Lazio, ripartono gli allenamenti e le cene di gruppo

ROMA - Il primo bivio. Il più importante di tutti: andare subito a mille o dosare le forze per poi crescere d'intensità e condizione. La preparazione e la strategia da utilizzare saranno fondamentali, forse, vista la situazione, più degli stessi gol di Immobile, soprattutto dopo uno stop forzato di oltre sessanta giorni. Non era mai accaduto prima, Luis Alberto e compagni devono ripartire da zero. Qualcosa è stato fatto dal quattro maggio, giorno del ritorno a Formello, ma non è quasi niente in confronto al lavoro abituale e quello che si troverà davanti ai biancocelesti e a tutte le altre squadre, una volta ripartito il campionato.

LA STATEGIA

Effettuati i tamponi e tutti gli esami, oggi la Lazio riprende alle 17.30 il lavoro collettivo, il primo passo verso la normalità. Ma, almeno inizialmente, si andrà un po' alla cieca, visto che certezze di ripresa, ma soprattutto data e calendario, ancora non ci sono. L'idea di base dello staff tecnico è quella del mantenimento, con pochi richiami e lavoro intenso settimanale, sfruttando al meglio le gare ufficiali per sviluppare di condizione e intensità partita dopo la partita. E' uno dei segreti della Lazio di Ripert, lo "stregone atletico" biancoceleste. Probabilmente i più leggeri come Lazzari, Luis Alberto, Jony o Leiva ne troveranno giovamento, altri come Milinkovic, Acerbi, Parolo, forse Immobile e Caicedo incontreranno alcune difficoltà.

CENA PRONTA

Per ritrovare ancora più armonia e tornare alle vecchie abitudini, i giocatori torneranno ad organizzare le loro classiche cene. Quei ritrovi che hanno unito lo spogliatoio e cementato il gruppo. I “latini”, con Luis Alberto e Correa in testa, sono più attivi, tanto che, forse già nel fine settimana, sfrutteranno la riapertura del ristorante del circolo Canottieri Lazio per ritrovarsi insieme. Sarà che è tutto biancoceleste, ma è un posto che al Mago degli assist piace molto e appena può rifugia lì, fa una scappata con la famiglia e con i suoi compagni più stretti. Un po' per scaramanzia, un po' perché si sente a casa.

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