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—ROMA- Il Consiglio Federale ha deciso che si tornerà a giocare, ma l'AIC, tramite le parole del suo presidente Damiano Tommasi ai microfoni dell'ANSA, ha voluto chiarire alcuni punti: "Siamo di fronte ad una situazione eccezionale, ma si prova a risolverla come al solito, provando a scaricare il problema sugli altri e cercando di fregarli. Questa cosa mi preoccupa. Il calcio chiede soldi al Governo lamentando buchi, esige il saldo dalle tv perché si gioca, non paga i calciatori quando sono in lockdown e poi dice che si va in campo con la possibilità di pagare un solo mese di stipendio su 5: vi pare una logica di sistema? Vi pare che facciamo tutti parte dello stesso business? O che siamo tutti sulla stessa barca? Però l’opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare. C’è chi in questi giorni sta davvero in difficoltà, e la gente pensa ai grandi ingaggi: ma il problema è della maggioranza che vive di calcio, non della parte, minoritaria, che si arricchisce. Nelle serie minori ci sono giocatori convocati fuori sede, si devono pagare l’affitto ma hanno certezza di un solo stipendio, magari al minimo: non mi stupirei se non andassero, ragionando al fatto che i primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati. Il calciatore è colui che rischia in prima persona, andando in campo, e si scarica su di lui tutto il peso di questa crisi. Se vogliono questo, non dicano poi che salvano il calcio".