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Crotone-Lazio, il meglio ed il peggio: multiforme Parolo e intramontabile Acerbi. Nessun flop?
Il meglio ed il peggio di Crotone-Lazio
IMMOBILE - Riecco il Re, evviva, evviva, evviva. Crotone sembra una piscina e lui si tuffa a pesce sul lancio lungo, gol di testa di meravigliosa bellezza. Adani dice che ha ricordato Vieri, ed è vero. Esultanza polemica, lui nega, chissà. Se polemica sia, non ti biasimiamo mica Ciro. La verità è che si è parlato talmente tanto di cose extra campo, che alla fine è quel che conta è solo la prestazione: bella, grintosa, determinante, timbrata alla sua maniera. Con il gol. Che sollievo, laziali!
PAROLO - Cantami, o musa, del multiforme Parolo. Dopo aver viaggiato in lungo ed in largo in ogni posizione di campo, Marco torna nel suo ruolo naturale e si distingue con una prestazione maiuscola. Condita dall'assist per il gol di Immobile, quello che ha sbloccato il match. Lancio dalla trequarti a scavalcare la difesa, roba degna del miglior Milinkovic che ieri era chiamato a sostituire. Poco dopo, sfiora anche il gol. 45' minuti da tuttocampista.
ACERBI - Torna al centro e si vede bene come sia questa, la sua posizione naturale. Oggi non offende ma offre un contributo dietro straordinario e decisivo: anticipa ogni mossa degli attaccanti del Crotone, inibendo tutto il parco offensivo di Stroppa. Partita meravigliosa che conferma un dato, ormai, di fatto: Ace è il miglior difensore italiano. In questo momento.
Crotone-Lazio, il peggio
Nessuno ha giocato così male, ieri. Però, se si volesse trovare il pelo nell'uovo...
FARES - L'ex Spal è ancora timido, troppo timido. Sfiora il gol di testa ma è l'unico lampo offerto in 45 minuti normali, troppo normali. Inzaghi ci lavorerà, ha bisogno di un treno sul binario mancino.
CAICEDO - Viene imbeccato da Luis Alberto, si trova davanti a Cordaz e va imbambola sul da farsi. Forse, per un attimo, ha visto come se la veste dei fantasmi del passato cadendo lasciasse il quadro immacolato. L'Enzo Scida non gli porta bene. Ma poco male. È Amami o faccio un Caicedo, lo stesso. Quello sempre.
(Articolo di Giovanni Manco)
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