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Adesivi antisemiti contro la Lazio, Venezia: “Necessario individuare i responsabili”

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Molto dura la condanna del Presidente Venezia sugli adesivi antisemiti contro la Lazio apparsi nel settore ospiti del Tardini in Parma-Roma
Edoardo Pettinelli Redattore 

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Scempio riprovevole al Tardini di Parma. Gravissima l'offesa ricevuta da parte dei tifosi biancocelesti in Parma-Roma, sugli spalti del settore ospiti dell'impianto compare un adesivo raffigurante una stella di David con accanto lo stemma della Lazio e sotto la scritta titolante 'Peggior nemico'. Una scena raccapricciante e gravemente insultante, nelle ultime ore l'eco di questo gesto indegno sta risuonando tra le istituzioni, che devono fare chiarezza su quanto accaduto.

È intervenuto anche Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, per esprimere tutto il proprio dissenso e il proprio disgusto sui fatti accaduti solo nella giornata di ieri a Parma. Deluso da questa vile espressione antisemite, il Presidente Venezia, attraverso un lancio di agenzia Adnkronos, ha dichiarato: "Non è  la prima volta che dobbiamo leggere questi insulti antisemiti che nulla hanno a che vedere con i tifosi di calcio perché i tifosi vanno a vedere la partita e se possibile prendono in giro gli avversari ma con modalità molto civili.

In questo caso vi è un chiaro messaggio, purtroppo, razzista dimostrando una volta di più che il razzismo non ha una squadra ma purtroppo è diffuso in termini ampi. Questi fenomeni vanno combattuti costantemente perché non si sopiscono e contrastarli continuamente è faticoso ma va fatto. Anche perché nel momento in cui si accettano certe frasi o certe accuse, i passaggi successivi sono imprevedibili, perché una volta che si arriva ad una acquiescenza su alcune terminologie, per offendere l'altro, si alzano i toni.

È stato studiato in passato che quando le parole perdono la loro efficacia si passa alla violenza. Non sono parole dette al vento, sono parole estremamente gravi che vanno condannate e vanno individuati i responsabili, perché non si può pensare che nel 2025 non si capisca la gravità di ciò che si dice o che si urla in termini razziali".