cittaceleste news esclusive ESCLUSIVA – Pietrella (Gazzetta): “Lazio, devi tornare in Europa. Sul Flaminio dico…”

news

ESCLUSIVA – Pietrella (Gazzetta): “Lazio, devi tornare in Europa. Sul Flaminio dico…”

redazionecittaceleste
Intervenuto in esclusiva a Cittaceleste, il giornalista della Gazzetta dello Sport analizza l’attuale momento della Lazio sotto ogni aspetto

Vai nel canale Telegram di Cittaceleste >

Di Lorenzo Bozzetti

Continua nel ritiro di Formello la preparazione della Lazio sotto la guida di mister Sarri. Un ritiro che sta permettendo al Comandante sia di valutare da vicino il capitale umano sul quale potrà contare in vista della prossima stagione, che di studiare nuove possibili soluzioni tattiche volte a fornire alternative al suo gioco. Tutto questo, con una situazione legata al mercato che rimane bloccata in entrata, e che di fatto ostacola quelle operazioni di rinforzamento della propria rosa che agli occhi di tifosi sarebbero necessarie per rilanciare le ambizioni della squadra biancoceleste. Al fine di poter analizzare e approfondire questi e altri aspetti riguardanti il presente e il futuro della Lazio, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di CittacelesteFrancesco Pietrella, giornalista de La Gazzetta dello Sport.

 

Partiamo dalla scorsa annata: come reputa la stagione condotta dalla Lazio di Baroni?

"Purtroppo è stata una stagione deludente: fuori dall'Europa dopo tanti anni e con l’eliminazione arrivata con il Bodo/Glimt arrivata in quel modo. È stata quindi una stagione deludente. Non per colpa dell'allenatore, secondo me.ConBaroni c'è stato un periodo dove la Lazio ha giocato molto bene, finché hanno retto tutti i giocatori, fino a quando Nuno Tavares è stato in forma, giocatore che nelle prime dieci giornate aveva fatto otto assist ed è stato devastante. Un esempio è stata la partita fatta all'Amsterdam Arena, con l'azione del gol che fa Pedro che parte da una sua sgroppata. Se l'avesse fatto Theo Hernández o Dimarco se ne sarebbe parlato una settimana.Quindi, finché hanno retto queste cose è andata bene. Poi, è chiaro che quando vai fuori dall'Europa, in quel modo, all'ultima giornata, quando esci in quel modo con il Bodo/Glimt, poi, alla fine, la stagione risulta deludente, ma non per colpa dell’allenatore. Secondo me Baroni si sarebbe meritato un altro anno, anche per capire meglio alcune dinamiche.Poi, è chiaro, è tornato Sarri la cui carriera parla da sé. Però, sicuramente, la stagione dell'anno scorso è stata al di sotto delle aspettative".

 

Come ha vissuto la separazione dal tecnico fiorentino? Secondo lei era nell’aria oppure è stata inaspettata?

"Secondo me era nell'aria, anche se, come detto, la colpa di come è andata la stagione non è stata dell’allenatore, considerando anche il rendimento dei singoli, come ad esempio Zaccagni, che per lunga parte della stagione ha deluso le aspettative. C'è stato anche, credo, l'interferenza, poi anche societaria, della questione portiere, di far giocare Provedel o Mandas, insieme agli infortuni di Nuno Tavares. Alla fine però la separazione con Baroni era nell'aria, quando si verifica una stagione di questo tipo paga l'allenatore".

 

Per rilanciare le proprie ambizioni la Lazio ha deciso di puntare nuovamente su Maurizio Sarri. Secondo lei, quali saranno gli uomini dai quali vorrà ripartirà mister Sarri nel suo secondo ciclo sulla panchina biancoceleste? Ci sono dei giocatori-chiave su cui vorrà puntare?

