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BALDE ESTERNO – Pioli, Keita è la tua arma a sinistra!

Keita
La sua corsa sciolta ed elegante può essere una marcia in più per la Lazio di questa stagione

redazionecittaceleste

- di Andrea Colacione / ROMA - In una Lazio che si è espressa tra luci ed ombre, ma che alla fine ha portato a casa una vittoria convincente contro un’avversaria alla sua portata, a parte il match-winner Matri che ha esordito con una doppietta decisiva e che si è giustamente preso tutti i titoli a nove colonne, non va sottovalutata la figura di Keita Baldè, autore di una prova assolutamente maiuscola. L’attaccante spagnolo, di origini senegalesi, in estate aveva  piantato i piedi, stanco del poco utilizzo da parte Pioli ma ora rischia di diventare per la Lazio un autentico valore aggiunto nella corsa ad un posto all’Europa League, che è l’eterno traguardo massimo che si è imposto e che ha imposto a tutto l’ambiente “il ladro di sogni” Lotito.

IL RUOLO - Il match di ieri sera contro l’Udinese ci ha confermato per l’ennesima volta due concetti basilari e cioè che Keita è un assoluto talento ma anche che non è non può fare (perché significa non metterlo a proprio agio) l’attaccante centrale, nonostante il pur bravo mister Pioli sia di parere diverso. Ieri Keita è stato una saetta, una gazzella dal dribbling elegante e dalla corsa sciolta, imprendibile per qualsiasi avversario ma il meglio di sé lo ha dato nella ripresa, quando è entrato Matri: finalmente un attaccante centrale che tanto serviva a questa Lazio, vittima di un presidente che come al solito in estate ha fatto sciopero di quattrini. A Keita ieri è mancato solo il gol, altrimenti per lui sarebbe stata una partita da apoteosi. Nel primo tempo dopo un numero dei suoi (eravamo intorno al 35’) ha servito a Candreva un cioccolatino che però il bravo Antonio non è riuscito a scartare.

E poi come dicevamo, con l’ingresso in campo di Matri, si è sentito finalmente più libero, partendo dalla sua posizione prediletta ed ha dato il via all’azione del primo gol, provocando anche il secondo che poi è arrivato grazie ad una grande giocata dell’ultimo arrivato. In mezzo a ciò, nonostante la pioggia e le pozzanghere, ha dribblato acqua ed avversari con totale disinvoltura, recuperando fiducia e quella gioia di giocare a calcio che è insita nel suo dna.

L'ARMA - La sua corsa sciolta ed elegante può essere una marcia in più per la Lazio di questa stagione che Lotito ha voluto povera e squattrinata come al solito e che rincorre l’ennesima qualificazione in Europa League perché la Champions al “dittatore” provoca l’orticaria. Keita, ora che finalmente ha ritrovato la tranquillità e la fiducia del mister, potrebbe rivelarsi ciò che è stato Felipe Anderson lo scorso anno nel suo periodo più fulgido. Ha gambe leggere, resistenza fisica, inventiva e sa attaccare la profondità come pochi ma non gli si può chiedere di essere lucido come Matri in area di rigore. Lui ad esempio, il primo gol segnato dall’ex milanista, probabilmente lo avrebbe sbagliato ma non gliene possiamo di certo fare una colpa. Keita è un attaccante esterno oppure un’ala e non certamente un centravanti. Lui i gol sporchi non li sa fare: inventa e segna soltanto quelli belli con tiri dalla distanza oppure attaccando la profondità  sia con improvvisi tagli centrali che chiedendo l’uno due al compagno. Ma deve sempre partire da sinistra: non è certamente uno che può stare fermo in area ad aspettare il pallone o che può fare le sponde per i compagni. Il resto lo deve fare lui, dimostrando di esser maturato in campo (attraverso un rendimento continuo) e fuori (evitando certe stupidaggini che in passato gli hanno rallentato il processo di crescita).

IL LIMITE - A vent’anni si può sbagliare ma ad un certo punto bisogna mettere la testa a posto, soprattutto se si è in possesso di un talento smisurato: proprio come lui. Keita è un gioiello che va custodito bene per poterlo veder brillare a lungo e che andrebbe valorizzato per la Lazio e non per qualcun altro. Ma quando ci sta di mezzo Lotito è lecito chiedersi se i tifosi potranno goderselo ancora a lungo perché al patron biancoceleste interessano solo i soldi e non guarda certamente ai sentimenti. La sua bottega è molto cara ma se arriverà l’offerta giusta, quella pretesa dal “boss” che cosa accadrà? E’ lecito domandarselo sin da ora per poi non dover piangere sul latte versato.