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Inter-Lazio, Winter: “Vi racconto la mia esperienza in Italia. E Gascoigne…”

Aron Winter
Tutte le dichiarazioni di Aron Winter, ex giocatore della Lazio, in vista del match contro l'Inter di oggi pomeriggio allo Stadio San Siro
Edoardo Benedetti Redattore 

Un doppio ex in vista del match di San Siro tra Inter e Lazio. Il protagonista dell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport è Aron Winter, che ripercorre la sua carriera tra aneddoti e retroscena.

Nel 1992 lei è una stella dell'Ajax e Cragnotti, presidente della Lazio, la compra per 5 miliardi di lire. Com'era il calcio italiano?

"Come la Premier adesso, il miglior campionato al mondo. Il livello era altissimo, le vostre squadre erano protagoniste nelle coppe, all'estero si percepiva una bella immagine della Serie A e tutti ci volevano venire. E poi le regole permettevano pochi stranieri, dall'estero arrivavano solo campioni. Tra Lazio e Inter ho passato sette anni fantastici".

Sette anni fantastici senza mai vincere uno scudetto. Eppure ha fatto parte di rose fortissime...

"Al mio primo anno alla Lazio siamo andati in Europa, dove il club mancava da oltre vent'anni, e non è poco. Stavo bene a Roma ma avevo fame, volevo vincere, così accettai l'offerta dell'Inter. E nel 1998 oltre la Coppa Uefa meritavamo di vincere anche il campionato, eravamo i più forti ma poi sappiamo tutti come finì con la Juve quell'anno... A livello personale, invece, per almeno 3-4 stagioni mi hanno votato nella top 11 del torneo, una bella soddisfazione".

La Coppa Uefa del 1998, appunto: Inter-Lazio 3-0. Una finale contro la squadra con cui giocava fino a due anni prima. Non dev'essere stato facile...

"Ripeto, io sono passato dalla Lazio all'Inter per alzare dei trofei. La finale a Parigi per me era particolare, ma una volta entrato in campo la voglia di vincere ha prevalso su tutto: ho pensato solo a portare a casa la partita. E il trionfo mi ha ripagato".

Lei era un centrocampista abituato a giocare a ridosso dell'area, all'Inter arretrò il raggio d'azione. E in quella partita annullò Nedved...

"Simoni era un grande allenatore anche perché discuteva tanto con noi veterani, specie con me e Simeone: ci chiedeva come vedevamo un avversario o una situazione, ci raccontava cosa aveva in mente. In quel caso era convinto che io potessi togliere dal campo Nedved, uno dei più forti del momento. Mi chiese se me la sentissi di fare la partita su di lui. Per me non era un problema: l'importante era vincere, avrei fatto qualsiasi cosa".

Era l'Inter di Ronaldo.

"Il Fenomeno, cos'altro aggiungere? Sono stato onorato di condividere il campo con lui".

Un altro fenomeno era Gascoigne...

"Calciatore straordinario, e bravissimo ragazzo. L'humour inglese è molto simile a quello olandese, eravamo amici. Con Paul ovunque andavi dovevi stare attento agli scherzi, ne faceva alcuni che sa solo lui come gli venivano in mente...".

Su, ce ne dica uno.

"Invitava i ragazzi a bere qualcosa da lui, li faceva salire in macchina e si avviava prendendo strade di periferia, isolate. A un certo punto, in mezzo al nulla, si fermava, scendeva e indicava un punto imprecisato: 'Guardate, io abito lì'. Quelli scendevano, e quando erano giù lui rientrava in auto e ripartiva all'improvviso lasciandoli a piedi".

Torniamo a oggi. Le è piaciuta l'Inter della seconda stella?

"Tanto, oltre a vincere gioca anche bene, si vede che è un gruppo affiatato. Inzaghi ha fatto un gran lavoro, se vinci un titolo con così tanto anticipo vuol dire che l'hai fatto senza discussioni".

Cosa le manca per poter competere per la Champions con le big d'Europa?

"Qualche giocatore in più, specie a centrocampo e in attacco. Non è questione di qualità, quella c'è già, ma le più forti in Europa in ogni ruolo hanno almeno 2-3 alternative di pari forza. L'Inter al momento non le ha, ed è importante per non abbassare mai il livello in campo. Anche perché giochi in tante competizioni con ragazzi quasi tutti nel giro delle nazionali...".

Dumfries come l'ha visto? Spesso ha faticato...

"Anche se non è stato sempre titolare, lo trovo molto migliorato rispetto a quando è arrivato. Oltre che come calciatore mi piace parecchio anche come persona: è un generoso, uno che fa tutto quello che serve per vincere".

Klaassen invece come se lo spiega? da titolare nell'Ajax al fondo delle rotazioni a Milano...

"Guardi, io ci sono passato e posso dirlo con certezza: per un centrocampista che arriva dall'estero non è facile imporsi subito nel calcio italiano. Ma resta un buon giocatore, che ora non è in nazionale solo perché nel suo ruolo l'Olanda ha tantissime alternative e agli Europei conviene portare gente che è già in ritmo".

Non c'è nemmeno Zirkzee, nonostante un gran campionato a Bologna.

"Ma ci sarà in futuro, è forte e l'Italia ti forma per il grande calcio. Vedi anche Koopmeiners...".

L'Italia all'Europeo dove la mette?

"Ovviamente tra le favorite, trovavo già incredibile che non ci fosse al Mondiale in Qatar. Avete buoni giocatori, la mentalità giusta e Spalletti in panchina che è bravissimo".

E Winter dove mette Winter? Dove le piacerebbe allenare?

"In Italia. Da voi sono cresciuto e ho imparato tanto, mi piacerebbe tornare come allenatore e credo di poter fare un bel lavoro. Conosco il vostro calcio, la vostra mentalità e la vostra lingua".

A chi si ispira?

"Guardiola per il modo di giocare, dopo tanti anni nell'Ajax quella filosofia mi è affine. Come gestione del gruppo, invece, dico Ancelotti. Ma ho uno stile mio...".

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