"C'è sicuramente la certezza che sarà 4-3-3.Un giocatore come Zaccagni, arrivato a 30 anni, penso che si debba prendere una bella fetta di responsabilità, essendo il giocatore alla fine più talentuoso della rosa, almeno sulla carta. Poi c'è Castellanos, che l'anno scorso ha fatto 10 gol, giocatore che però nei momenti decisivi come ad esempio nelle partite contro le big o comunque con il Bodo/Glimt poi non ha tirato fuori quel valore che sicuramente ha da attaccante di medio-alto livello, capace di arrivare a 10-12 gol, ma che non credo possa arrivare a venti reti.E poi c'è Isaksen, che è un altro giocatore che Sarri quando arrivò a Roma non faceva giocare moltissimo anche perché, ovviamente, c'era Felipe Anderson, che è sempre stato il suo pupillo. Però anche lui è un giocatore che, dopo il buon anno che ha fatto l'anno scorso, magari, come salto di qualità, il ritorno del Comandante lo potrebbe valorizzare maggiormente nel suo stile di gioco. C'è il dilemma portiere, dove, alla fine, io credo che Mandas si sia dimostrato un buon portiere l'anno scorso. Provedel, magari, ha fatto diversi passi indietro rispetto a quello che ha visto poi nel primo anno. E poi, parlando di quei giocatori che possono risultare fondamentali nel gioco di Sarri, penso che possa essere anche la stagione di Rovella, su cui c'è questa clausola 50 milioni. Giocatore che piaceva all'Inter in caso di eventuale addio di Calhanoglu. Poi ci sono anche altri uomini importanti, come Romagnoli e Nuno Tavares".

 

Ipotizzando per un momento un mercato privo di particolari ostacoli, quali sarebbero secondo lei i profili dai quali dovrebbe ripartire la Lazio sotto la guida del Comandante dopo l’ultima annata: puntare su profili esperti, oppure avviare un nuovo ciclo con giovani promesse?

"Per me è più facile partire dalle certezze, anche perché le giovani promesse non ci sono, non c'è magari la possibilità di andarli a prendere. L'unica scelta è quella di affidarsi al materiale umano che già c'è, che comunque non è male. Zaccagni, Isaksen, Castellanos, Guendouzi, Rovella, Dele-Bashiru: ce ne sono giocatori, il problema è che ci sono dei ruoli dove, secondo me, la Lazio è profondamente scoperta, e uno su tutti è quello dei terzini. Secondo me, se togli Nuno Tavares, che è un giocatore che ha mille incognite fisiche, con la difficoltà di poter garantire 40 partite da titolare in un anno, poi alla fine ci sono Marusic, Hysaj, Luca Pellegrini: nessuno di questi qui è un nome di assoluto valore, secondo me, forse, il migliore in questo preciso momento è sicuramente Marusic, che comunque è uno di cui si conoscono alle qualità, quindi, quello potrebbe essere il primo ruolo da andare a prendere. Poi c'è Gila in difesa, altro ottimo giocatore, preso da Tare. Adesso sono questi i giocatori, poi ci sono però delle incognite evidenti. C’è poi anche il discorso di Dia, che magari non è da 4-3-3, più un giocatore da mettere dietro Castellanos, soluzione tattica che è stata positiva sotto Baroni. Anche solo sulle fasce, a livello di sostituti, ci sono diverse incognite che devono essere colmate".

 

Quali sono le principali difficoltà che potrebbe incontrare la Lazio di Sarri nel prossimo anno? Nonostante l'assenza dell'impegno europeo e con la possibilità di giocare una partita a settimana.

"Il Napoli ci ha vinto lo Scudetto, quindi, alla fine, vedo molti più vantaggi. Ovviamente per la Lazio è difficile andare a lottare per lo scudetto. Però, sicuramente aiuta il fatto di non andare a giocare ad esempio in Conference, a Bratislava, oppure in un altro posto. Secondo me, sotto questo punto di vista, dopo stagioni di questo tipo, molto dispendiose, una stagione così può aiutare serenamente anche, per esempio, giocatori come Tavares, che hanno diverse incognite fisiche, compreso Castellanos, che ha avuto tanti e diversi problemi l’anno scorso. In questo senso, concentrarsi solo una sola partita, anche con il dispendio fisico, può essere utile. È chiaro che l'obiettivo minimo è quello di andare in Europa League, perché anche la Conference sarebbe un grave passo indietro ulteriore. Penso quindi che l'obiettivo minimo della Lazio debba essere quello di arrivare quarta in Champions, o, perlomeno, quinta in Europa League. Con una partita a settimana quindi non vedo svantaggi, anzi, ma solo grandi vantaggi".

