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RIVIVI IL LIVE – Convegno Lazio, Bullismo e Cyberbullismo: le parole dei protagonisti
Termina qui il convegno.
Anche l'ex calciatore biancoceleste Guglielmo Stendardo prende parola dal palco: “Questa lodevole iniziativa dimostra tutta la sensibilità della dottoressa Mezzaroma nei confronti di un tema importantissimo. Ho avuto la fortuna di giocare a calcio, nella Lazio, ringrazio il presidente Lotito che mi ha dato questa opportunità. Sono avvocato, faccio l’allenatore: nella vita è importante diversificare. Giocare a calcio senza avere altre ambizioni credo non vada bene. Nel mio percorso spesso ho avuto momenti meno belli. In quei momenti meno belli lo studio, la cultura e l’istruzione mi hanno aiutato tantissimo. Il calcio è un contratto di lavoro a tempo determinato, la cultura invece nessun potrà mai portarla via. Il bullismo è violenza, a volte fisica e altre verbale. È configurato come un reato proprio. Serve fare attenzione, soprattutto al web. La conoscenza è l’unica cosa che mai nessuno potrà portare via. Mai abbandonare lo studio: l’uomo più sa e più può. Dobbiamo essere degni di vivere intensamente il viaggio della vita, la conoscenza è l’unico elemento chiave che ci dà la possibilità di viaggiare con serenità. Fare sport con serenità penso sia la cosa più bella che abbiamo a disposizione”
Sul palco anche l’arbitro Daniele Doveri: “Questi convegni sono gli strumenti principali per combattere bullismo e cyberbullismo. Oggi mi presento non come arbitro di Serie A, ma come presidente della sezione di Roma 1, dove ho circa 800 arbitri che vivono da vicino il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Si tratta di un tema molto sentito tra i nostri giovani. L’arbitro è fondamentale per il calcio: non gioca con una squadra, ma è decisivo per far andare avanti il gioco. Eppure oggi è troppo spesso trasformato in bersaglio anche da genitori, allenatori e dirigenti delle squadre del settore giovanile scolastiche. Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno fatto sì che ogni decisione di un arbitro fosse firmata e potenzialmente criticata. Ma la critica deve essere costruttiva, per capire anche quali difficoltà si possono incontrare nel lavoro di un arbitro. Questa critica è fondamentale e auspicata dal mondo arbitrale, perché regala prospettive e angolazioni diverse, fornendo spunti di crescita fondamentali. Il problema nasce quando adolescenti con personalità in via di definizione ricevono messaggi carichi di odio e violenza, minacce di morte e commenti razzisti e sessisti. Questi messaggi li espongono alla gogna mediatica, senza avere gli strumenti per gestire questi comportamenti vili”.
Prende la parola il capitano della Lazio Women Antonietta Castiello: “Questi eventi non sono mai banali. Più gente ascolta e meglio è. Spesso sentiamo che la vittima di bullismo sia debole, ma il vero debole è il bullo. Chi pensa di dover far sentire l’altro inferiore per sentirsi forte. Ho visto con i miei occhi soprattutto a scuola un gruppo di ragazze prendersela con una ragazza che forse aveva dei problemi, ma interiormente era davvero forte. Sono stata lì, ci ho messo un po’ a capire cosa stesse succedendo, ci siamo ritrovate io e questa ragazza contro tutte le altre: non ho esitato a difendere questa ragazza. Chi è vittima di bullismo non deve avere paura di chiedere aiuto: anche una singola persona può aiutare ad abbandonare certi tunnel. Non chiedo a chi pensa di dover fare il bullo di smettere, sarebbe ipocrita e forse impossibile. Ma chiedo a tutti di mettersi nei panni del prossimo, di dare peso a tutto, anche a cose che possono sembrare futili. Ci tengo a dire che chi è vittima di bullismo non deve avere paura di chiedere aiuto. E chiedo a chi per sentirsi grande e potente ha bisogno di fare il bullo di mettersi nei panni degli altri e capire che per sentirsi grande ci sono tante altre cose, non serve far del male al prossimo. Mister Grassadonia prova sempre a mettere pace in un gruppo composto da tante personalità forte, ma cerca sempre di mediare e di portare tutte sulla stessa linea. Essendo io il capitano provo a non far sentire nessuno inferiore, a prescindere dal cognome o dal minutaggio. Noi, la Lazio, lavoriamo sempre per far sentire chiunque sullo stesso livello. E il mister è molto bravo in questo”.
