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Ciak, si gioca: Lazio&Cinema – Un finale di stagione amaro come Million Dollar Baby

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La nuova rubrica di Cittaceleste con cui rivivere i momenti chiave della scorsa stagione della Lazio e analizzarli in ottica cinematografica

Di Lorenzo Bozzetti

Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, in cui un singolo istante diventa sufficiente a cancellare tutto ciò che si era faticosamente costruito. È l’attimo che irrompe senza preavviso, che non guarda in faccia al tempo, né ai sacrifici, né ai sogni che hanno retto quel cammino. Sono quegli episodi imprevisti e inarrestabili che non si possono prevedere né fermare, e che hanno il potere di trasformare la speranza in rimpianto, la costruzione in macerie, la gloria in un silenzio improvviso. Beffe del genere sono chiaramente riscontrabili in ambito sportivo, contesto nel quale anche il singolo dettaglio negativo, un episodio, un istante può rivelarsi fatale e spazzare via tutto ciò che fino a quel punto appariva come intoccabile e incasellabile nel nostro archivio di certezze. È il paradosso della grandezza e della fragilità sportiva: mesi di sacrifici, di allenamenti, di speranze, che si dissolvono in una sola partita, in un singolo errore, in una caduta inaspettata.

Un’immagine che, da questo punto di vista, richiama con particolare evidenza il deludente finale di stagione vissuto dalla Lazio di Baroni nella scorsa annata. Un gruppo, quello biancoceleste, che nel corso della precedente stagione era stato in grado di compattarsi e stupire in positivo la propria tifoseria, anche e soprattutto in ambito internazionale, che aveva lottato con coerenza e determinazione per raggiungere un obiettivo tangibile: ovvero raggiungere in campionato un piazzamento valido per l’ingresso nelle coppe europee. Un obiettivo, però, sfumato al traguardo finale, con una sconfitta casalinga all’ultima giornata di Serie A arrivata contro il Lecce che ha infranto tutto, facendo in mille pezzi i cuori dei tifosi laziali. Una caduta inaspettata, paragonabile ad un colpo secco, imprevisto, che ha vanificato mesi di duro lavoro intrapresi dalla rosa di mister Baroni, che ha spento le possibilità di accesso in Europa della società capitolina e che ha lasciato spazio solo a delusione e rimpianti nell’intero ambiente biancoceleste.

Un epilogo che, per intensità e crudezza, richiama metaforicamente il finale del film di Clint Eastwood "Million Dollar Baby", una storia che mostra come perfino il percorso più lodevole di crescita e sacrificio possa incontrare ostacoli capaci di minarne il cammino e, in un attimo, farlo crollare in modo irreversibile. Vediamo, da questo punto di vista, in che modo è possibile tracciare un filo rosso capace di collegare l’amaro finale di stagione vissuto dalla Lazio di Baroni e l’altrettanto cruento finale del film di Eastwood.

 

Million Dollar Baby, quando la gloria incontra la caduta

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Pellicola del 2004, diretta e prodotta da Clint Eastwood, Million Dollar Baby racconta la storia di Maggie Fitzgerald (interpretata in maniera eccezionale da Hilary Swank), una giovane donna determinata a diventare una pugile professionista nonostante le difficoltà e i pregiudizi che prendono forma intorno a lei. Con grande tenacia e una volontà incrollabile, la protagonista richiede l’aiuto di Frankie Dunn (interpretato magistralmente da Clint Eastwood), un allenatore navigato, con alle spalle una lunga carriera nel settore della boxe ma anche severo, che inizialmente è riluttante ad accogliere e ad allenare la nostra Maggie. Tra allenamenti estenuanti, sacrifici quotidiani e sfide che sembrano non conoscere mai fine, Maggie lavora come cameriera per potersi permettere di allenarsi in palestra, convertendo ogni piccolo gesto in chiara ed evidente testimonianza della sua dedizione. Con tenacia e coraggio, la protagonista affronta ogni ostacolo per dimostrare il proprio valore e inseguire un sogno che, a prima vista, appare quasi impossibile da raggiungere. Un film che, da questo punto di vista, mira ad esplorare e affrontare argomenti universali come la dedizione, il coraggio, la resilienza e la forza interiore, accompagnati anche dalla volontà di raccontare e analizzare al tempo stesso quegli elementi che contribuiscono a rendere i rapporti fra le persone ancor più complessi, nonché il prezzo degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Una storia intensa, profondamente coinvolgente, firmata dalla sensibilità e dalla maestria di Eastwood, che permette a quest’ultimo di stimolare lo spettatore ad una riflessione sul significato della determinazione e sul senso di quei sogni che ciascuno di noi può coltivare interiormente e cercare di realizzare.