 

Parlando invece dell’operato della società, che ne pensa della linea della dirigenza biancoceleste di blindare i suoi principali big? Può risultare strategica oppure controproducente?

"Secondo me è giusta, è doveroso riuscire a mettere dei paletti ad esempio su Rovella, Castellanos, tutti giocatori su cui si vorrà puntare e difficilmente sostituibili con altri giocatori degni di questo tipo di valore. È una politica che, secondo me, porterà poi a dei risultati".

 

Affrontiamo ora anche discorsi extra-campo. L’inizio della passata stagione è stata caratterizzata da una contestazione da parte dei tifosi della Lazio volta a contestare la gestione Lotito, cosa che si è ripetuta anche nell’inizio di questa annata. Che idea si è fatto sulla situazione che sta coinvolgendo la Lazio e i suoi tifosi, considerando anche l’elevato numero di abbonamenti che si stanno registrando nelle ultime settimane.

"Quello degli abbonamenti è una grande cosa che colpisce, perché in un momento di questo tipo, comunque, la gente si stringe attorno alla società: è un fattore positivo. Sulla gestione, io penso che non so quanto Lotito possa alzare l'asticella in questi vent'anni, non so quanto possa fare di più rispetto a quello che ha fatto finora. La Lazio, comunque, ha vinto alcuni trofei, ha partecipato alla Champions tre volte nell'era Lotito, è arrivata seconda con Sarri, con Inzaghi poi c'entrò la Champions dopo 13 anni. Il prossimo passo da fare è quello di come De Laurentiis, cioè come il Napoli, se quello è il competitor a livello di tempi e anche di modalità, perché comunque lui prende il Napoli in Serie C e lo porta in Serie A e alla fine, dopo 20 anni, è riuscito a vincere uno scudetto e in tre ne ha vinti due. Quindi, credo se il competitor dev’essere quello la vedo molto difficile per la politica della Lazio, per tutta una serie di motivazioni anche dirigenziali. Io credo che Tare sia stato un buon ds, adesso al Milan ha un compito difficile, ha fatto tanti errori, chiaramente alla Lazio ha portato anche giocatori che non erano Milinkovic, Luis Alberto… Ha sbagliato diverse scelte, però alla fine avevi una struttura. Adesso, che tipo di giocatore è da Lazio? Cioè, che giocatori vai a prendere? Non si sa, c’è una politica è diversa, secondo me. La Lazio ha una struttura sicuramente solida, perché il blocco è buono, non eccezionale, non da scudetto, però una squadra di questo tipo, con Sarri, con una competizione a settimana, ha il dovere sacrosanto di riprovare e riuscire ad andare in Champions. Non so quanto Lotito possa fare ancora di più di quello che ha fatto in 21 anni".

 

Recentemente ha realizzato un approfondimento sulle situazioni vissute da Pedro Neto e da Raul Moro nella loro avventura a Roma sponda biancoceleste. Che parere si è fatto sul modo in cui la Lazio ha gestito le situazioni dei rispettivi giocatori?