Prende la parola il direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani. Queste le sue parole: “Non ricordo quello che è accaduto ieri, parliamo dell’argomento di oggi. È una giornata bellissima. La cosa che mi ha colpito da questa mattina, avendo io una bambina di quattordici anni, è aver sentito questi tre ragazzi che hanno dovuto lasciare la scuola. Questa è una sconfitta della nostra società, è una sconfitta per tutti. Si sono dovuti privare di una scuola per cercare e trovare una nuova vita, un nuovo stimolo. Nessuno però ha pensato di andare da quei genitori che facevano parte di quella scuola a chiedere come mai i loro figli si fossero comportati in maniera indegna nei confronti di altri ragazzi. Sono convinto che chi ha subito tutto ciò si realizzerà molto di più di chi ha fatto questi gesti ignobili. La vita mi ha sempre messo di fronte a situazioni molto dure, a undici e dodici anni sono rimasto orfano di padre e madre, vi lascio bene immaginare quante ne ho subite. Ma se oggi mi guardo dietro vedo anche che molti di quei ragazzi che all’epoca mi evitavano sono rimasti al palo mentre io con le mie forze sono arrivato dove sono arrivato oggi. Nella prima vita lavorativa ho fatto un mestiere abbastanza duro, ho iniziato ringraziando le forze dell’ordine perché per circa dieci anni ho indossato una divisa, quella della polizia penitenziaria. Ho fatto servizio a via della Longara, ho visto e affrontato tanti dolori. Dovremmo preoccuparci di come nasce il bullismo. Nasce nelle nostre famiglie, da una non educazione dei genitori. Ci sono problematiche serie, per esempio di droghe. Se i genitori non fanno un’attenta osservazione si arriva al giorno in cui non solo è troppo tardi per intervenire, ma è anche difficile curare. La prima volta in cui sono entrato in un istituto di pena c’era scritto ‘Vigilando redimere’. Significa quello che sto dicendo: la famiglia deve vigilare, prestare attenzione alle deviazioni di questi ragazzi. Siamo noi genitori i primi a dover stare attenti, poi dobbiamo anche ringraziare chi cerca di recuperare le manchevolezze di noi genitori. La mia esperienza mi ha portato a maturare questa ferma convinzione: che tutto parte tra le mura domestiche. Tanti anni fa l’imbecille che andava al bar diceva stupidaggini che rimanevano dentro al bar, oggi queste cose fanno il giro del mondo. Ne è una dimostrazione Alberto Bianchi, al quale ho suggerito di togliersi dai social e oggi fa una vita serena. Sono trent’anni che faccio la mia carriera, mi sono dedicato alla prima squadra ma quando sono arrivato alla Lazio anche al settore giovanile. Abbiamo avuto casi molto spigolosi risolti con gli strumenti che abbiamo a disposizione, senza ferire chi ha anche commesso un atto di bullismo. Si tratta sempre di minori, bisogna prestare attenzione. Ma abbiamo usato quegli strumenti concessi dalla Costituzione e dalle norme federali. Mi auguro che quei genitori abbiano capito il senso della famiglia Lazio e siano intervenuti per andare a curare il problema. Tutti i giorni ci imbattiamo in situazioni più o meno delicate. Abbiamo a che fare con i minori, con cose molto delicate. Scriverei in ogni scuola, ma soprattutto in ogni abitazione, quella frase: ‘Vigilando redimere’. Il soggetto che entra in un istituto va recuperato: spesso chi costrette reati è costretto, si vergogna a chiedere aiuto, è poco appoggiato dalle istituzioni e finisce per commettere qualcosa che anche lui dubitava di fare. Dobbiamo aiutare queste persone con una vigilanza attenta e costante, per far sì che i giovani crescano con la gioia, in libertà e godendosi la loro infanzia. Soltanto così avremo una generazione in grado di onorare la società e far sì che i genitori si sentano orgogliosi dei propri figli”.
