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14 MAGGIO | Calori: “Quel gol ha significato tanto. La Lazio mi ha regalato emozioni”

Stefania Palminteri Redattore 
Le parole dell'ex calciatore del Perugia che ricorda le emozioni vissute a margine della gara che regalò ai biancocelesti il secondo scudetto

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Venticinque anni fa la vittoria di uno scudetto destinato a entrare nella leggenda. Il folle recupero sulla Juventus delle ultime giornate, l’incredibile ultima giornata con la pioggia di Perugia a bagnare il successo della Lazio. In questo 14 maggio 2025 sono tanti i campioni d’Italia del 2000 e i protagonisti di quella squadra che ricordano il trionfo nell’anno del centenario. Ai microfoni di Radiosei, durante Non Mollare Mai, è intervenuto Alessandro Calori. Queste le parole dell’ex tecnico della Primavera biancoceleste e, nel 2000, autore del gol che sancì il successo del Perugia sulla Juventus: “Sembra un film quella giornata incredibile. Quella situazione ricorda cosa significa il calcio per tante persone. Essere professionista, fare il proprio mestiere anche quando sportivamente non hai più niente da chiedere. Il calcio è anche questo, ciò che fa innamorare le persone. E' stata una scena che implica tante cose. Sentimenti, affetti ed imprevedibilità che il calcio può dare. Fu una giornata indimenticabile per la Lazio e crudele per la Juventus.

Sono cresciuto nel mito di Scirea, idolo bianconero questo è il paradosso. Sportivamente mi poteva anche dispiacere, ma professionalmente no. Quel gol mi ha ridato qualcosa che mi aveva ferito, ripensando anche alle critiche feroci che ho ricevuto all'inizio di quella stagione. Il Perugia era già salvo, vincendo quella gara andammo nell'Intertoto. Il nostro fu un approccio sereno, non avevamo nulla da chiedere, ma intorno a noi percepivamo un clima teso in virtù di Parma-Juventus della settimana prima. Sembrava la partita dell'anno, poteva succedere di tutto e così è stato. La Juve in quel momento era in difficoltà nonostante avesse campioni straordinari. Così come la Lazio, ma quando sei nella difficoltà diventi come gli altri. Non vinci perché hai il nome, devi meritarlo in campo.

Mazzone? Lui è sempre stata una figura straordinaria, non partiva mai perdente, era una persona straordinaria. Il segnale più bello che ha sempre cercato di mandare è quello della lealtà. La Lazio è una società particolare, ha un grande senso di appartenenza. Ancora oggi ci sono laziali ai quali non devo neanche presentarmi. Un signore, in Sardegna, è venuto incontro a me tendendomi la mano esprimendo ancora la sua gratitudine. Quel giorno ha lasciato qualcosa di impensabile. Anche all'evento 'Di Padre in Figlio' ho partecipato l'affetto della gente laziale. L'ho apprezzato tantissimo, non so se lo merito, ma sono emozioni che mi porto dietro. Sono sensazioni che fanno capire il senso di questo sport. L'emozione è parte integrante della tattica e della tecnica”.