ROMA - Perché piangi? Sei la più bella del ballo, asciugati ste' lacrime e torna a danzare. La Lazio non esce bene dalla trasferta di Bergamo, ma niente è perduto: il sogno può continuare. Anzi, deve continuare. Ma andiamo con ordine. Ci sono alcune cose che sicuramente destano allarme e sulle quali Simone Inzaghi dovrà lavorare. La Lazio ha giocato 30 minuti a 200 all'ora, poi si è clamorosamente fermata senza esser capace di accennare ad una ripresa. Cosa che, evidentemente, palesa un problema fisico dovuto ai tantissimi giorni di inattività. L'Atalanta era scesa in campo già domenica contro il Sassuolo, e 90 minuti in più sulle gambe fanno la differenza eccome in questo strano scenario post COVID-19. Ma i campanelli d'allarme non sono finiti. C'èla situazione infortuni alla quale far fronte: a Lulic, Leiva e Luiz Felipe potrebbero aggiungersi Correa, Cataldi e Radu. I tre sono usciti zoppicando dal campo, verranno valutati nelle prossime ore, perderli rappresenterebbe - senza troppi giri di parole - una tragedia. Una rosa già corta potrebbe essere messa all'osso da nuovi infortuni. A preoccupare - in combinato disposto con questo ultimo aspetto - c'è una panchina che offre poche soluzioni a gara in corso. Ieri sono entrati André Anderson e Jordan Lukaku - chi per un motivo chi per un altro - risorse troppo esigue per assicurarsi una buona giocabilità dinanzi al fitto calendario che attende la Serie A.
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Lazio: piovono brutte notizie, ma il sogno può (e deve!) continuare
La Lazio esce a pezzi da Bergamo, ma niente è perduto
NIENTE È PERDUTO - Analizzate le brutte cose, possiamo tornare a parlare di aspetti che poco hanno a che vedere con la tattica e molto hanno a che fare con il cuore e con quella strana magia che sembra aver attecchito, in questa stagione, sulla Lazio. Un sogno come quello messo in piedi negli ultimi mesi non può crollare, come un castello di sabbia fatto manco troppo bene, in quel di Bergamo. La Lazio ha dimostrato di avere il destino dalla sua, e per chi non crede ai segnali dal cielo, ci sono quelli delle Aquile a tenere banco. La squadra di Inzaghi resta la cosa più bella che questo campionato assurdo ha visto, e vedrà. Non è proprio il momento di fare melodrammi. Nell'attesa - e nella speranza - di avere buone notizie dall'infermeria, che si riparta dall'entusiasmo di sempre. Discorso valevole tanto per la squadra quanto per i tifosi. Con una Juventus a -4, uno scontro diretto da giocare, ed 11 partite rimaste, c'è ancora modo e tempo per fare sogni tricolori. Ci rivediamo lì, dove osano le Aquile.
Giovanni Manco
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