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Immobile e la rabbia Nazionale: doppio riscatto contro l’Inter

Immobile

Ciro è tornato dopo aver giocato appena 79' in azzurro. Non aveva segnato contro la squadra milanese il 20 maggio, adesso vuole rifarsi a tutti i costi e centrare la Champions

redazionecittaceleste

ROMA - Notare la differenza. Mancini lo relega in panca, a Formello dopo una settimana non riescono a sopportarne la lontananza: «Ciruzzo, ci manchi, dove sei? Vieni fuori», urla Acerbi in un video su Instagram.

Immobile risponde scherzando, ma neanche troppo: «Leone sto arrivando a farmi coccolare». Ha ancora i brividi, Ciro, della Nazionale. Casa dolce casa laziale. Finalmente il calore della sua famiglia. Immobile ha sentito di nuovo freddo con l'Italia, prima in campo con la Finlandia e poi fuori contro il Liechtenstein mentre Verratti e gli altri festeggiavano la goleada. Ora in azzurro lo ha spodestato persino Quagliarella, non si può trattare così l'ultimo capocannoniere della Serie A. Per lui martedì sera neanche uno spezzone di gara. Per fortuna sorride almeno Inzaghi: alla fine Ciro, in due match di qualificazioni agli Europei, ha giocato appena 79 minuti. Si è riposato per l'Inter e la sfida a Icardi. Ieri pomeriggio è tornato ad allenarsi nel centro sportivo. Ovviamente baci a abbracci coi compagni e il solito sorriso.

PROCESSO

Prosegue il processo Nazionale a Ciro. In realtà nemmeno alla Lazio stava vivendo il suo miglior momento, ma nell'Italia è proprio fuori dal gioco. Mancini vorrebbe un altro tipo di bomber e così l'attaccante partenopeo sembra fuori ruolo. Non solo. Il ct di facciata lo giustifica («Chiunque al suo posto avrebbe fatto fatica»), ma poi con le scelte successive lo pietrifica. A Udine, dopo la splendida azione e l'assist al bacio per Kean, lo ha richiamato in panchina per riprenderlo senza permettergli nemmeno di godersi l'abbraccio della gloria. Immobile, quando è uscito, gli ha comunque dato il cinque con un'espressione di gioia. Perché lui non vuole più fare polemiche, ma è chiaro che poi così si becca altre critiche. Se Ciro gioca spalle alla porta, quasi sempre non la trova. Lui ama rimanere al fianco della palla, la sua migliore amica. Lui deve sentire davvero la fiducia. Per questo alla Lazio è un leader e con l'Italia invece uno qualunque. Per carità, forse anche questo nuove esame azzurro può essergli utile per crescere e persino per riflettere.

LEADER

Siamo quasi al Ciro di boa. A Roma giocano tutti per lui che finalizza, Immobile deve ragionare su quest'aspetto per il resto della sua vita. Visto che si continua a vociferare di un suo possibile ritorno a Napoli a giugno, lì sì che rischierebbe d'essere un numero. Alla Lazio è amato, decide lui se giocare, nessuno lo ha mai discusso. Viene adorato, servito e riverito perché poi trasforma quasi ogni pallone in oro. Non siamo ai fasti dell'anno scorso, ma i numeri fanno capire quanto sia prezioso: in 3 anni, su 16 partite senza di lui, i biancocelesti hanno raccolto 5 vittorie, 5 pareggi e 6 sconfitte. Il bomber nelle prossime 12 gare è pronto a correre il doppio. Aveva segnato nel derby (su rigore) da subentrato e poi nell'1 a 1 contro la Fiorentina prima di finire ai box col Parma per la squalifica. Aveva vissuto più di un mese d'astinenza dopo il gol siglato proprio con l'Inter, il 31 gennaio, nei supplementari di Coppa. Immobile ora non molla, piuttosto raddoppia. Anzi, dopo la Nazionale, deve pure incanalare verso la rete tutta la sua rabbia. E' a quota 17 centri stagionali, lontano dai 40 del 2017/18, ma da fine marzo in poi ne segnò ben otto. Purtroppo non timbrò il cartellino per la Champions all'ultima giornata contro l'Inter del 20 maggio. Insomma, a San Siro serve il doppio riscatto.

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