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Cragnotti: “Siamo lontani dalla mia Lazio, ma i tifosi non siano solo critici”

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Le parole dell'ex presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, sul momento vissuto dalla società biancoceleste, tra gestione societaria e campo
Stefania Palminteri Redattore 

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Intervenuto ai microfoni di RadioseiSergio Cragnotti è tornato a parlare di Lazio, tra campo e attualità. Queste le parole dell'ex presidente biancoceleste: "Sarri lo apprezzo moltissimo per le sue concezioni calcistiche. Probabilmente si sta trovando in difficoltà perché pensava di gestire qualcosa di differente. Però credo che col suo entusiasmo e la sua voglia di fare darà sicuramente qualche soddisfazioni ai tifosi laziali. La caratteristica con cui sceglievo gli allenatori era quella di trovare uno psicologo, soprattutto. Un uomo che capisse veramente questi giovani, che dovevano organizzare e raggiungere determinati obiettivi.

Dovevano essere convinti della loro forza e del loro entusiasmo. Credo che l'abbiamo raggiunto questo obiettivo all'epoca, perché Eriksson fu un uomo in grado di infondere questi valori nello spogliatoio. Credo che Sarri debba lavorare molto sulle capacità psicologiche che lo attanagliano in questi momenti, per determinati infortuni e determinate volontà non raggiunte. Deve far forze con quello che ha. Ormai il presidente Lotito credo conosca il campionato italiano. Sono oltre vent'anni che sta gestendo la Lazio, con alterne vicende: degli anni sono andati abbastanza bene e degli anni, come quello che stiamo attraversando, dove non abbiamo la forza per agguantare l'obiettivo che il presidente si era dato, quello di partecipare alle coppe europee.

Ma il campionato è all'inizio e avrà risvolti interessanti. La Lazio deve far forze sulle proprie energie e sulle proprie capacità. E credo che i tifosi debbano dare una mano e non essere soltanto critici, ma vicini alla squadra, alla direzione tecnica, alla società anche nelle battaglie future. Flaminio?Ha un'importanza enorme: uno stadio al centro di Roma, logisticamente, sarebbe il punto di forza di questa società. La burocrazia italiana e capitolina sarà l'ostacolo principale per ottenere questo progetto ambizioso. Ma è un progetto valido nell'essenza, nella logistica e nella capacità di avere vicini i tifosi.

Senz'altro potrebbe rafforzare patrimonialmente la società. Ma credo che sia nelle logiche del presidente Lotito: giorni fa sono stati a Formello e ha dimostrato la sua capacità di patrimonializzare questa società attraverso investimenti immobiliari, capaci poi di sostenere i momenti critici e i grandi investimenti che richiede il calcio giocato. Quanto siamo lontani da quella Lazio? Siamo molto, molto lontani. Anche dal punto di vista calcistico, oggi non ci sono gli artisti del pallone che esistevano una volta, sia in Italia che in campo internazionale.

Calcisticamente stiamo soffrendo una carenza dovuta a un nuovo modo di gestire le società di calcio. Oggi i giocatori si rinforzano dal punto di vista fisico, non dell'intelligenza calcistica. Infatti abbiamo visto una rovesciata di McTominay di cui c'è stata un'esaltazione. Di questi colpi non ne vediamo più. Plusvalenze? Sono fondamentali. Dipende molto dalla capacità della società, dei direttori tecnici, di trovare quei valori calcistici che possano donare in futuro, attraverso la compravendita, quei valori aggregativi che vanno a dare risultati economici nel proprio bilancio.

Qualcosa che si evidenzia sempre di meno, perché il costo dei giocatori medi è diventato esorbitante. Giocatori da 20, 30 o 40 milioni di euro che non danno un valore aggiunto. Questo crea una difficoltà a ottenere queste plusvalenze che sarebbero un toccasana per i bilanci e per la valutazione economica di una società. Un consiglio a Lotito? Spero che nell'incontro che ho avuto con lui mi sembrava mi è sembrato un uomo capace di portare avanti un progetto per un futuro più tranquillo per i tifosi. Il risultato sportivo è anche influenzato da fattori che il presidente non può neanche prevedere.

Questo sta nella forza societaria, nella capacità di aggregare una squadra, aggregare a una tifoseria, aggregare le proprie forze tecniche. Aggregare una società per dare soddisfazione a tutti quanti. Tifosi? A loro mando un grande abbraccio, li ringrazio per il loro amore e la loro riconoscenza che hanno in questo momento con un vecchio presidente, che ha abbandonato questa società da oltre vent'anni e che ha dato dei grandi risultati, grandi successi e un nome che ha fatto volare la Lazio in tutti i continenti.

Questa riconoscenza arriva ancora oggi dai tifosi. Per cui ringrazio e mando un grande abbraccio, sperando in un futuro migliore per tutti noi. Io credo che la Lazio non sia stata la causa di quello che ho subito in quel momento: la Lazio aveva una sua vita autonoma, una sua capacità di bilancio e anche aumenti di capitale che sono stati fatti all'epoca, poi seguiti da tutti i tifosi con grande passione. La gente veniva ad aiutare la società in quei momenti e quei mezzi finanziari che la Lazio necessitava".