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Parole fuori luogo: è il solito complesso d’affetto di Lotito

E' il presidente più vincente della storia della Lazio, eppure continua a denigrare gli scudetti del passato

redazionecittaceleste

ROMA - E' il presidente più vincente della storia della Lazio, eppure sembra soffrire d'un complesso. Lo dimostrano anche i soli e unici trofei (6) della sua gestione trasportati ed esibiti mercoledì sera a Castel Sant'Angelo. La prima squadra della capitale ha celebrato lì a mezzanotte il suo 120esimo compleanno, Lotito è stato bravissimo a far spalancare le porte di un luogo romano simbolo. Ma non ci riesce proprio a godersi la festa senza cadere in qualche frase fuori luogo. Ieri è scoppiato il caos, fra i tifosi si è sollevato lo sdegno, quando è girato un video del numero uno all'uscita giovedì da Montecitorio. Lotito continua a denigrare il passato glorioso ante Claudio: «Lo Scudetto di Lenzini nacque dal caso, non fu programmato. Se invece vogliamo parlare di quello del 2000 di Cragnotti (non invitato oggi alla festa all'Olimpico, ndr) è nato su un’organizzazione che si basava su alcuni concetti che oggi non trovano più vita nella gestione di una società sana, tant’è che poi quel club era nei registri del tribunale, stava per fallire. Quelli che hanno amministrato prima la società sono solo esempi di palloni gonfiati». Con almeno un tricolore cucito però sul petto e più di un trionfo europeo: «Perché non sono io a scendere in campo».

INVIDIA

Ma è davvero questo che non va giù a Lotito? Forse il presidente non ha mai digerito che, nonostante numericamente abbiano vinto meno di lui, i suoi predecessori siano entrati dritti nel cuore di un popolo. La sua invidia forse riguarda l'amore incondizionato, che invece non ha mai saputo conquistarsi in 16 anni Claudio. Un oltraggio per lui che vorrebbe essere ammirato come il salvatore della Lazio: «Io lo dissi dall’inizio che stavo prendendo una società al funerale e la stavo portando al coma irreversibile e poi reversibile. Dissi che mi sarebbero serviti 3 anni per dare stabilità, costruendo delle fondamenta che si basassero sul cemento armato e non sula sabbia. Sulla base di questo oggi con il tempo e piano piano stiamo dimostrando che con l’organizzazione, lo spirito di gruppo e la trasparenza si raggiungono gli obiettivi e sono valori nei quali noi crediamo. Oggi la Lazio ha la forza di decidere le scelte strategiche della politica sportiva italiana». A Castel Sant'Angelo c'era il presidente della Figc Gravina e in effetti Lotito ha avuto una forte influenza sui 12 voti per Dal Pino alla guida della Lega.

LEGGENDA

Sgancia una bomba dietro l'altra, anche se Lotito è convinto di togliersi solo sassolini dalla scarpa: «Abbiamo avuto per anni una campagna contraria alla realtà. La mia società purtroppo non ha mai goduto di credibilità economica e mediatica. Si era persino diffusa la leggenda che io fossi romanista. Sono della Lazio dall’età di cinque anni, ci sono i testimoni oculari, chiedete alla mia tata».

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