"Su Pedro Neto secondo me c’è stato un errore, ma lì c'erano tante altre situazioni che magari non sapremmo mai, però si vedeva che aveva uno spunto, poi fisicamente era più leggero rispetto ad adesso. L'ho visto giocare in primavera dal vivo, anche chi giocava con lui te ne parlava bene.Poi è chiaro che il modulo non l'ha favorito e quindi quando c'è stata la possibilità di venderlo al Wolverhampton per una cifra simile a quella con cui era stato comprato insieme a Bruno Jordão, che era il suo scudiero, secondo me poi non ci hanno pensato più di tanto. Raul Moro è un caso differente, perché prima di riuscire ad arrivare all'Ajax ha giocato con la Ternana in B, in seconda divisione spagnola, quindi secondo me forse è un giocatore che oggi potrebbe essere sicuramente utile. Pedro Neto in quel frangente sono passati troppi anni, quindi è diverso, però Raul Moro Sarri l'aveva impiegato ogni tanto, l'aveva fatto esordire Inzaghi e l’aveva impiegato per una ventina di partite tra campionato e tutte le competizioni.Secondo me è un giocatore che per la qualità che ha magari poteva servire, fisicamente è ancora molto leggero infatti va in un campionato dove alla fine privilegiano un altro tipo di qualità, che comunque il suo è lo spunto, il dribbling; non un giocatore tattico, non un giocatore fisico. Secondo me forse la sua, a differenza di Neto, poteva essere una situazione gestita leggermente meglio, secondo me bastava aspettarlo. In passato con Felipe Anderson ovviamente non poteva far giocare Raul Moro al posto suo; oggi magari potrebbe aiutare come sostituto, perché comunque lo spunto, il talento ce l’ha. Su Pedro Neto la storia ha detto che è stato venduto al Chelsea per 63 milioni, campione del mondo e della Conference, e gioca in Premier. Però è chiaro che quando è arrivato alla Lazio ha avuto difficoltà soprattutto legate al modulo, con un 3-5-2 che, per lui, riservava poco spazio".

 

Un suo parere sul capitolo Flaminio?

"Da cittadino che vive a Milano, ma che ha vissuto a Roma anche vicino a quella zona, spero francamente di no, che non si faccia uno stadio là perché sarebbe una cosa molto scomoda, visto che bisognerebbe fare dei lavori giganteschi di viabilità che in questo momento non ci sono, perché quello stadio va completamente rifatto dal punto di vista esterno, della viabilità appunto. Da persona chiaramente spero vivamente di sì, perché alla fine sarebbe sicuramente una risorsa per la città e soprattutto per la Lazio, che ha bisogno comunque di un impianto di 35-40.000 posti da riempire, vista anche la difficoltà di riempire l'Olimpico. Da cittadino, da persona che ha vissuto, vive intorno a quelle zone, francamente spero di no perché bisognerebbe fare dei lavori enormi di viabilità, difficilmente realizzabili in poco tempo conoscendo anche le tempistiche della burocrazia romana e italiana. Però ovviamente spero che si riesca a farlo, e che la Lazio abbia uno stadio suo che sia il Flaminio oppure in un altro posto: penso sia ora, come per altre realtà italiane".

 

Un pronostico sulla prossima stagione? Chi vede favorito per lo scudetto? Quali potrebbero essere le possibili sorprese?

"Secondo me il Napoli è assolutamente stra-favorito per il campionato. De Bruyne, Lang, Lucca: secondo me in questo preciso momento il Napoli è avanti a tutti, senza dubbio. L'Inter se prende Lookman fa un grande colpo e in attacco diventa sulla carta forse la squadra più forte del campionato con quei tre davanti. In questo momento dunque dico Napoli, poi magari Inter, perché ha preso anche Susic, un ottimo giocatore che secondo me potrebbe essere una possibile rivoluzione in relazione al campionato. Il Milan ha perso molto e ha guadagnato non so quanto con Estupinian, che comunque va integrato in un sistema diverso rispetto a quello in cui è esploso, così come Luis Henrique; due giocatori “dezerbiani”, uno con il Brighton e uno con il Marsiglia. Vediamo cosa riusciranno a fare. Sorprese? Il Como secondo me sulla carta è da Europa League per quello che stanno facendo: hanno tenuto Nico Paz e soprattutto anche Perrone, che se ne parla poco ma fondamentale anche lui, e hanno preso tre-quattro giovani che secondo me sono molto buoni, come Ramon in difesa, Addai sulla fascia e Rodríguez. La grossa incognita è l'Atalanta, che comunque ha perso diversi elementi, tra cui Gasperini, il capo-cannoriere della Serie A, Ruggeri e rischia di perdere anche Lookman, e ha deciso di affidarsi a Juric, scelta comunque logica per dare continuità al lavoro di Gasperini. Però dal mio punto di vista la Dea rimane sicuramente un’incognita".