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Lazio News – Gregucci: Lotito punching ball? Chieda a se stesso i motivi…

Gregucci

Le parole del presidente della Lazio hanno fatto rumore. L'ex capitano: "Le esternazioni sui biglietti gratis sono esagerate"

redazionecittaceleste

Le esternazioni del presidente Lotito nel giorno del suo 65º compleanno hanno fatto molto rumore. Dichiarazioni intempestive considerando il momento, ma anche esternazioni incontrovertibili. Angelo Gregucci, ex capitano e bandiera della Lazio interviene sulle frasi del numero uno laziale. “Formalmente ha anche detto delle verità incontrovertibili - sottolinea l’ex difensore - ma lui non è mai riuscito a creare empatia con il popolo della Lazio. E’ il presidente più longevo della storia della Lazio, e nell’era del cannibalismo juventino, la Lazio è stata la squadra che ha vinto di più. E’ pur vero che in questi anni la città di Milano non è esistita. C’è stato un decennio in cui la Milano del calcio è rimasta fuori dai giochi”.

“A livello popolare Lotito non ha mai avuto appeal con il tifoso laziale - continua Gregucci - Il tifosi laziale è identitario, ci sono state nel corso della storia di questo club delle squadre che erano molto meno valide di questa. Eppure quelle squadre erano amate, così come i loro dirigenti. Perché Lotito si sente il punching ball ? Lotito deve mettersi davanti a uno specchio e chiedersi: Claudio, perché una società seria, solida, con un club performante non ottiene l’amore dei tifosi? Lotito deve chiedersi questo. E cercare una risposta che possa spiegare tutto ciò. In questi diciotto anni non si è mai messo nelle condizioni di creare un feeling con il tifoso laziale. Eppure la storia dimostra che basta poco“.

“La corsa all’Europa? Sono ottimista. La Juve ha la finale di Coppa Italia. Spenderà tutte le cartucce a livello fisico e psicologico nella partita contro l’Inter. Molto dipende anche da Fiorentina-Roma. La Fiorentina rischia di uscire di scena, e a quel punto resterebbero in corsa soltanto Lazio Roma e Atalanta. La Conference League rischia di diventare un fastidio, anche se porta introiti importanti. Personalmente vorrei che la Lazio arrivasse in Europa League. Altrimenti, a novembre ci ritroveremmo qui a chiederci ancora una volta dell’utilità dell’Europa, e dei problemi che innesca l’impegno infrasettimanale sul rendimento della squadra in campionato“.

Il discorso si sposta sulla Nazionale di Mancini. Immobile sì, Immobile, no, Immobile forse. “Mi chiedo: ci possiamo permettere di lasciare a casa il capocannoniere del campionato? Scamacca rappresenta il futuro, ma in questa stagione ha segnato la metà dei gol di Ciro. Mancini può programmare qualcosa, ma essendo un selezionatore, alla fine deve convocare chi - oggettivamente - fa meglio degli altri. Immobile - se continua con questa media realizzativa - potrebbe essere preso in considerazione anche a trentacinque anni. Nelle ultime sei stagioni è stato l’unico attaccante italiano sugli stessi livelli di Lewandowski, Messi e Benzema. Ma non a chiacchiere, con i gol“.

Inevitabilmente si parla anche dei difensori della Lazio. “Lazzari? A me piace molto, io fossi Mancini lo convocherei. Si è sdoganato da un certo discorso tattico che lo contemplava soltanto come quinto di centrocampo. Patric? Ha dimostrato di essere una buona alternativa, una riserva affidabile. Se ha la ferma volontà di restare, lo terrei per l’affidabilità e per il senso di appartenenza che ha dimostrato. Acerbi? Ha avuto una stagione di flessione, come può succedere a tutti. In passato era il leader riconosciuto, ha fatto stagioni molto performanti, era una certezza. Quest’anno ha avuto infortuni in serie, e non è mai sceso in campo in piena efficienza. Poi ha compiuto qualche errore, e lo ha somatizzato. A quel punto è nata una rottura“.