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Di Bello, continua lo show: sfogo social poi ci ripensa. E si schiera anche la moglie

Di Bello
Scelta particolare dell’arbitro di Brindisi che appare sui social e poi torna indietro. A suo sostegno si schiera la lettera della moglie
Michele Cerrotta

Imparare dagli errori? No, grazie. Almeno non per Marco Di Bello, fiero sui social a rivendicare le sue 161 partite dirette in Serie A allegando tre foto del disastro di venerdì e aggiungendo addirittura come colonna sonora Zitti e buoni dei Maneskin. Possibile far peggio? Apparentemente no, ma in realtà il fischietto di Brindisi rilancia. Passa qualche ora e dal suo profilo Instagram scompare il post. Rimane, invece, tra le storie la lettera della moglie in difesa del marito dopo gli attacchi - anche pesanti e da condannare - ricevuti dall’arbitro di Lazio-Milan. La narrazione e l’analisi dei fatti, però, qui deve inevitabilmente prendere una doppia strada.

Da un lato, c’è l’ennesima decisione sbagliata di Di Bello. Un post social, il suo, che trasuda arroganza e quasi fierezza per lo scempio messo in scena all’Olimpico. Non si spiegherebbe altrimenti il messaggio: chi vuole zittire, il fischietto di Brindisi, dall’alto delle sue 161 presenze in Serie A condite da una lunga scia di errori, molti dei quali a danno della Lazio? Chi è che dovrebbe star buono? I tifosi biancocelesti furiosi per una direzione di gara scelerata? O forse i calciatori, a cui - a sentire Immobile - non sarebbe mai stato ascolto durante l’arco della gara? Oppure Lotito, che da presidente della Lazio e figura istituzionale si è preoccupato di tutelare i diritti suoi e di tutto il sistema calcistico italiano? Difficile rispondere, ma forse tutto si risolve nella scelta di cancellare il post. Di Bello: è lui che forse dovrebbe rimanere zitto e buono e, piuttosto che lanciare messaggi social, riflettere sugli errori compiuti.

Dall’altro lato, poi, c’è la scelta della moglie Carla, che con una lunga lettera ha voluto mostrare sostegno e schierarsi a fianco del marito Marco, riempito di insulti dopo gli errori compiuti nella gara tra Lazio e Milan. Scelta comprensibile, che va oltre il calcio così come oltre vanno anche gli insulti che non cambieranno di certo l’esito del match. E allora, forse, come sempre sarebbe il caso di lasciar stare i social: tutti, nessuno escluso. Di seguito, intanto, la lettera della moglie del fischietto di Brindisi. "Non è facile scrivere rimanendo lucida ed educata, non è facile restare equilibrata e serena. Non è per niente facile ma devo esserlo per non farmi travolgere e inghiottire da questa tempesta di odio. Non voglio parlare di arbitraggio, non mi interessa parlare di calcio e calciatori.. non posso però parlare di sport perché sport non è più..nello sport non c'è spazio per odio e violenza.

Invece sono due giorni, e chissà quanti altri ne seguiranno, che su un UOMO di stanno riversando le più indicibili cattiverie e ostilità. E' un accanimento mediatico e sociale senza precedenti. Viviamo in un'epoca storica dove si condannano e si prendono le distanze da violenza e abusi, ma siamo però capaci di odiare, denigrare, offendere, maltrattare e oltraggiare il prossimo. Non sono qui per difendere Marco, in quanto capace di poterlo fare da sé. Sono qui per mettermi accanto a lui, per poterlo alleggerire del carico emotivo subito. Sono qui per ricordare dietro una divisa, fuori dal campo, lontano dalle telecamere, c'è un uomo. Ci sono sacrifici, impegno, dedizione, rinunce, sogni, successi e sconfitte. C'è Marco Di Bello, ci sono la sua forza, la sua dignità e tanto altro ancora che niente e nessuno riuscirà mai a cancellare. "Nel mezzo di una difficoltà c'è un'opportunità" - Albert Einstein. Con Amore, Carla".

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