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Arijon Ibrahimovic è stato - e lo sarà ancora almeno al 30 giugno prossimo - un vero e proprio rebus per la Lazio. Il fantasista classe 2005, di proprietà del Bayern Monaco, è stato l'oggetto misterioso della stagione biancoceleste. Fu il primo acquisto di Fabiani nella sessione invernale di calciomercato, poi l'impiego col contagocce. Baroni, evidentemente, non è stato convinto appieno dal suo arrivo e, nonostante le qualità tecniche e il talento del tedesco, non ha trovato tempi e modi per inserirlo dovutamente.
Un feedback, quello del minutaggio, che ha espresso un verdetto chiaro e inequivocabile. L'apporto di Ibrahimovic è stato deficitario, perlopiù nullo. La Lazio riserva sul calciatore un diritto di riscatto, da esercitare entro metà giugno, pari a otto milioni di euro da corrispondere al club bavarese, che manterrebbe una percentuale sull'eventuale futura rivendita pari al 20% e un diritto di controriscatto pari a venticinque milioni di euro.
Il suo riscatto è in ballo da tempo, addirittura dal doppio confronto di Europa League contro il Viktoria Plzen agli ottavi di finale della competizione datato marzo scorso. Lì arrivò il primo incontro interlocutorio per comprendere le sorti che avrebbero atteso l'ex Frosinone. Baroni si era rivelato fiducioso sui suoi mezzi tecnici, salvo poi utilizzarlo per un totale di appena venti minuti di gioco. La Lazio, dal canto suo, ha già fatto intuire che il riscatto è un'opzione improbabile. Nulla di definito, ma è difficile credere all'ipotesi di un riscatto, per Ibrahimovic, che non ha trovato motivazioni dentro e fuori dal campo.
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