ROMA - Ha un ghigno compiaciuto. E’ il ghigno spavaldo di chi sa che tanto avrebbe segnato. E’ ormai scritto nel destino: ogni volta che Milinkovic vede l’Inter fa centro. E’ la terza volta che succede negli ultimi quattro confronti contro il club nerazzurro. Da peggiore in campo a uomo decisivo per la Lazio, è difficile giudicare la prestazione del serbo. Indolente per più d’un tempo, utile solo a lanciare Lazzari nello spazio all’inizio. Poi il vuoto sul terreno. Nessun contrasto, nessun gioco di prestigio, nessun duello vinto. Sino a quando Acerbi non fa partire un cross sul secondo palo, Sergej si lancia in terzo tempo e vola in cielo. Travolge Perisic nel salto in alto, schiaccia la palla con una capocciata su cui Handanovic non può nulla sul suo palo. Canestro. Riecco lo zampino di Milinkovic su una gara pesante. Come lo scorso anno, sempre contro Conte. Stavolta una rete che vale un pareggio difficile da riacciuffare, alla luce di infortuni e altre mannaie. E’ il primo gol di Sergej in campionato della nuova stagione, non poteva arrivare in un’occasione migliore: «Hey amico, ricorda che il Sergente quando serve, fa gol», scrive sui social con la solita spocchia. In realtà è la sua personalità, che fa la differenza. Milinkovic si assenta per lunghi tratti del match anche stavolta, tocca la palla con superficialità, ma poi torna serio e riprende la partita: «Nel primo tempo non abbiamo giocato bene, poi nell’intervallo abbiamo parlato negli spogliatoi e abbiamo cambiato mentalità. Ho fatto io il gol, ma l'importante è che siamo entrati meglio nel secondo tempo. La rete ci ha aiutato a giocare senza pressione e abbiamo portato a casa un punto importante».
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Lazio, capitan Milinkovic è la bestia nerazzurra
A segno tre volte negli ultimi 4 confronti con l'Inter
PUNTO
Già, non resta che sorridere. E’ mezzo pieno, il bicchiere, alla fine. Perché le cose non si erano messe bene. Perché l’Inter aveva un’altra lucidità fisica e mentale. Perché a complicare la vita ci si è messa pure l’espulsione d’Immobile: «C'è stata un po' di confusione, non credo che Ciro gli abbia dato una botta così forte. Non credo che fosse da cartellino rosso, Vidal si è buttato per terra bene». Milinkovic non le manda a dire, tira fuori gli attributi anche con le parole. Per carità, deve ancora crescere a livello fisico e ritrovare la migliore condizione. Ma la più bella notizia è che ormai sorride sempre e ha completato la sua maturazione. Quando Immobile esce, Milinkovic s’avvolge la fascia al braccio. Nonostante ci fosse Parolo in campo, gli mancava solo questo tassello: Sergej capitano. Testimonia la voglia di prendersi responsabilità anche per il futuro.
CHAMPIONS
E’ rimasto, lo sapeva che nessuno si sarebbe presentato con 100 milioni così facilmente. Conta poco perché Milinkovic può giocarsi finalmente alla Lazio le sue carte. Voleva fare il salto in Champions, non vede l’ora di mettersi in mostra a livello europeo. Prima però la sua Lazio sfrutterà lo stop come un dono: «Per fortuna la sosta ci aiuterà a recuperare infortuni ed energie. Adesso abbiamo ancora la Samp, poi inizierà la Champions che abbiamo aspettato tanto. Siamo contenti di tornare dopo tanti anni e daremo tutto». Milinkovic vola e fa già le prove all’Olimpico.
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