Lazio come Maggie: il ko che lascia il segno

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Il 25 maggio scorso la Lazio di Marco Baroni si trovava a disputare fra le sue mura amiche la sua ultima partita del campionato di Serie A 2024-2025. Ad attendere i biancocelesti di Baroni allo stadio Olimpico vi era il Lecce, in quel momento allenato da mister Giampaolo. Quella tra biancocelesti e giallorossi rappresentava una gara dal valore importantissimo, dove in ballo vi erano obiettivi diametralmente opposti, ma entrambi cruciali. Da una parte la Lazio, reduce dall’importante pareggio di Milano contro l’Inter, dove l'incontro contro i salentini rappresentava l'ultima opportunità utile per assicurarsi un posto nelle competizioni europee, con un pareggio sufficiente a garantire il sesto posto e l'accesso alla Conference League. Dall’altra il Lecce, squadra che si trovava a un solo punto dalla salvezza matematica, che una vittoria le avrebbe garantito senza dipendere da altri risultati. La gara contro i giallorossi, dunque, rappresenta per la rosa di Baroni una ghiotta chance per confermare sul rettangolo verde di gioco quanto di buono e positivo era stato fatto nel corso dell’annata, e soprattutto per trovare un risultato –ovvero l’accesso all’Europa- che poteva rappresentare il giusto premio per la stagione condotta, ma anche un palliativo utile per mettersi alle spalle la delusione europea contro il Bodo/Glimt, in quelle giornate ancora fortemente cocente. La sfida contro gli uomini di Giampaolo si è rivelata però piuttosto insidioso fin dall’inizio. I primi minuti del match, infatti, sono stati caratterizzati da un approccio piuttosto bloccato e tattico da parte di entrambe le squadre, con una fase di studio che ha scandito le fasi iniziali della partita. La Lazio dal canto suo cercava di imporre il proprio gioco, ma il Lecce si è rivelato capace di mostrare una maggiore audacia nelle prime fasi, creando perfino qualche preoccupazione alla retroguardia biancoceleste.

A rompere il ghiaccio e interrompere la fase di stallo tra le due squadre, però, ci ha pensato direttamente un episodio chiave del match, vale a dire il gol messo a segno dal Lecce al 43' minuto, con la rete firmata da Lassana Coulibaly arrivata dopo un’ingenuità difensiva che ha visto come protagonista Mario Gila. È l’episodio utile a sbloccare definitivamente il match. Da quel momento in poi, infatti, sono susseguiti una serie di episodi che hanno reso la gara contro i giallorossi particolarmente intensa, come ad esempio le due espulsioni di Rebic (al 49’ del primo tempo), e di Romagnoli poco prima del triplice fischio. Di fronte alla rete di Coulibaly la Lazio non ha saputo replicare, senza riuscire quindi a ribaltare lo 0-1 che si era maturato alla fine del primo tempo. Un risultato che resterà così al fischio finale dell’arbitro Fabbri, che ha decretato il settimo posto della formazione biancoceleste, utile per condurla verso l’esclusione dalle coppe europee. Un esito drammatico –sportivamente parlando- che ha suonato come un vero e proprio shock per l’ambiente biancoceleste. Un esito che ricorda metaforicamente il finale vissuto dalla protagonista di Million Dollar Baby, che vede Maggie vivere un dramma che si è consumato nel giro di pochissimi istanti, con un pugno scorretto, incassato mentre lei, fiera e determinata, stava quasi per toccare l’apice della sua carriera. Cade, batte la testa, e la sua vita cambia per sempre. La gloria è sottratta non dal talento dell’avversaria, ma da una fatalità che travalica lo sport. La medesima sensazione si è potuta respirare all’Olimpico, quando la Lazio, di fronte alla possibilità di agguantare almeno la Conference League, è stata travolta da un colpo che nessuno si aspettava. Non una finale persa contro un avversario più forte, non un fallimento annunciato, ma una caduta beffarda, maturata proprio quando il sogno sembrava a portata di mano.

La sconfitta in casa, davanti ai propri tifosi, ha avuto la brutalità di un pugno illegale: in un istante, infatti, l’Europa è sfumata. Non c’è stata la possibilità di reagire, di rialzarsi: in altre parole, ciò che si è vissuto nella serata di quel 25 maggio è stato quindi un ko secco, definitivo. I tifosi biancocelesti, come gli spettatori che assistono al dramma di Million Dollar Baby, sono dunque rimasti scioccati di fronte a tale conclusione di stagione. In un attimo, le loro speranze di vedere la propria squadra staccare il pass per le coppe europee si sono spente, polverizzate e chiuse velocemente come il battito d’ali di una farfalla. Eppure, proprio in questa duplice amarezza si nasconde un messaggio che unisce la Lazio di Baroni e la pellicola di Eastwood: la grandezza non risiede solo nel vincere e nel conquistare i successi, ma anche e soprattutto nell’avere il coraggio di combattere fino all’ultimo istante, mostrando cuore, orgoglio e grande capacità di resilienza. In particolare, la caduta di Maggie sul ring, da un lato, e la caduta della Lazio all’Olimpico, dall’altro hanno sicuramente lo stesso sapore di ingiustizia, lo stesso peso di un destino crudele, fatale, che sottrae a chi lotta la ricompensa del proprio sacrificio.

Tuttavia, in ambo le situazioni, nonostante una cocente delusione che li accomuna, si può comunque registrare e percepire quella sensazione di aver dato tutto senza arrendersi, una sensazione che permette di trasformare e convertire la sconfitta in un segno indelebile di resilienza e dignità. Sicuramente l’esclusione dalle coppe rimarrà un risultato impresso nella mente dei tifosi biancocelesti, ma al tempo stesso questi ultimi possono guardare alla stagione della Lazio con orgoglio, riconoscendo il cuore, la determinazione e il coraggio dimostrati dalla squadra e da mister Baroni lungo tutta la stagione. Così come lo spettatore di Million Dollar Baby che esce dalla sala con il cuore spezzato e travolto, allo stesso modo il tifoso laziale in quella serata ha vissuto una serata da dimenticare, ma entrambi i soggetti si ricorderanno per sempre della dedizione mostrata da Maggie, da un lato, e dalla Lazio di Baroni, dall’altro. Entrambi, infatti, si sono contraddistinti per la loro resilienza, per il loro non essersi mai arresi, per l’aver incarnato la dignità della lotta. Forse, un giorno, quando il dolore dell’ultima sconfitta sarà attenuato, i tifosi biancocelesti guarderanno indietro e riconosceranno che, come in Million Dollar Baby, nonostante tutto, valeva la pena combattere.