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Felipe Anderson: “La Lazio entra nel cuore, sarò sempre uno di voi”

Felipe Anderson
Lunga intervista al calciatore brasiliano, che domenica giocherà la sua ultima gara con la maglia biancoceleste prima di andare al Palmeiras
Michele Cerrotta

Un ultimo giro di giostra, poi sarà addio. Difficilmente un arrivederci, come è stato poi nel momento della prima separazione e del trasferimento al West Ham. Domenica, alle 20:45, non si giocherà solo l’ultima gara di questa stagione, ma anche quella che probabilmente sarà l’ultima partita con la Lazio per diversi calciatori della rosa biancoceleste. Lo sarà di sicuro per Felipe Anderson, già promesso sposo del Palmeiras. E saranno emozioni forti per l’ultimo ballo di un calciatore che non si è mai risparmiato, sempre in campo dal suo ritorno e decisivo soprattutto nella scorsa stagione. Proprio in vista dell’addio, allora, Felipe Anderson è intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali del club. Queste le sue parole.

Siamo arrivati quasi alla fine. È l’intervista più difficile, anche se sapevo che un giorno doveva succedere. Non so cosa proverò domenica, sarà una giornata sicuramente bella ma difficile. Questa volta lascio la Lazio in maniera più serena, in questi ultimi mesi ho avuto tempo di ragionare, mi sono goduto tutto tanto in ogni minuto. Questa scelta è fatta col cuore, con la mia famiglia. È sempre difficile dire addio, quella è una parola che non voglio dire alla Lazio e ai tifosi perché li porterò sempre nel mio cuore. Ma mi mancherà tutto sicuramente. La seconda avventura qui? Questa per me è più di una squadra, da quando sono arrivato a oggi ho vissuto di tutto: momenti bellissimi, incredibili e difficili. Quando non giocavo la Lazio mi ha ripreso dandomi totale fiducia, come non fossi mai andato via. È qualcosa che vale più del calcio, più di tutto.

Roma e l’Italia mi hanno dato affetto. Io e la mia famiglia abbiamo avuto tantissimo ovunque, è una cosa che ci ha sempre colpito. Roma è il posto più bello del mondo, ma l’affetto della gente è quello che ci ha colpito di più. Noi brasiliano sono molto espressivi, parliamo a voce alta, i romani anche: è stato facile fare amicizia qui. La parola che ho detto più spesso? Ao! (Ride, ndr). Qui ho sempre pensato al calcio, abitando vicino a Formello. Quella routine, del pensare sempre a curarmi e venire qui e trovare tifosi fuori dal centro sportivo, è una cosa che mi mancherà. Una prestazione come Lazio-Samp del 2015 in questa seconda avventura? Per come mi sono sentito in campo, direi quelle contro Atalanta e Milan dello scorso anno. Ma come quella con la Samp è difficile.

La mia versione migliore? A livello individuale quella del 2014/2015. Ma negli ultimi anni sono stato contento di partecipare tanto durante le gare. La cartolina del derby? Il mio primo, un peccato aver pareggiato ma è stato bellissimo. Poi quello in cui ho segnato il gol vittoria dell’1-0 dello scorso anno. Ho segnato per un amico che oggi non c’è più, l’esultanza me l’aveva suggerita lui e l’ho fatto per lui: è stato un derby speciale. Che Lazio lascio? Molto ambiziosa, che cresce ogni anno soprattutto in questi ultimi tre anni. Si vedeva la voglia, anche in allenamento, di vincere. Quest’anno non è andato molto bene, ma la voglia c’era di crescere e salire per competere a un alto livello. Secondo me è cambiato tantissimo.

Un compagno che in allenamento faceva vedere cose incredibili rispetto alla partita? Tanti, soprattutto tra i giovani. A volte in partita soffrono per mancanza di fiducia in se stessi. Ma sono giovani, sicuramente erano devastanti in allenamento: penso a Pedro Neto, fortissimo in allenamento. Il più simpatico? Bastos, era quello che ci faceva divertire tutti sempre. Ballava, scherzava. Meno gusto nel vestirsi? Tantissimi, sempre almeno metà squadra. La musica peggiore? Patric, ma è bravo perché fa sempre il dj, tira su la squadra. Va bene. Lucas Leiva, invece, confermo sia stato il compagno più forte. Ci dava fiducia in ogni duello o passaggio, era diretto in quello che diceva. Portava chiarezza in campo, è stato il più forte.

