Il fatto che alla sua prima grande stagione con la Lazio avesse il ciuffo biondo gli ha lasciato un po’ la nomea del Super Sayian. D’altronde le prestazioni erano – e sono – da giocatore leggendario. Luis Alberto è stato, ed è, la luce della Lazio. Un giocatore mutato e cresciuto negli anni: da biondo a moro, da Super Sayian a guerriero con l’ultra istinto che gli consente di fare sempre la cosa giusta al momento giusto. Se il calcio è un gioco di tempismo, Luis Alberto ci va a nozze con movenze corrette ed orientate sempre alla giocata che strappa punti.
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Giocare per il bene superiore: Luis Alberto stringe i denti
La maturità
—Questa è la stagione della sua maturità calcistica, come detto. La partenza di Milnkovic-Savic ha avuto l’effetto paradossale di renderlo ancora più potente: s’è caricato la squadra sulle sue spalle dal punto di vista tattico e morale. È lui il leader e si vede non solo dalla fascia – spesso e volentieri sul suo braccio – ma da come si muove e fa muovere gli altri compagni di squadra.
Stringere i detti per il bene superiore
—Devono essere sufficienti queste parole per far capire quanto sarebbe importante, domenica contro la Roma, avere Luis Alberto in campo. Anche dal punto di vista mentale. Il giocatore lo sa e pare pronto a stringere i denti per il bene superiore come ha già fatto contro il Feyenoord quando, un po’ claudicante ed incerto, ha comunque accompagnato la sua squadra fino al novantesimo. Sarri non può farne a meno e lui non può fare a meno di lottare per il bene della Lazio: da questa combo dovrebbe emergere la decisione comune di giocare domenica pomeriggio. D’altronde i Sayian sono così: quando sono feriti trovano la forza per continuare e fare ancora meglio. Se lo augurano tutti, perché sarà una battaglia da vincere ad ogni costo.
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