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Convegno Lazio, Fabiani: “Abbiamo avuto casi spigolosi”

Fabiani
Le parole del direttore sportivo biancoceleste nel corso del Primo Convegno contro il bullismo ed il cyberbullismo organizzato dalla società
Edoardo Pettinelli Redattore 

Il direttore sportivo della Lazio, Angelo Fabiani, ha preso la parola nel corso del Primo Convegno S.S. Lazio "Bullismo e Cyberbullismo nella scuola e nello sport: come prevenire ed arginare il fenomeno". Di seguito le sue dichiarazioni:

Non ricordo quello che è accaduto ieri, parliamo dell’argomento di oggi. È una giornata bellissima. La cosa che mi ha colpito da questa mattina, avendo io una bambina di quattordici anni, è aver sentito questi tre ragazzi che hanno dovuto lasciare la scuola. Questa è una sconfitta della nostra società, è una sconfitta per tutti. Si sono dovuti privare di una scuola per cercare e trovare una nuova vita, un nuovo stimolo. Nessuno però ha pensato di andare da quei genitori che facevano parte di quella scuola a chiedere come mai i loro figli si fossero comportati in maniera indegna nei confronti di altri ragazzi. Sono convinto che chi ha subito tutto ciò si realizzerà molto di più di chi ha fatto questi gesti ignobili.

La vita mi ha sempre messo di fronte a situazioni molto dure, a undici e dodici anni sono rimasto orfano di padre e madre, vi lascio bene immaginare quante ne ho subite. Ma se oggi mi guardo dietro vedo anche che molti di quei ragazzi che all’epoca mi evitavano sono rimasti al palo mentre io con le mie forze sono arrivato dove sono arrivato oggi. Nella prima vita lavorativa ho fatto un mestiere abbastanza duro, ho iniziato ringraziando le forze dell’ordine perché per circa dieci anni ho indossato una divisa, quella della polizia penitenziaria. Ho fatto servizio a via della Longara, ho visto e affrontato tanti dolori.

Dovremmo preoccuparci di come nasce il bullismo. Nasce nelle nostre famiglie, da una non educazione dei genitori. Ci sono problematiche serie, per esempio di droghe. Se i genitori non fanno un’attenta osservazione si arriva al giorno in cui non solo è troppo tardi per intervenire, ma è anche difficile curare. La prima volta in cui sono entrato in un istituto di pena c’era scritto ‘Vigilando redimere’. Significa quello che sto dicendo: la famiglia deve vigilare, prestare attenzione alle deviazioni di questi ragazzi. Siamo noi genitori i primi a dover stare attenti, poi dobbiamo anche ringraziare chi cerca di recuperare le manchevolezze di noi genitori. La mia esperienza mi ha portato a maturare questa ferma convinzione: che tutto parte tra le mura domestiche. Tanti anni fa l’imbecille che andava al bar diceva stupidaggini che rimanevano dentro al bar, oggi queste cose fanno il giro del mondo.

Ne è una dimostrazione Alberto Bianchi, al quale ho suggerito di togliersi dai social e oggi fa una vita serena. Sono trent’anni che faccio la mia carriera, mi sono dedicato alla prima squadra ma quando sono arrivato alla Lazio anche al settore giovanile. Abbiamo avuto casi molto spigolosi risolti con gli strumenti che abbiamo a disposizione, senza ferire chi ha anche commesso un atto di bullismo. Si tratta sempre di minori, bisogna prestare attenzione. Ma abbiamo usato quegli strumenti concessi dalla Costituzione e dalle norme federali. Mi auguro che quei genitori abbiano capito il senso della famiglia Lazio e siano intervenuti per andare a curare il problema. Tutti i giorni ci imbattiamo in situazioni più o meno delicate. Abbiamo a che fare con i minori, con cose molto delicate. Scriverei in ogni scuola, ma soprattutto in ogni abitazione, quella frase: ‘Vigilando redimere’.

 Il soggetto che entra in un istituto va recuperato: spesso chi costrette reati è costretto, si vergogna a chiedere aiuto, è poco appoggiato dalle istituzioni e finisce per commettere qualcosa che anche lui dubitava di fare. Dobbiamo aiutare queste persone con una vigilanza attenta e costante, per far sì che i giovani crescano con la gioia, in libertà e godendosi la loro infanzia. Soltanto così avremo una generazione in grado di onorare la società e far sì che i genitori si sentano orgogliosi dei propri figli”.