Ancora il tecnico della Lazio Women Gianluca Grassadonia sulla differenza tra calcio maschile e femminile: “Le donne sono sempre più avanti degli uomini. È molto più difficile la gestione di un gruppo femminile che maschile, le dinamiche sono un po’ più complicate. Le donne sono più concrete, dirette e vere, mentre l’uomo è un po’ più subdolo e quindi la gestione del calcio maschile è un po’ più difficile. Con le donne si possono avere confronti più sani e libere. Quest’anno abbiamo avuto qualche ragazza che prevaricava su qualche compagna più debole, ma siamo riusciti a evitare la dinamica stoppandola subito. Ma per farlo serve dialogo, trasparenza e l’abbiamo risolta”.
Prende la parola l'allenatore della Lazio Women Gianluca Grassadonia. Queste le sue parole: “È il primo convegno, ma con la dottoressa Mezzaroma condividiamo ogni giorno questi temi. La Lazio è una famiglia per quanto mi riguarda, so quanto lei ci tenga a tanti temi. Lei, sorridendo e scherzando, parla di famiglia sui generis. Ma sono temi che affrontiamo ogni giorno anche con il presidente Lotito. Ho la fortuna di essere al 38esimo anno di professionismo da calciatore prima e da allenatore di maschili poi. Da tre anni sono entrato grazie al direttore nel mondo femminile, è un’esperienza bellissima. Avendo allenato sia uomini che donne questi confronti e questi dialoghi sono fondamentali. Sono genitore, ho tre figli e per me quello che conta è il continuo confronto con loro, il provare a capire e prevenire. Essere attenti a ogni dinamica quotidiana, dobbiamo capire i momenti e cercar di essere vicini attraverso il dialogo e nella gestione dei gruppi. Bisogna evitare che possa passare qualcosa che sa poi difficili da riprendere. Ho la fortuna di avere uno staff che mi supporta tanto. Non nego che a volte ci sono stati casi che potevano sfociare in bullismo, ci sono sempre i più deboli ai quali va tesa una mano. Sono convinto che attraverso il gioco di squadra si possa tendere una mano a chi ne ha fortemente bisogno”.
Inizia la seconda parte del convegno.
Termina la prima parte del convegno.
Interviene ora Rossana Ciuffetti, Direttore Sport Impact, Sport & Salute.
Anche l'assessore Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Alessandro Onorato ha preso la parola: “Il sindaco ha già annunciato quali iniziative stiamo mettendo in campo. Ma mi unisco ai ringraziamenti perché non è mai scontato nulla. Si tende a dire che i giovani di oggi siano peggiori di quelli di ieri, è un giochino che facevano anche con me. Ma i ragazzi di adesso si trovano di fronte a sfide improbabili e forse oggi i genitori di oggi sono peggiori di quelli di ieri. Parliamo di Cyberbullismo e violenza verbale, ma basta pensare a quello che gli adulti scrivono sui social per capire che sia un problema quasi psichico. C’è dissociazione da quello che le persone scrivono sui social e quello che direbbero di persone. È un elemento importante, noi non avevamo questo problema: era un fenomeno relegato all’aspetto della scuola, che esisteva e si sottovalutava. Oggi è un problema serio, serve la collaborazione di tutti. Da padre di due bambine inizio a essere preoccupato perché ti rendi conto che l’equazione tra bullo e opinion leader fa tendenza ed è sempre più diffuso. Fare sport è utile perché si genera confronto, le istituzioni devono collaborare insieme. E faccio i complimenti alla Lazio perché non so quante società abbiano avuto il coraggio di rompere con tifosi violenti e fare campagne contro la discriminazioni. Siamo orgogliosi, è la squadra della nostra città e il Comune va nella stessa direzione. Bisogna parlarne il più possibile, possiamo e dobbiamo essere quello che siamo”.
Interviene ora Mattia Peradotto, Presidente Unar.
È ora il momento dell'intervento di Giuseppe Cangemi, Vice Presidente Consiglio Regionale del Lazio.
Anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha preso la parola dal palco: “Siamo contenti che al lavoro delle istituzioni si affianchi quello della società civile. Questa battaglia si può vincere solo se tutti fanno la loro parte. Serve prevenzione, sono importantissime le scuole. E noi come Roma Capitale abbiamo varato due programmi. Con scuole aperte abbiamo messo a bando molte risorse per organizzare attività culturali e di approfondimento di vario tipo nel pomeriggio. Proviamo a fare la nostra parte, ma nessuno da solo ce la può fare. È importante essere insieme e che una società così importante come la Lazio scenda in campo con questa forza e questa convinzione. Aiuta a far passare il messaggio giusto. Si tratta di un fenomeno molto diffuso, un singolo ragazzo magari da solo non ce la fa: deve sentire di avere intorno tutta la società. Chi fa sport se li trasmette ha una marcia in più: farlo con società sportive che hanno campioni amati da tutti aiuta perché fa avere forza maggiore a questi messaggi. Tutti insieme ce la possiamo fare”.
Il Ministro Abodi ha risposto anche ad alcune domande degli studenti presenti. Tra queste, una relativa alla violenza negli stadi: “Come si può ridurre la violenza negli stadi? C’è la volontà di pochi di affermarsi con valenza sulla moltitudine di tifosi appassionati. È un tema di infrastrutture materiali e immateriali. Uno degli elementi che consente di contrastare la violenza è rendere gli stadi a dimensioni umane, accessibili e funzionali. Se qualcuno manca di rispetto a un altro deve uscire dallo stadio. Lo stadio non è una zona franca, stiamo cercando di riaffermare il senso di aspetto anche utilizzando la tecnologia. Servono stadi liberi, luoghi di civiltà attrezzati con la tecnologia adatta per individuare i responsabili. Le responsabilità collettive e i giudizi sommari non mi piacciono. Poi c’è il tema dell’educazione, dei recidivi. Ma sono altre cose. Io ho fiducia nei tifosi della curva perché sono convinto che lì ci sia passione. Poi ci sono delinquenti che ovunque hanno cercato di condizionare la vita della moltitudine. Stiamo provando a identificare i responsabili affinché non condizionino tutti gli altri”.
Prende la parola il Ministro Sport e Giovani Andrea Abodi: “Ho seguito con attenzione, emozione e senso di responsabilità. Abbiamo tutti dritto alla fragilità e alla sconfitta. A non essere tutti numeri uno. Abbiamo diritto alle relazioni umane, ad aiutare una persona in difficoltà. Io lo guardo come diritto e non dovere, perché deve essere gratificante e non un’imposizione. Ringrazio la Lazio per giornate come queste che ci fanno capire l’importanza di queste tematiche. La Roma ha inspiegabilmente lasciato andare Roma Cares, mi auguro che la riprenda presto. Bisogna fare in modo che il cuore batta, ossigeni il cervello e consenta di capire che non c’è una buona ragione per non consentire a ognuno di vivere con le proprie difficoltà e con le proprie timidezze. Bisogna sapere ascoltare: genitori, maestri, insegnati e allenatori. Tutti sono educatori e devono poter avere una capacità in più, non basta solo insegnare una materia: serve la sensibilità di incrociare gli sguardi e capire se c’è un problema. Solo così si può capire. Ed è una cosa su cui ognuno deve lavorare, bisognerebbe individuare anche queste caratteristiche quando si assegnano i ruoli: allenare il fisico, ma percepire anche l’importanza dell’anima. Non dobbiamo stare in una torre d’avorio, ma dobbiamo stare in mezzo alla gente. Questo soltanto ci consente di dire alla fine di una giornata o di un periodo di aver provato a dare un senso. Non c’è cosa peggiore di non chiudere la giornata, il mandato, senza aver fatto tutto quello che era nelle proprie possibilità”.
