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SASSUOLO vs LAZIO – E quel rigore è finito dal giudice…

SASSUOLO vs LAZIO – E quel rigore è finito  dal giudice… - immagine 1
Palazzi sospetta la simulazione di Cannavaro. Tosel: "Non ho prove"

redazionecittaceleste

ROMA - Il sospetto (forte, molto forte) che Paolo Cannavaro abbia simulato il contatto con Lulic è venuto anche al Procuratore federale, Stefano Palazzi. Tanto che ieri ha inviato una mail (poco prima di mezzogiorno) all’ufficio del Giudice sportivo Gianpaolo Tosel, segnalando l’episodio avvenuto in avvio di partita e che ha portato al grossolano errore dell’arbitro Guida e dell’addizionale (decisiva la sua “dritta”, se così si può dire) Cervellera. Il rigore concesso con grandissima generosità (quasi un gentile cadeau) al Sassuolo, e che ha condizionato l’intera partita, è passato al vaglio degli organi giudicanti della Lega, dato che è prevista la prova tv per la «evidente simulazione dalla quale scaturisce l’assegnazione del calcio di rigore» (art. 35 Codice di Giustizia sportiva). Tosel, dopo aver visionato da quattro angolature diverse (in base alle immagini messe a disposizione da Infront), nonostante abbia avuto lo stesso dubbio (e non è detto lo abbia risolto, da sportivo), non ha avuto fra le mani (da giudice) la prova “ogni ragionevole dubbio”, assolvendo il giocatore del Sassuolo “solo” per “insufficienza di prove” (trattandosi dell’ex Procuratore capo della Procura della Repubblica di Udine, la terminologia viene spontanea). Ma leggendo tra le pieghe il suo comunicato, qualcosa si percepisce.

L’analisi. Tosel ha analizzato le immagini che già domenica sono state vivisezionate. Il presunto contatto fra Cannavaro e Lulic, il difensore neroverde che continua la sua corsa, poggia a terra il piede sinistro, fa per portare avanti il destro e finisce per cadere sulla gamba d’appoggio già a terra, con Lulic lontano un metro e mezzo. Una dinamica che - sottolinea il Corriere dello Sport - un arbitro avrebbe potuto analizzare e risolvere (in maniera diversa, ovvio) subito, ma che non può trovare applicazione “forense”. Il giudice sportivo friulano ha cercato una prova in entrambi i casi: sia per dimostrare la simulazione, sia per dimostrare la bontà della decisione assunta. Un buco nell’acqua, in entrambi i casi. Scrive Tosel come non ci siano «immagini idonee ad esprimere un sicuro giudizio, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, circa l’effettivo contatto tra il piede sinistro del calciatore laziale ed il piede sinistro del calciatore sassuolese e circa l’idoneità di tale eventuale contatto a determinare comunque quella caduta, che indusse l’Arbitro alla concessione del calcio di rigore». Troppa «incertezza» per comminare due giornate di squalifica (la sanzione minima per chi simula e ottiene un rigore) a Cannavaro «circa l’ipotizzabile simulazione». Quando le parole hanno un senso...

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