ROMA – E' questa la strada giusta e Inzaghi la insegue con la schiena dritta. Ha ritrovato coraggio, adesso deve ritrovare insieme alla squadra la “vecchia” filosofia. Quella che nella scorsa stagione aveva porta sulla retta via
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Lazio, 14 punti in meno rispetto allo scorso anno. Blocco psicologico con le big
La Lazio vista contro contro la Juve è sulla strada giusta, ma bisogna tornare a segnare più di quanto si subisce. Sperando che la malattia negli scontri diretti non diventi cronica
Tranne i cambi (anche questi nel finale sbagliato, ma la panchina è quello che è), stavolta Inzaghi azzecca tutto. Parolo esterno lo ripaga (12 km percorsi) in maniera commovente, Leiva a centrocampo torna gigante. Deve però ringraziare anche l'aiuto prezioso di Milinkovic, pronto a sacrificarsi da mediano puro (12 palloni recuperati, 75 tocchi di palla) per far reggere alla Lazio tutto quel peso offensivo. A dire il vero, in ripiegamento, fa tanto anche Luis Alberto. Correa è devastante coi dribbling e, insieme allo spagnolo, con l'ultimo passaggio. Ma com'è possibile che questo maledetto pallone poi vada così poco dentro? Aumenta ancora la distanza fra i gol segnati nella scorsa stagione (56) e in quella attuale (30). Ne mancano quasi la metà, avete capito perché la Lazio ha 14 punti in meno delle scorsa stagione ed è settima? Non basta la fantasia al potere, non basta Immobile. Ecco perché in attacco era un dovere intervenire se la filosofia biancoceleste era quella di segnare più di quanto si subisce. La società invece ha preferito tenere Caicedo e ancora medita sulle evidenti lacune dietro a destra. Stavolta c'è da dir poco (anche per le reti incassate sono praticamente le stesse dell'anno scorso) alla difesa , tranne a Strakosha nella solita respinta corta su Dybala. E' vero, Bastos si fa superare ben due volte da Bernareschi, ma sino all'80' era stato sempre sull'attenti. Così come Lulic asfaltato da Cancelo dopo il suo ingresso, nel finale poco lucido perché stanco.
MAL DI BIG
Nel 3-4-2-1 persino Wallace ha retto con qualche affanno, mica era facile tornare dopo anni a manovrare il centro. Inzaghi anche in questo ha avuto coraggio, insistendo con le riserve (diverse senz'altro da quelle bianconere) sul suo modulo. Già dopodomani sera tornerà Acerbi a guidarlo, ma lui stesso giura che non avrebbe saputo fare di meglio: «Ripartiamo da qui, con l'Inter in Coppa Italia ci aspetta una partita importante da vincere». Perché non sarà l'unica cosa che conta, ma con le big in quest'annata la maledizione continua. Ed è il caso, anche a livello psicologico, che per il futuro non diventi una malattia cronica.
Cittaceleste.it
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