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Omicidio Diabolik, s’indaga sulla mafia albanese

La pista privilegiata su cui si concentra la Procura è quella della criminalità organizzata

redazionecittaceleste

ROMA - E' prevista per oggi al policlinico Tor Vergata l'autopsia sul corpo di Fabrizio Piscitelli, ex capo ultrà della Lazio noto come Diabolik ucciso ieri sera con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti, in zona Tuscolana a Roma. I risultati, secondo quanto si apprende, saranno disponibili in 60 giorni. Al vaglio degli investigatori le telecamere di videosorveglianza della zona per risalire al responsabile dell'omicidio.

I poliziotti della Squadra Mobile di Roma sono al lavoro per far luce sul delitto avvenuto intorno alle 19, quando era ancora giorno. Gli investigatori stanno in queste ore stanno ascoltando diversi testimoni per acquisire elementi utili alle indagini. A quanto ricostruito finora, il killer indossava una tuta da jogging, probabilmente per mimetizzarsi tra le persone che a quell'ora corrono nel parco, e ha avvicinato alle spalle Piscitelli che era seduto su una panchina sparando un unico colpo all'altezza dell'orecchio sinistro. Poi è stato visto scappare a piedi su via Lemonia facendo perdere le sue tracce

TRAPPOLA

Omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Questo il reato per cui procede la Procura di Roma, coordinata dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino. Potrebbe essere stato vittima di una trappola Fabrizio Piscitelli. Le modalità, una vera e propria esecuzione, fanno pensare che l'uomo era in attesa di qualcuno, seduto ad una panchina, che gli aveva dato appuntamento. Al momento in Procura a Roma non si esclude alcuna pista ma resta privilegiata quella della criminalità organizzata, ovvero clan e non solo italiani.

MAFIA

Tra le piste investigative seguite dagli inquirenti per individuare l'autore dell'omicidio anche quella che porta verso est e i rapporti che Piscitelli aveva da tempo con la mafia albanese. Il nome di Diabolik compare, infatti, anche nelle carte di Mafia Capitale e in particolare del gruppo, la cosiddetta "Batteria di Ponte Milvio", attivo nella zona nord di Roma e di cui, secondo chi indaga scrive il Corsport, Piscitelli faceva parte. Spaccio di cocaina il "core business" dell'organizzazione che aveva fitti rapporti d'affari con la criminalità albanese.

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