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Attesa sì, ma con spiragli di possibili novità all’orizzonte. Quella del Flaminio è una storia di vecchia data in casa Lazio, ben più antica dell’ultima accelerata di marzo, quando Lotito in Campidoglio aveva presentato a Gualtieri lo studio di fattibilità. Uno studio che non poteva essere definito vero e proprio progetto di fattibilità e che non può esserlo ancora oggi a causa dell’assenza di quattro documenti cruciali, tra cui quelli relativi ad ambiente e mobilità. Solo nel momento in cui la Lazio manderà le PEC in questione al Comune allora potrà iniziare l’iter per arrivare a giocare al Flaminio la prima partita a settembre 2029. Gli ultimi giorni, però, potrebbero aver dato una spinta importante verso il traguardo. La Lazio ha infatti lavorato su due fronti: uno a New York e l’altro, inevitabilmente, nella Capitale.
Negli USA la delegazione composta da Enrico Lotito e da Emanuele Floridi, già artefice dell’accordo con Legends, ha incontrato Mike Loparo, manager di riferimento per i progetti internazionali del nuovo partner biancoceleste. Sul tavolo discorsi meramente economici ma cruciali per lo sviluppo del progetto: come ottimizzare le spese per far diventare il Flaminio un’operazione anche redditizia. Un dialogo che ha dato nuova fiducia alla Lazio, che potrebbe risparmiare circa 40 milioni rispetto a quanto riportato nello studio di fattibilità di marzo. La spesa, infatti, dovrebbe attestarsi intorno ai 400 milioni, da racimolare tra fondi di Lotito, finanziatori esterni, mutui con il Credito sportivo e contributi pubblici.
A Roma, invece, rappresentanti della Lazio hanno avuto - e continuano ad avere - contatti frequenti con i tecnici del Comune per arrivare a inviare le PEC mancanti. Incontri esplorativi necessari a risolvere diverse tematiche complesse, da quelle urbanistiche a quelle ambientali, senza dimenticare poi ovviamente il discorso legato ai trasporti in una zona con una forte densità abitativa. Stabilite già con lo studio di marzo invece alcune certezze: dalla capienza di 50.750 spettatori all’obiettivo di avere 4440 posti auto, da inserire però in uno studio di mobilità ben più ampio. Il tutto con la previsione di sponsorizzazioni, eventi, tour e museo per aumentare i ricavi.
Dal Comune, scrive oggi il Corriere della Sera, assicurano di essere pronti a dare il via all’iter amministrativo “pure ad agosto se ci inviano la PEC entro luglio”. È l’ennesimo segnale di apertura, come sottolineato anche dall’assessore Onorato e dal dg di Roma Captale Albino Ruberti ai tifosi due giorni fa, in occasione dell’incontro a margine della manifestazione. Ammesso che tutto vada a buon fine, però, ci sarà da fare i conti anche con gli ultimi oppositori.
Sempre viva infatti la Roma Nuoto, che ha già inoltrato ricorso al Tar dopo aver ricevuto il no al pubblico interesse dal Campidoglio. Ci sono poi anche alcuni comitati di quartiere pronti a fare lo stesso, evidentemente contrari a un Flaminio riassegnato alla Lazio. Che, però, sembra poter contare su una spinta politica rilevante. Non capita tutti i giorni a un sindaco, del resto, di poter chiudere il proprio mandato dando il via ai lavori per gli stadi delle due squadre della propria città.
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