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Le Regioni avanzano, Spadafora arretra: parola al CTS

La situazione sulla ripresa del calcio

redazionecittaceleste

ROMA - Il Coronavirus non è solamente un fatto scientifico, c'è una bagarre politica alle spalle che si trascina ormai da settimane. Il DPCM che entrerà in vigore, de iure, nella giornata di domani non prevede gli allenamenti delle squadre di calcio presso i loro centri sportivi: decisione che ha trovato il placet del Ministro dello Sport - Vincenzo Spadafora - e l'opposizione forte dei club. Perché permettere l'allenamento nei parchi e non nelle strutture delle squadre? Questa la domanda che avanzano le società.

REGIONI DA SOLE - Dubbio che ha portato parecchie Regioni a prendere decisioni autonome, scavalcando di fatto la giurisdizione del DPCM. Ecco allora che ci troviamo all'alba di un campionato a più velocità:  Emilia-Romagna, Sardegna, Campania e Lazio hanno autorizzato i club (Spal, Sassuolo, Parma, Bologna, Cagliari, Napoli, Lazio, Roma) ad aprire le proprie strutture e quindi agli allenamenti. I quali, precisano, dorvanno essere svolti nel rispetto delle norme del distanziamento sociale.

SPADAFORA ARRETRA - Il fautore del no ad oltranza si trova quindi alle strette e lo costringe ad un piccolo arretramento: "Chiedo al Comitato Tecnico Scientifico di tornare a valutare la possibilità che le linee guida sullo svolgimento da lunedì degli allenamenti per gli atleti di interesse nazionale dei soli sport individuali vengano applicate anche a quelle degli atleti degli sport di squadra". Ha dichiarato - come riporta l'ANSA - il Ministro.