Sia Lucas Leiva che Bastos li incontrerò in Brasile. Una persona da ringraziare nel club? Klose, da subito mi ha aiutato tanto. Anche Hernanes e Ederson. Non parlavo la lingua, ero infortunato e mi hanno dato forza aiutandomi con fiducia e consigli. Mi hanno colpito nel momento più complicato, quello dell’arrivo. Luigi (Sinibaldi, ndr) è incredibile, doveva essere sempre concentrato e calmo. In ogni momento emozionante era sempre con me. Lo ringrazio, saremo sempre amici. Un aneddoto che mi è rimasto impresso? Ciò che mi ha colpito di più sono i tatuaggi, penso siano un po’ esagerati. Ho sempre detto che mi piace essere riconosciuto, lavoriamo anche per quello. Ma l’affetto che ci hanno dimostrato è quello che è contato, sono felice dei gesti che tutti hanno fatto anche nei momenti difficili. È quello che conterà sempre per me: trovarsi davanti ai tifosi, che sempre mi hanno accolto.

Un coro che ricorderò? A parte quello per me, che mi rimane impresso, penso che La Lazio mia sia bellissima. Quando entriamo in campo, con quella canzone, vogliamo dimostrare tutto. La Lazio entra nel cuore, anche se sei qui da sei mesi. Vediamo che cambia tutto subito, entrano nel cuore i tifosi. A quale calciatore dell’attuale rosa o della Primavera, o a un tuo connazionale, auguri un percorso nella Lazio come il tuo? Lo auguro a tutti, di rimanere qui e raggiungere belle cose e i trofei. Io vedo molto bene Rovella, per me è uno dei giocatori più forti. È molto giovane, può fare un percorso incredibile. Prima di arrivare qui vedevo Hernanes che era molto famoso in Brasile, venire qui e giocare con lui per me è stato un onore. È uno che ha fatto tante cose belle.

Il mio piatto preferito? Sempre la carbonara. Ma chef Di Iorio ha provato a insegnarmi sempre come si fa, come mangiare. Ci siamo divertiti tanto, dirò sempre arrivederci a tutti gli amici italiani. Qua mi sono fatto amici che saranno per sempre. Mia figlia? È nata qui, torneremo spesso a Roma. Lei vivrà tanta storia anche della Lazio, la porterò all’Olimpico, qui a Formello. Avrà sempre la maglietta della Lazio, sarà una tifosa. Sono arrivato in un momento della vita importante, in questi dieci-undici anni tutto quello che ho fatto nel calcio e nella vita sono state decisioni importanti per il mio futuro. Sono diventato padre, ho una moglie meravigliosa. Mi sono successe cose bellissime che danno una direzione alla nostra vita: questo periodo è stato il più importante, ho fatto scelte che mi porteranno sempre nella strada che ho scelto. Mia sorella Juliana? Quando ho iniziato ha lasciato tutto per seguirmi e aiutarmi. Fino a oggi lei è quella che mi sta sempre a fianco. Abbiamo una relazione molto intensa.

Un messaggio ai tifosi? (Si commuove, ndr). Li ringrazio, sono stati anni incredibili. Vi chiedo scusa se alcuni giorni e alcune gare non sono andati come volevamo noi. Ci abbiamo sempre tenuto, abbiamo sempre provato a fare il nostro meglio. Ho provato a fare di tutto per darvi gioia, lo farò fino all’ultimo minuto. Domenica, nell’ultima partita, se giocherò darò tutto. Sarà una giornata speciale, vi saluterò tutti con lo stadio pieno. Sarò sempre uno di voi, grazie per tutto quello che avete fatto per me e la mia famiglia. Loro vi amano, abbiamo sempre detto che qui c’era qualcosa di speciale. Vi porteremo sempre nel nostro cuore. Se inizio a piangere ora non posso più parlare. Ringrazio davvero ognuno di voi, perché non sono molto loquace ma vi porterò tutti quanti singolarmente sempre nel cuore. Per me contano i gesti, non vi dimenticherò mai. Grazie”.