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Couto: “Quella Lazio aveva un potenziale incredibile. Quando c’erano le nazionali…”

Couto e Salas 'Indimenticabili - 25esimo anniversario Scudetto 2000'
Le dichiarazioni dell’ex biancoceleste ai microfoni dei canali del club in occasione delle celebrazioni per i venticinque anni dallo scudetto
Edoardo Pettinelli Redattore 

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In occasione delle celebrazioni per i venticinque anni dal secondo scudetto della Lazio è intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali del club Fernando Couto. Queste le sue parole. “Ho avuto la fortuna di vincere in tutti i paesi in cui ho giocato: Portogallo, Spagna e Italia. A questo scudetto con la Lazio di venticinque anni fa è stato molto speciale per il modo in cui è arrivato. Eravamo una squadra molto forte con grandi giocatori importanti, andavamo in nazionale e a Formello non rimaneva praticamente nessuno. Ci siamo divertiti tantissimo, era un gruppo forte che in campo aveva una determinazione e un’unione molto forte che ci ha potato a vincere e a credere sempre in grandi traguardi. Secondo me questa squadra poteva vincere molto di più, anche Mancini lo ha detto. C’era un potenziale incredibile, potevamo vincere di più. Ma ci siamo divertiti tutti.

Il 14 maggio 2000 mi sono passate tante cose nella testa. Guardavo i compagni, i tifosi, tutti quanti avevano un’espressione diversa ma nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto. La gioia è stata immensa, unica e indimenticabile. Una vittoria importante ma sottovalutata? Per esempio quella col Perugia, ma non sono molto bravo con i ricordi. Rivendendo le immagini sto ricordando tante cose, ma ricordo di aver vissuto tanti bei momenti. Sono legato a questa squadra, a questi tifosi che mi hanno dato tanto. La cessione di Vieri? Abbiamo rinnovato un po’ tutta la situazione, la Lazio in quel momento prendeva i giocatori più forti: ne usciva uno e ne entrava un altro. In quel momento la Lazio era la squadra più forte d’Italia, meritava molto di più.

Una realtà odierna come quella Lazio? È difficile paragonare, è cambiato il calcio e anche la qualità. Sono cambiate tante situazioni, alcune in meglio e altre in peggio. In allenamento? L’intensità era alta, c’erano giocatori di alto livello ed Eriksson faceva fatica a scegliere chi schierare. C’era turnover perché c’erano tante partite, questo ha aiutato a gestire il gruppo anche se tutti quanti volevano sempre giocare. Sono stati cinque anni molto belli, così come gli altri tre dopo: otto anni davvero belli. Il doppio giallo col Chelsea? Un episodio in cui ho esagerato, ma è parte del mio carattere, del mio modo di essere.

Il trofeo che più ricordo? Lo scudetto è il massimo che abbiamo vissuto e ottenuto. Ma era un gruppo in cui tutti vivevano vicini a due passi da Formello, una famiglia. Sono stati momenti belli e importanti per la mia carriera. Sono stato a Barcellona, un’altra grande squadra, eppure le posso paragonare. L’ultima capriola? Non la ricordo più (ride, ndr). Devo cercare su internet. I capelli miei o quelli di Guendouzi? È uguale (ride, ndr) I miei li ho lasciati crescere in quel momento e mi sono piaciuti”.