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In Figc assicura che il materiale prodotto non è sufficiente ma il club biancoceleste fa sapere di aver portato le pec delle comunicazioni alle Asl. Potrebbero essere ascoltati alcuni calciatori

redazionecittaceleste

ROMA - Il nodo restano le comunicazioni all’Asl. Carenti. O meglio, la Lazio avrebbe comunicato tutte le positività dei calciatori sopratutto telefonicamente. Di scritto c’è poco. Il club sarebbe pronto persino a portare a testimoniare il dirigente della Asl con cui - riferisce - «eravamo costantemente in contatto», ma la Procura Federale ieri si è ulteriormente insospettita di questo atteggiamento, magari finalizzato ad evitare un’eventuale bolla di gruppo. A Via Campania restano orientati verso il deferimento (e la richiesta da 1 a 3 punti di penalizzazione) dopo due ore di confronto, a cui potrebbe seguirne almeno un altro con alcuni calciatori interessati: «Noi siamo tranquilli – assicura l’avvocato Gentile – perché abbiamo chiarito procedure e prodotto tutte le Pec». La Lazio, per la delicatezza del caso, aveva chiesto riservatezza. Per questo (oltre che per una questione legata ai protocolli Anti-Covid) l’audizione (slittata due volte) del responsabile medico Pulcini e del dottor Rodia si è tenuta da remoto presso lo studio del legale biancoceleste. In presenza c’erano solo due ispettori. Il procuratore Chiné era collegato in video. Il pm considerava quest’audizione chiave per spulciare tutte le zone d’ombra della gestione dei casi di positività delle ultime settimane, in particolare dalla trasferta di Bruges a quelle prima dello Zenit. Il Protocollo in alcuni punti sembra violato e, lo si è visto già col Napoli, dalla Figc arriva l’impulso a dare un segnale forte a tutti per proseguire al meglio questo campionato.

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