Prende ora la parola il Prefetto di Roma Lamberto Giannini: “Saluto e ringrazio i presenti. Spesso mi capita di incontrare ragazzi che hanno subito e soffrono, portando conseguenze gravi. Non andare a scuola è pesante per un ragazzo nel fiore degli anni. A volte mi è capitato anche di assistere e parlare con genitori che hanno subito tragedie a seguito di questi comportamenti. A me è sembrato di notare alcune cose: la non consapevolezza nei ragazzi della gravità di quello che fanno. Non riescono a capire, non si rendono conto. Non bisogna necessariamente essere bulicato per poter reagire. Anche quando ci si accorge di un compagno in difficoltà bisogna tendere la mano e avvicinarsi. Invito tutti a riflettere: ognuno deve mettersi in discussione, ma quando si notano comportamenti aggressivi e violenti bisogna ragionare. Il fatto che questi comportamenti si pongano in essere deve far capire che qualcuno cerca in un modo sciocco di ricevere consensi. Chi fa del male è spesso colui che davvero ha problemi. E questa è una consapevolezza da avere sempre, bisogna sempre capire di non essere soli. La scuola è importante, è la prima opzione per interfacciarsi. Poi ci sono le società, lo sport, le forze dell’ordine. Si tratta di un problema che coinvolge tutti. E un evento come questo è molto importante, da non trascurare anche per ricordare quanto mondi e società vincenti e importanti conoscano questi problemi e siano pronti a dare una mano”.
È il turno di Giovanna Pini, Centro Nazionale contro il Bullismo Bulli Stop.
Interviene ora Monica Sansoni, Garante dell'infanzia e dell'adolescenza Regione Lazio.
Si riparte con le parole del presidente della Lazio Claudio Lotito. Queste le sue parole: “Io ho voluto ardentemente con mia moglie questa iniziativa. Quando sono diventato presidente della Lazio parlai di calcio didascalico e moralizzatore, che insegnasse comportamenti basati sui valori fondanti della società civile, che poi sono quelli dello sport. Al tempo delle Olimpiadi nell’Antica Grecia si fermavano le guerre, lo sport era al di sopra di tutto perché rappresentava rispetto e merito. Il merito è importante, oggi si valuta solo l’aspetto esteriore. Bisogna insegnare ai giovani, tramite un processo di formazione che oggi non esiste più. Ai miei tempi il bambino veniva formato dal punto di vista scolastico, ma anche in sinergia con la famiglia. Quando si usciva dalla scuola poi si approdava negli oratori. E il prete ti formava anche dal punto di vista interiore e spirituale. I coetanei si confrontavano con il biliardino, il ping pong e il calcio: prevaleva il merito, la capacità di relazionarsi con le persone. Poi a sedici anni c’era l’aspetto per chi voleva coltivare la politica e a diciotto il servizio militare. Questa è un’occasione per fa capire come nascono queste iniziative: questo quadro oggi è venuto meno, i ragazzi sono in balia dei social. Esiste solo il telefonino. Le sovrastrutture vengono confuse con la realtà. Sto redigendo un disegno di legge per prevenire e reprimere certi fenomeni. Questa distorsione ha bisogno della prevenzione, ma anche della repressione con leggi chiare che non lascino spazio a interpretazione. Su questa base, quando ho preso la Lazio, ho riconosciuto il grande potere mediatico del calcio e ho scelto di utilizzarlo per diffondere stereotipi sani, che formino sia i giocatori che i giovani. Dopo due anni alla Lazio ho predisposto la presenza di uno psicologo per far capire che chiunque abbia un malessere deve risolverlo tramite un gioco di squadra che risolva preoccupazioni e paure, quel senso di incompletezza dei giovani di oggi. Kant faceva la differenza tra fenomeno e noumeno, tra apparire e substrato. Chi ha un substrato forte non si lascia condizionare, non ha paura: è cosciente dei propri mezzi e dei propri limiti. Le aspirazioni vengono così commisurate in rapporto alle proprie capacità. Oggi tutti pensano di poter far tutto, ma non è così. Ogni individuo è un mondo a parte che ha peculiarità proprie. Bisogna mettere in campo azioni che facciano emergere valori importanti, lo facciamo anche alla Lazio. Si vince tutti insieme e le difficoltà individuali si superano tramite l’apporto di tutti con stima e considerazione. Chi è cosciente dei propri mezzi non ha bisogno della violenza: si confronta e se è bravo prevale. Il tema è che questi aspetti non vengono più considerati, non c’è più neanche la famiglia. Bisogna formare le persone, facendo capire loro che bisogna essere se stessi, facendo capire che non siamo tutti uguali. La prima cosa è la prevenzione: mettere un tetto di età per l’utilizzo di questi strumenti. Con mia moglie ci siamo prefissi di portare avanti la battaglia di portare avanti certi fenomeni, per poi promuovere un’azione legislativa per fare leggi dure che reprimono certi fenomeni anche a livello penale. La gente deve sapere che non sarà consentito fare violenza nei confronti dei ragazzi indifesi. Questi elementi hanno determinato la differenza tra animale ed essere umano. Gli insegnati hanno l’obbligo di diffondere questi valori”.
