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WOMEN | Lazio, Goldoni: “Gli Stati Uniti, la Nazionale e non solo. Vi racconto”
Lunga intervista ai microfoni di Fanpage per Eleonora Goldoni. Di seguito le parole della calciatrice della Lazio Women:
Eleonora è cresciuta con un sogno tra i piedi e oggi è uno dei volti simbolo del calcio femminile italiano. Se si guarda indietro, qual è l’immagine che racconta meglio il suo percorso fino a qui?
"Ho iniziato a giocare a calcio da bambina a Finale Emilia con i ragazzi, in un'epoca in cui il calcio femminile era ancora un sogno sussurrato. L'immagine che mi rappresenta di più è quella di una bambina con un pallone più grande di lei, certa che il calcio sarebbe diventato la mia casa".
Il calcio femminile sta cambiando volto, guadagnando visibilità e rispetto. Da dentro lo spogliatoio, come vive questa rivoluzione silenziosa che sta trasformando tutto?
"Il calcio femminile ha guadagnato visibilità e rispetto, sebbene i pregiudizi persistano. Da giocatrice vivo, così come le mie compagne, questa "rivoluzione silenziosa" con orgoglio e responsabilità, consapevole che ogni piccolo progresso (uno stadio più pieno, una bambina che si ispira a loro, più trasmissioni) è una vittoria collettiva. Questa evoluzione è frutto di tanto lavoro dietro le quinte, sacrificio e pazienza, e noi attuali giocatrici siamo grate a chi ha spianato la strada prima di noi".
Ha giocato in Italia e all’estero: due mondi diversi, due modi di intendere il calcio e forse anche la vita. Cosa le hanno insegnato queste esperienze fuori dai confini?
"Giocare negli Stati Uniti mi ha insegnato a uscire dalla zona di comfort, adattarmi, cadere e rialzarmi, e a contare su me stessa".
Ogni atleta ha un momento che segna un prima e un dopo. Qual è stato, per lei, quel punto di svolta che le ha fatto capire di essere davvero ‘arrivata'?
"Il punto di svolta nella mia carriera non è stato un singolo episodio, ma una crescente consapevolezza di non star più solo inseguendo il suo sogno, ma di viverlo appieno, vedendo il lavoro e il sacrificio ripagare".
Eleonora Goldoni ha fatto parte della spedizione per gli Europei della scorsa estate. La maglia azzurra è un simbolo potente, fatto di orgoglio e responsabilità. Cosa prova ogni volta che la indossi e cosa rappresenta per lei giocare per l’Italia?
"L'esperienza degli Europei è stata magica e un grandissimo privilegio per me. Indossare la maglia azzurra non è un peso, ma una ‘bellissima responsabilità' fatta di orgoglio e gratitudine, una promessa di dare sempre il massimo. Rappresenta la dimostrazione che volendo veramente qualcosa, è possibile".
Si è confrontata con pregiudizi o sguardi scettici solo perché donna in un mondo ‘da uomini': come si affrontano certi muri invisibili?
"Continuiamo a confrontarci quotidianamente con sguardi scettici, frasi e silenzi che riducono il calcio a un mondo maschile. Affrontiamo questi ‘muri invisibili' con pazienza, educazione e, soprattutto, attraverso il lavoro, dimostrando che il talento e l'impegno non hanno genere e che ogni ostacolo può essere superato un passo alla volta".
Nella sua carriera ci sono state donne – allenatrici, compagne, amiche – che le hanno ispirata nei momenti difficili?
"Ringrazio mio padre e il mio fidanzato, che sono anche i miei ‘migliori amici', per la forza, il coraggio e la positività. Sono circondata da amici e compagne che mi apprezzano per chi sono, non per la mia figura pubblica. Ex giocatrici e amiche mi hanno ispirata, insegnandomi a essere forte anche nella gentilezza e nella resilienza".
Eleonora è un’atleta, ma anche una donna che ha scelto di studiare, di formarsi, di guardare oltre. Quanto è importante per te coltivare la mente con la stessa cura con cui alleni il corpo?
"Studiare è fondamentale; mi offre equilibrio, prospettiva e strumenti per la crescita personale, proteggendo il mio futuro. Coltivare la mente, tanto quanto il corpo, mi fa sentire più viva e arricchisce anche la mia performance sul campo".
In che modo Eleonora Goldoni trascorre il suo tempo libero?
"Nel tempo libero, sono iperattiva ma con equilibrio: mi piace passare dei momenti con le persone più care, leggo, scrivo, mi alleno individualmente, edito foto e video, e viaggio. Collaboro con ‘CiaoGym', un brand italiano che mi permette di vivere al meglio e comodamente i momenti di relax e quelli di allenamento".
Lei ha coraggiosamente condiviso la sua esperienza personale con l'anoressia, rivelando come il calcio sia stato fondamentale nel suo percorso di guarigione. In che modo l'ambiente sportivo e la disciplina che ne deriva hanno contribuito alla sua ‘rinascita', e quale messaggio si sente di dare oggi alle giovani atlete che potrebbero trovarsi ad affrontare sfide simili?
"Ho condiviso apertamente la sua esperienza con l'anoressia, trasformando quel momento di grande dolore in una forza. Lo sport è stato la mia salvezza ‘due volte': prima dandomi un motivo per rialzarsi e voler diventare un'atleta migliore, poi restituendomi un corpo da accettare e non combattere. Disciplina, gruppo, routine e fatica sana mi hanno aiutata a ricostruirmi. Il mio messaggio a chi lotta è: ‘Non siete soli, chiedere aiuto non è debolezza ma coraggio. Il nostro valore non si misura con il cibo o l'estetica, ma con la vita, la libertà e i valori che esprimiamo'".
Ha espresso posizioni chiare e dirette riguardo al divario salariale nel calcio femminile in Italia. Oltre alla disparità economica, quali sono, a suo avviso, i passi più urgenti che il sistema calcio italiano dovrebbe intraprendere per garantire una reale parità di condizioni e opportunità tra uomini e donne in questo sport?
"Il divario salariale non è tanto per lo stipendio in sé, quanto per ciò che esso rappresenta: il calcio femminile non è ancora considerato una parte centrale del movimento sportivo, ma un settore da sostenere solo quando avanza del tempo. Per garantire la parità, sono necessari investimenti strutturali in settori giovanili femminili, staff qualificati, strutture adeguate, diritti contrattuali chiari e percorsi di doppia carriera per il post-attività agonistica".
Sui social mostra un lato autentico, lontano dai cliché. Quanto pesa la responsabilità di essere un modello positivo e come scegli cosa condividere del suo mondo?
"Mi fa piacere che hai usato la parola autenticità. Sui social media mi impegno a mostrare non solo i momenti belli ma anche la fatica, i dubbi, gli infortuni… credo che sia importante mostrare la propria umanità per ispirare gli altri e farli sentire meno soli".
E quando le luci dello stadio si spengono e resta solo Eleonora, senza maglia e senza rumore, chi è Eleonora Goldoni? Cosa la fa stare bene, davvero?
"È una bella domanda! Quando le luci si spengono Eleonora, Leo per gli amici, è una ragazza semplice che ama la tranquillità, gli affetti e la casa. Ho bisogno di silenzio per ricaricarmi e di persone ‘buone' al mio fianco per sentirmi al sicuro. Trovo il mio benessere in tutto ciò che mi riconnette a me stessa e all'idea di famiglia e futuro: un libro, un allenamento, una serata senza fretta, un abbraccio. Tutto ciò che sa di casa".
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