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Lazio, il retroscena della rabbia: Inzaghi e l’ok alla ripresa mal interpretata

Notizie Lazio - Inzaghi espulso

Avvertito da Derkum e Peruzzi, il tecnico aveva mandato un messaggio a tutti i giocatori

redazionecittaceleste

ROMA - Una parola può cambiare ogni senso: «Ammesso lo sport individuale, non l'allenamento». Così non riprende il calcio nemmeno a Formello. Dove, nelle ore immediatamente prima all'annuncio del premier Conte, avevano mal interpretato la bozza del decreto e annunciato alla squadra il ritorno delle sedute nel centro sportivo. Derkum e Peruzzi avevano avvertito Inzaghi, che a sua volta su whatsapp aveva recapitato un messaggio al gruppo: «Ripresa degli allenamenti individuali a partire dal 4 maggio, inizio di quelli di squadra dal 18 maggio e ripresa del campionato di Serie A tra il 10 e il 12 giugno». Macché, è di nuovo tutto sospeso, insieme alle visite mediche, che già da oggi avrebbero dovuto prendere l'avvio: «Qualcuno vuole che non si riprenda più

il campionato, noi calciatori ci sentiamo penalizzati rispetto ad altri atleti perché abbiamo bisogno del campo», tuona Parolo. Tutta la Lazio è sconvolta dall'annuncio del Governo: «Siamo rimasti sorpresi. Sinora abbiamo rispettato tutte le decisioni – ci va giù ancora più duro, il ds Tare – ma ora ci sentiamo discriminati. Il ministro Spadafora dice che dobbiamo pensare alla salute dei calciatori, ma poi li manda in pratica ad allenarsi in mezzo alla gente nei parchi invece che nei centri sportivi, dove sarebbero maggiormente tutelati». In effetti il paradosso ora è talmente evidente da far scaldare gli animi.

APPELLO

E' chiaro che non convince il protocollo della Figc per riaprire ancora battenti, ma il ds Tare mette il Consiglio dei ministri sull'attenti: «Il calcio è un settore economico-sociale troppo importante per l'Italia e la voglia del ministro Spadafora di aiutarlo non traspare dalle sue azioni. Ora basta, tutti i club più importanti, come Juventus, Inter e Milan dovrebbero prendere delle posizioni. In Germania tutti lo hanno fatto per evitare il crollo del sistema, qui i danni sarebbero ben peggiori».

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