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Como-Lazio, Fabregas: “Mercato bloccato un aiuto. Scontro diretto? Beh…”
Si avvicina l’inizio del campionato di Serie A. La Lazio esordirà in trasferta a Como domenica alle ore 18:30. E proprio in vista del match è intervenuto in conferenza stampa il tecnico dei lombardi Cesc Fabregas. Queste le sue parole.
Rispetto a Como-Lazio dello scorso sono cambiate tante cose. E che rapporto ha con Sarri?
“Maurizio è una grande persona, grande ricordo di lui, come allenatore e come persona. Ero partito dopo sei mesi ma mi ha mostrato tante belle cose, imparare e crescere. Lo ringrazio sempre perché quando l’ho incontrato in giro mi ha sempre trattato benissimo. Spesso abbiamo parlato di calcio. È una persona onesta e che ha idee chiare, e alla lunga riesci a vincere. Si vede che la sua impronta su questa Lazio c’è già. Il fatto che non abbiano fatto mercato li ha aiutati tantissimo. Ha ritrovato tanti ragazzi. Può aiutarti come cosa. Una squadra di esperienza e fisica, con idee chiare. Sarà sicuramente una grande partita”.
Che sensazioni ha per l’inizio della stagione?
“Sono contento, abbiamo fatto mercato fin da subito. Siamo più avvantaggiati rispetto a un anno fa. È la seconda stagione consecutiva in A dopo 21 anni. Un’altra opportunità. Come club avere questa stabilità è importante. Il progetto continua”.
Ha parlato con la squadra dopo il Suditrol?
“Una cosa che non faccio mai: dopo il primo tempo ho chiesto a tutti di entrare negli spogliatoi. Non è una cosa di attitudine, ma di campo, distanza e relazione, movimenti, su cui non avevamo lavorato. Nel cooling break avevamo risolto qualcosa. Non si fanno sempre tre gol in tre minuti, ma abbiamo cambiato qualcosa per far trovare nuove soluzioni. 6 giocatori nuovi sono arrivati e devono trovare un’intesa. Dobbiamo stare attenti a non sbagliare ad inizio gara, perché entrambe le squadre vanno al 100%.
Nel secondo tempo abbiamo fatto meglio. Non ci hanno attaccato o pressato. Ma nella prima mezz’ora bisogna fare meglio. Ripeto: i ragazzi lo sanno, l’approccio non mi è piaciuto. Dobbiamo essere 21/2 giocatori, 2 giocatori per ruolo, dentro il campo bisogna entrare per fare la differenza. Non siamo Messi, Ancelotti o prime donne. Bisogna lasciare l’ego e dare tutto. Poi si può sbagliare un passaggio, un’uscita, ma l’atteggiamento, la fame, l’aiutarsi deve essere cruciale. Se non lo si fa bene mi fa incazzare un po’”.
Siete in 26, senza i portieri.
“Gabrielloni può essere di grande aiuto, è un discorso a parte. È entrato con l’Atalanta, con la Roma, e in pochi minuti può fare la differenza. Chi entra può far vincere le partite, ma anche perdere. Azon? Certo che vorrei tenerlo, ma dobbiamo essere massimo 22, e poi ci sono le dinamiche di mercato. Io sono contento di tutti i giocatori che ho. Ho parlato anche con Yannick, Ivan, Gabrielloni. Ma il calcio è dinamico. Cambiano le cose velocemente. L’anno scorso, in Europa, forse siamo stati la squadra che ha inserito piщ giocatori. L’idea è quella di confrontarmi con la società e vedere il da farsi. Inaki Pena? Ho parlato con tutti. Sanno che caratteristiche deve avere il portiere che vorrei. Abbiamo bisogno di un portiere, questo è sicuro”.
Como-Lazio è uno scontro diretto?
“Alla prima giornata? Non credo, neanche a lungo termine. Siamo in ricostruzione. Loro no. Zaccagni, Taty, Gila, Tavares, hanno giocato in club importanti, di un ottimo livello. Non hanno fatto mercato”.
Come sta Diao?
“Ha sentito qualcosa vicino alla zona in cui è stato operato. È tutto apposto, abbiamo fatto tutti gli esami del caso. Oggi non si è allenato. Ma dovrebbe rientrare”.
E Kuhn e Addai?
“Il primo è rientrato. Dipende cosa dicono anche i dottori, per vedere come gestirli. Addai si è allenato un po’ da solo”.
Su Azon?
“Una situazione particolare, ma ho grande stima per tutti. Ha dimostrato di far bene lui. Un ragazzo d’oro. Tutti si trovano bene con lui. Il calcio è questo. Ma io gliel’ho detto, è una garanzia, entra con fame e pressa, aiuta il compagno, lotta contro tutti e va in profondità. Ha dei buoni piedi. Può giocare a destra, a sinistra e come punta. Non è un esterno puro. Mi piacerebbe vederlo nel suo ruolo, come nove. Si sta trovando bene anche come esterno”.
