ROMA – C'è una giustizia divina e premia la Lazio in Coppa Italia all'ultimo rigore. Sulla scia della Juve, la squadra biancocelesre mette tutta la grinta contro l'Inter, ma non trova il gol nei 90'. Però merita e stavolta vince.
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Passa in parte il mal di gol e così anche il mal di big
Tante le occasioni sciupate ieri dalla Lazio, che trova la rete soltanto nel recupero con Immobile. Rigori alla fine decisivi
I fantasmi dell'ultimo grande match di campionato si erano addensati ieri sera su San Siro. Questo il computo dei tiri: 14 per i biancocelesti, 13 per i nerazzurri. Più precisi Immobile e compagni, con 10 tentativi nello specchio della porta, solo la metà quelli dell’Inter (5). Ancora una volta tante, troppe occasioni biancocelesti (11 da gol contro le 6 nerazzurre) non sfruttare. Da Luis Alberto, Milinkovic, Correa e in ultimo soprattutto da Caicedo subentrato. Persino da Immobile ha sciupato tanto, pur essendo ovunque indemoniato: ha ingaggiato da inizio gara un duello personale con Handanovic, ma alla fine con un tocco sporco l'ha battuto. Il portiere nerazzurro è stato costretto più volte a interventi super: sono 9 le parate effettuate dall’estremo difensore della squadra di casa, solo 4 quelle di Strakosha. Guarda caso, passa il mal di gol e così anche il mal di big, per la prima volta in questa stagione. Anche se a suggellare il successo è un rigore. Bisognava battere l'Inter anche per una questione psicologica. Era fondamentale anche per il proseguo del campionato. Con questa grinta si può andare lontano: 26 i palloni recuperati dalla Lazio, 19 dall’Inter. Leiva (10 palloni recuperati) il solito gigante in mezzo al campo, quindi l'acquisto nerazzurro (a gennaio di due anni fa poteva sbarcare a Milano) più rimpianto.
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