ROMA - E' stato un piccolo grande scandalo quello delle microspie ”ritrovate” per caso negli uffici della Regione Lazio, nel marzo 2011, quando la giunta di Renata Polverini si era insediata da appena un anno. Solo ora viene fuori che quelle cimici mostrate ai fotografi dalla governatrice provenivano dalla procura di Velletri, che aveva avviato l'inchiesta sui rifiuti poi trasferita a Roma. E che per capire cosa stesse accadendo e far bonificare il suo ufficio, Luca Fegatelli, allora direttore del dipartimento territorio, si era preoccupato di chiamare persino il patron della Lazio Claudio Lotito, titolare anche della società di vigilanza Roma Union Security.
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Scandalo rifiuti, cimice in Regione per incastrare la talpa di Cerroni. Lotito…
ROMA - E' stato un piccolo grande scandalo quello delle microspie ”ritrovate” per caso negli uffici della Regione Lazio, nel marzo 2011, quando la giunta di Renata Polverini si era insediata da appena un anno. Solo ora viene fuori che...
LA TALPA - La telefonata è del 21 marzo. Fegatelli: «Ti posso fare una domanda, ma perché di notte circola un sacco di gente qua dentro?»; Lotito: «Chi? Te lo giuro, non so un cazzo, spiegami spiegami»; Fegatelli: «Mi dicono che venerdì sono venuti ... già sono venuti un'altra volta»; Lotito: «Ma chi ti ha detto ste cose...»; Fegatelli: «Eh io ci ho amici»; Lotito: «Ma chi!!!?”; Fegatelli: «Questo non te lo so dire chi, so che sono stati chiusi dentro una stanza»; Lotito: «Le forze dell'ordine sono state»; Fegatelli: «Non credo... perché conosciamo le bande»; Lotito: «Perché scusa è sicuro...sei sicuro significa...perché sei sicuro?»; Fegatelli: «Perché chi me lo dice è persona che mi dà tranquillità». Posto che Fegatelli non vuole dire al telefono che sa da dove vengono le microspie, l'autorità giudiziaria contatta immediatamente i dipendenti della società di vigilanza ricordando loro che in questi casi hanno l'obbligo del segreto e rischiano la denuncia. I magistrati, che l’altro giorno hanno ottenuto gli arresti domiciliari per il patron delle discariche Manlio Cerroni e per altre sei persone, appurano che il responsabile delle guardie, tale Andrea Pintori, «riferiva che stava subendo delle pressioni dall’amministratore delegato della società per ottenere informazioni sull’accaduto». Non solo: «personale dipendente veniva contattato da Claudio Lotito per avere notizie certe sugli ultimi avvenimenti poiché lo stesso riferiva di essere stato contattato personalmente dalla Presidente Polverini». Le indagini non sono riuscite a dimostrare con certezza se Fegatelli avesse una talpa nella procura di Velletri, perché nelle telefonate intercettate nessuno gli conferma l'esistenza dell'indagine a suo carico.GLI INTERROGATORI - Martedì prossimo partiranno gli interrogatori di garanzia. L'avvocato di Cerroni, Bruno Assumma, ha già detto che l'imprenditore ha intenzione di rispondere agli inquirenti ma forse non lo farà quel giorno perché vuole prima studiare «i dieci faldoni dell'inchiesta». Intanto, Mario Marotta, ex direttore generale del settore rifiuti della Regione Lazio scrive al Messaggero per precisare di non essere stato arrestato nel corso delle indagini sui rifiuti, ma di essere «venuto a conoscenza di un’indagine a suo carico per abuso di ufficio in relazione ad un ipotesi di trasferimento di un dirigente ad altro ufficio per presunti motivi punitivi che nulla ha a che fare con i fatti per i quali ad altri soggetti vengono contestati i reati di cui la stampa si sta interessando». Quanto all'ipotesi dell'apertura della discarica transitoria a Monti dell'Ortaccio, Marotta precisa di essere stato contrario e di averlo dimostrato con «fatti, atti e dichiarazioni», tanto da aver «volontariamente rassegnato le dimissioni da Direttore Regionale per non trovarsi a dover collaborare, per dovere d’ufficio, nella realizzazione di iniziative non condivise». (Ilmessaggero.it)
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