Su Dele Alli?
“Per il momento si sta allenando a parte. Ma il direttore Ludi sta gestendo la situazione. Non entro nei dettagli”.
Morata sarà titolare?
“Sta bene. Potrebbe giocare. Si sta allenando bene. Si è inserito bene. Piano piano aumenterà il suo minutaggio. Titolare? È una cosa che deve arrivare in maniera naturale. Douvikas però sta spingendo, si giocano il posto lui e Morata. Anche gli altri si stanno allenando bene. Ma in questo momento è così”.
Come gestirà il centrocampo?
“Ciò che avete visto in ritiro è relativo. In allenamento si varia molto, si provano nuove soluzioni. A volte tre a centrocampo sì, con rotazioni. Da Cunha può fare tutto, Baturina può fare 8 e 10 come Caqueret, Sergi può fare il 6 e l’8. Sono polivalenti. Dipende dall’andamento della stagione”.
Si possono vedere Baturina e Paz insieme?
“La partita con l’Ajax è stata la migliore che abbiamo fatto. Sì, è un amichevole, ma fino a un certo punto. Tutti gli allenatori, compreso Heitinga, vogliono vincere, anche le amichevoli. Noi allenatori giovani vogliamo spingere per vincere. Loro possono giocare assieme tranquillamente. Dipende dalla partita e dal momento”.
Nelle squadre di A ci sono pochi italiani.
“È una questione che abbiamo affrontato spesso. Noi, Como, abbiamo accolto tanti spagnoli. Ma io personalmente, assieme alla società, ho cercato di portare più italiani possibile. Credimi. Ma ho fatto una fatica incredibile. I top italiani giocano nelle big. Ma noi vogliamo procedere in questa direzione. Non mi soffermo sulla mentalità. Ma in Primavera stiamo investendo per farli allenare come noi, spingere e magari accoglierli presto. Rispoli è un esempio, gli manca un anno, ma sta giocando col Catanzaro. Mi aspetto che possa tornare l’anno prossimo e far parte della squadra. Il mercato spagnolo lo conosco meglio, il talento spagnolo è molto importante. Ma se devo scegliere tra spagnolo e italiano, cerco di scegliere un ragazzo italiano. Però è difficile. Abbiamo fatto fatica a trovare talenti italiani”.
Conosce Cuesta?
“È bravo, ci ho parlato all’Arsenal. È un allenatore molto preparato. Loro hanno la squadra più giovane della Serie A, noi la seconda. Avrà sicuramente analizzato tante cose. Capirа come funziona, ma penso che sia una persona con fiducia in se stesso, è da anni che lui vuole allenare a questo livello. Mi piace come persona. Bravo anche il Parma per avere la forza e credere in lui”.
Qual è il vostro obiettivo?
“Spero di non ripeterlo più. Capisco la domanda, l’allegria, l’energia. Ma ho fatto questo sport per tutta la vita e so che ci sono passi da fare con calma. Allegri ha parlato delle otto squadre che lotteranno per la Champions, e non ci ha incluso. E se lo dice un grande come Allegri, vuol dire che ha un significato. La qualità in generale si alzerà molto tra le concorrenti. Ma voglio dirlo in maniera naturale: ma nessuno in società è in squadra ha parlato di Europa. La pressione arriva, ma si parla di obiettivi minimi, come Inter e Juve col quarto posto. Noi non abbiamo obblighi.
Siamo forti, nella nostra idea, non ci interessiamo a quei discorsi sul Como. Spero che i tifosi lo capiscano. Nel futuro l’obiettivo è arrivare in Europa, ma non oggi. Se ci arriviamo facciamo un festone. Il Como ha speso 100 milioni, ma li ha spesi con ragazzi. Se ne vendiamo tre ora ne facciamo 100. Chiediamo ad allenatori importanti di fare l’Europa con titolari di 20 anni. Quindi è importante crescere, con stima, con passione. Ma se il discorso è solo l’Europa… bisogna crescere e fare piccoli passi. Se forziamo il discorso, come una partita in cui stiamo pareggiando con la palla, rischiamo di prendere contropiede e subire un gol. Se siamo tutti uniti, potremmo ridurre il progetto a lungo termine, previsto inizialmente di 4 anni. Io sono molto ambizioso, ma troppa ambizione non va bene. I passi fatti finora sono già grandi passi. E ora bisogna continuare così”.
Può influire il Mondiale?
“In questo momento no, è presto. Ma si, tanti giocatori fanno una scelta in base al Mondiale. Se Modric va al Milan, giocando con quei ritmi, vuole arrivare al Mondiale.Nico Paz è restato perché ha bisogno di continuità e perché è contento, ma anche perché vuole andare al Mondiale. Ma la stagione è lunga. Gli ultimi mesi sono delicati. Questa cosa però dà forza ai giocatori, loro sono preparati mentalmente”.
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