 formazioni europee".

Sorpreso dall'impatto di Cristiano Ronaldo in Serie A?

"Ha delle particolarità, la sua risorsa è nel liberare il tiro. Platini impiegò sei mesi per adattarsi, come lui tanti altri per capire il nostro calcio. CR7 è nella parte finale della carriera, non sembra avere questi problemi".

Ancelotti pronto a fermarsi in caso di cori razzisti. Che ne pensa?

"In linea di massima sono d'accordo con lui, però quando si ferma una partita è una sconfitta per tutti. Non possiamo decidere noi, perché altrimenti la gara è da considerare persa. Le regole sono queste. Sono altri a dover decidere di sospendere la gara, l'arbitro ha altro a cui pensare e non ha la percezione di quanto accade fuori e la percezione dell'ordine pubblico. Altri, invece, hanno strumenti per decidere quanto la situazione sia diventata difficile e particolarmente grave, in quel caso si deve anche interrompere. Ripeto, l'interruzione è sempre una sconfitta per tutti".

Il modello della Thatcher è replicabile qui da noi?

"Ci vorrà tempo a cambiare, sono regole che ci siamo dati e non siamo stati capaci di rispettare. Bisogna riappropriarsi delle nostre capacità di cittadini, altrimenti sarà difficile. Il passaggio può essere anche a quello inglese, ma ci credo poco. Bisogna convincersi che allo stadio si va per vedere la gara, fuori lo stadio un agguato rappresenta un crimine e si risponde sul piano penale. Alle leghe e alla Federazione spetta far funzionare meglio le cose all'interno degli stadi, su questo possiamo riuscirci".