Si ferma per qualche minuto il convegno.
Prende ora la parola Alessandra Belardini, dirigente compartimento Polizia Postale.
È ora il turno di Barbara Vitale, Colonnello presso Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche.
Prende ora la parola Silvia Morescanti, Avvocato Penalista.
È il momento dei primi relatori. Sul palco Samantha Bernardi, Presidente Associazione 'Breaking The Silence'.
Anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca prende parola per i saluti istituzionali. Queste le sue parole: “Questo evento non è casuale: conosco la sensibilità della dottoressa Mezzaroma e questo convegno è un segnale importante. Ai ragazzi presenti voglio mandare un messaggio positivo, in un momento in cui in prima persona mi sento responsabile: scoprite l’altro. Non è un ‘Non si fa’, quanto un ‘Muovere da se stessi per scoprire la bellezza dell’altro’. In questa veste di politico sento tutto il nostro fallimento, tutto quello che come responsabili delle istituzioni avremmo dovuto rappresentare e al brutto spettacolo che noi per primi diamo. Adulti che si offendono, si inultano, sono divisi e non trovano mai un punto comune per lavorare e crescere. Noi per primi siamo bulli in modo diverso: la società è quello che noi trasmettiamo. Noi per primi dobbiamo educarci a scoprire nell’altro la bellezza e la diversità. Sono stato un privilegiato, in quanto qualche hanno fa ho guidato la Croce Rossa conoscendo ottanta Paesi, le differenti culture e religioni. E ho sempre trovato ricchezze e profondità che mai avrei pensato di trovare. Mi auguro di costruire una società in cui l’architrave - la nostra Costituzione - riesca a creare unione nonostante le differenti vedute. E noi dobbiamo essere i primi a impegnarci per mandare un messaggio. E concedetemi una battuta: da laziale mi sento un po’ bullizzato a Roma”.
Prende la parola per i saluti istituzionali la dottoressa Cristina Mezzaroma, presidente della Fondazione S.S. Lazio 1900. Queste le sue parole: “Ringrazio i presenti, in particolare il presidente della Regione Francesco Rocca. ‘Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio’ recita un proverbio africano: un richiamo all’importanza della collettività. Ci sono ferite invisibili che lasciano il segno: educare è una responsabilità che ci riguarda da vicino. Dobbiamo farcene carico morale: ognuno può fare la differenza tra silenzio e salvezza. La Lazio Calcio è qui perché lo sport ha una voce potente, capace di ispirare e fare da esempio. Una squadra è messaggio, modello e comunità. Da realtà così può partire un segnale forte, credibile e concreto. Oggi lo facciamo con responsabilità: il convegno nasce dall’urgenza e dalla convinzione che la prevenzione si fa insieme. Questo è il momento per cambiare le cose”.
Va in scena presso la sala stampa dello Stadio Olimpico il Primo convegno S.S. Lazio “Bullismo e Cyberbullismo nella scuola e nello sport: come prevenire ed arginare il fenomeno”. L'evento “nasce con 'obiettivo di sensibilizzare i ragazzi, ricordando loro che non sono soli: siamo una squadra e tutti insieme possiamo superare questo fenomeno che spesso isola e fa soffrire”. Prevista la presenza di “importanti autorità istituzionali” così come di “esperti provenienti dalle forze dell'ordine, professionisti della giustizia, psicologi, atleti olimpici e paralimpici, rappresentanti del mondo accademico e sportivo, per affrontare con testimonianze dirette, analisi approfondite e proposte operative, uno dei fenomeni più delicati e urgenti del nostro tempo”.
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