ROMA - Fermo, Immobile. Ciro al nunzio sta, muto pensando all’ultimo esito del tampone fatale. Altre 24 ore per conoscere la sua sorte. Niente Polonia e Bosnia, sabato è stato depennato definitivamente dalla Nazionale, ma il bomber vuole comunque tornare a giocare. Stamattina scade il decimo giorno della sua quarantena domiciliare, la sua vittoria dipenderà dal prossimo test molecolare. I compagni lo hanno effettuato ieri , anche il diesse (positivo dal 6 novembre) Tare, lo ripeteranno giovedì a due giorni dalla sfida di Crotone. Toccherà oggi a Immobile, il risultato di domani sarà fondamentale. Non ne può più, l’attaccante, si sente in catene. E’ prigioniero perenne del famoso gene “N”. Era risultato negativo a due tamponi effettuati privatamente in due laboratori riconosciuti dalla Regione, sabato ha prevalso la positività riscontrata dall’Asl nelle gerarchie. Le provette continuano a ballare, così Ciro non sa più che pensare. Combatte da 20 giorni, nonostante non abbia contagiato nessun compagno né un familiare. La moglie Jessica e le figlie gli stanno vicino per non farlo abbattere, ma lui prega e spera domani di uscire finalmente dal tunnel. Non vede l’ora di tornarsi ad allenare, anche perché questo maledetto calvario gli ha fatto perdere la condizione. E’ fermo dal secondo tempo a Torino in cui si era conquistato il rigore. Per questo, anche se dovesse avere finalmente il via libera, difficilmente sabato pomeriggio sarà titolare. Per fortuna almeno Muriqi si è rianimato in Kosovo (due gol) sotto rete. Caicedo cerca invece il quarto centro in quattro gare consecutive, un record personale lì dove tre anni fa aveva fatto sfumare con uno scavetto la Champions biancoceleste: «Speriamo parta dall’inizio», ironizza Ursino, ds del Crotone, pensando agli ultimi gol last minute dell’attaccante.
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Lazio, la paura d’Immobile: aver perso la condizione
Non si allena da troppo tempo, è sceso in campo da titolare solo contro il Bologna e a Torino nel secondo tempo
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