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La Lazio ci ha preso Gustav: Baroni ha trovato la chiave, ecco il vero Isaksen

Isaksen, Guendouzi e Marusic
Il danese ha trovato numeri e giocate. Dopo un anno di apprendistato, è arrivata la svolta con il cambio in panchina: decisiva la fiducia
Michele Cerrotta

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Finalmente il vero Isaksen. Forse non ancora nella sua forma migliore, ma il danese sta iniziando a prendersi la Lazio sulle spalle e a trascinarla in campo. Poco più di due anni fa aveva fatto impazzire la squadra di Sarri tra andata e ritorno con la maglia del Midtjylland, segnando due reti e procurando altrettanti rigori in 180 minuti di doppio confronto. Prestazioni sufficienti per convincere la società a investire su di lui nell’estate seguente, poi un anno complicato a livello personale e di squadra.

Chiuso da Felipe Anderson, titolare inamovibile sulla fascia destra, Isaksen ha dovuto attendere pazientemente il suo momento. Ha vissuto il classico lungo apprendistato alla corte di Sarri, uscendo sulla distanza e rendendosi protagonista in alcune gare come l’andata degli ottavi di Champions con il Bayern Monaco. L’addio di Sarri ha complicato ancora la sua ascesa, Tudor non lo ha mai compreso fino in fondo: il croato lo ha schierato nel ruolo sbagliato, togliendolo inspiegabilmente dal campo nella miglior gara giocata da Isaksen con Tudor - il derby - e di fatto relegandolo nel dimenticatoio con appena 66 minuti nelle successive sette gare.

L’arrivo di Baroni è stata la svolta per Isaksen, che ha trovato un allenatore in grado di trovare il tasto sui cui spingere. Le qualità tecniche del resto erano sotto gli occhi di tutti, mancava qualcosa dal punto di vista mentale, della fiducia nei propri mezzi. Lo ha capito Baroni, che in estate si è opposto fermamente alla sua cessione e lo ha eletto a titolare sulla destra. “Sento la fiducia del mister e della squadra, dentro lo spogliatoio e in campo” ha spiegato Isaksen, che ora sta dimostrando sul campo di aver meritato tutto il credito concessogli dal tecnico della Lazio.

La prima parte di stagione era stata ancora a sprazzi, pur potenzialmente decisivi come quello che sarebbe valso il rigore con il Ludogorets, ci fossero stati arbitri all’altezza in campo e al monitor. Dall’inizio del 2025 però Isaksen è ormai una costante: dribbling, giocate e strappi che hanno trascinato la Lazio. E, ora, finalmente il gol a coronare un momento d’oro per il danese. Non più gregario in campo, ma finalmente protagonista e non solo per minutaggio.

Minutaggio che però è stato decisivo nella sua rinascita. Il classe 2001, ventiquattro anni il 19 aprile, fin qui ha giocato 1447 minuti sui 2250 totali in campionato. Il 64% del totale, titolare in 19 occasioni su 25 e subentrato nelle altre 6. Al di fuori del campionato, su 9 gare (Europa League e Coppa Italia) Isaksen è partito titolare in una (Real Sociedad) ed è subentrato in altre 6, rimanendo in panchina soltanto contro Nizza e Ajax. Per un bottino complessivo di quattro reti e quattro assist che vale il miglioramento del bottino dello scorso anno, in cui inoltre il gol era sempre arrivato all’Olimpico. Il segreto lo ha ribadito ancora Isaksen: “Baroni mi sta insegnando ad avere fiducia nella mia qualità, a cercare sempre l’uno contro uno”. La Lazio se lo gode e, intanto, pensa alle mosse senza il Taty <<<