Valentin Castellanos è stato intervistato da La Repubblica. Ai taccuini del quotidiano ha parlato del prossimo match contro l'Inter, del rigore sbagliato contro il Bodo/Glimt e di molto altro. Inoltre, c'è stato spazio anche per parlare della finale di Champions League dei nerazzurri. Di seguito le sue dichiarazioni:
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Lazio, Castellanos: “Inter, rigore con il Bodo e l’eredità di Immobile. Vi spiego”
"Tiferò Inter. Per Lautaro e Correa, ma anche perché un trionfo del genere sarebbe importante per il calcio italiano. Sarà una partita bellissima da vedere, tosta da giocare".
Domani Inter-Lazio è decisiva per il campionato.
"Loro lottano per lo scudetto, sono fortissimi, ma noi vogliamo 6 punti in 2 gare per il quarto posto. Per la stagione che abbiamo disputato,
meritiamo la Champions".
All’andata all’Olimpico finì 0-6.
"Riscattarci è una motivazione in più. Ho saltato quella partita e quella di Coppa Italia, non vedo l’ora di giocare questa sfida così importante. Di sicuro i napoletani faranno il tifo per noi".
La sua stagione: 38 gare, 14 gol, 5 assist, 4 rigori guadagnati. Si arrabbia quando dicono: Castellanos non è un goleador?
"Eh. Qui in Italia c’è questa fissazione dei numeri, come se contasse solo quanti gol segni. Io non la penso così, è fondamentale che la squadra funzioni e vinca. Lavoro per il collettivo".
Ha sempre giocato da 9?
"No, da piccolo a Mendoza, la mia città, tra le montagne, a due ore di volo da Buenos Aires, il mio ruolo era il 10, alle spalle della punta. Ho iniziato a 5 anni, nell’accademia di Leopoldo Luque. Giocavo anche a futsal, ha contribuito ad affinare la mia tecnica. A 16 anni provai per il River Plate, non andò bene, è stato un momento difficile, scelsi di andare in Cile, all’Universidad. Poi il trasferimento in Uruguay, a Montevideo. E lì arrivò la svolta".
Il suo club, il Torque, fu acquistato dal City Group.
"Sì, e sbarcai in Mls con il New York City. Il terzo anno vinsi campionato e titolo dei cannonieri. Segnai anche un gol di rabona. Un calcio diverso, molto fisico e poca tattica. Il mio sogno era giocare in Europa".
E arrivò il Girona, altro club del City Group.
"In Spagna ho vissuto il giorno più felice da calciatore, quando segnai 4 gol al Real. Un altro momento speciale in nazionale: entrai nel finale di Paraguay-Argentina, il 15 novembre 2024, e giocai insieme a Messi. In ritiro parlammo ma non molto, per noi argentini Leo è una figura mitica, incute soggezione. Ma già ammirare come si allena insegna tanto".
L’anno prossimo c’è il Mondiale. Sarà derby con il romanista Dybala per un posto tra i convocati?
"Altro sogno da realizzare. Voglio giocare le mie carte facendo bene nella Lazio. So che il ct Scaloni ha fiducia in me, è uno stimolo in più".
I suoi centravanti di riferimento?
"Adoravo Luis Suarez e Ibra: grande tecnica, lavoro per la squadra e gol. Come piace a me".
La rabbia che mette in campo da dove viene?
"È il mio modo di vivere le partite. Curo ogni dettaglio, le sponde, le rifiniture, i duelli individuali".
A proposito di corpo a corpo: ha fatto espellere Mina e Kalulu.
"È il calcio moderno: la tecnica non basta, bisogna combattere. Fuori dal campo sono un bravo ragazzo".
È appassionato di tatuaggi.
"Uno è per mia nonna, poi ho un leone sul braccio, mi piace molto, come il nuovo Papa (sorride). Sono credente, sì. Papa Francesco, è stato importante per l’Argentina".
Quanto è pesante l’eredità di Immobile, 207 gol nella Lazio?
"Sento molto questa responsabilità. Ma sono al secondo anno, Baroni ha fiducia in me, i tifosi anche, sto bene qui e mi piacerebbe restare. Vedremo cosa accadrà in estate. La coppia con Dia? C’è intesa".
La scorsa stagione, dopo le prime due partite giocate molto bene contro Atalanta e Sassuolo, tornò Ciro e lei finì di nuovo in panchina. Altro momento difficile, no?
"Un po’ di fastidio, sì. Però noi calciatori dobbiamo accettare le scelte. Tutti vogliono più spazio, invece conta il bene della squadra. Con Sarri giocavo poco ma era un allenatore di grande esperienza".
Il gol più bello in carriera? Quello di rabona in Mls?
"No, il destro al volo in acrobazia al Genoa. Anche perché lo avevo promesso al mio piccolo amico Emanuele, un guerriero".
Undici vittorie in trasferta e invece in casa un successo nelle ultime 11. C’è una spiegazione?
"In casa gli avversari si chiudono ed è più difficile. Ma in realtà io penso sia una coincidenza, sono le cose strane del calcio".
Immobile ha acquistato il campo dove giocava da piccolo a Torre Annunziata. Lo farà anche lei?
"Bella idea, perché no? Sarebbe importante una scuola calcio per i ragazzini di Mendoza. Però ho 26 anni, è presto".
A quel rigore sbagliato contro il Bodø/Glimt pensa ancora?
"Oh sì, sì. Pesa. Ma se tornassi indietro lo tirerei di nuovo nonostante i crampi, era normale assumersi quella responsabilità. Solo, lo calcerei in modo diverso".
Lei è un giramondo: quando smetterà, dove andrà a vivere?
"Non so proprio dove sarò tra 5 o 10 anni. Andrò dove mi porteranno il calcio e la vita".
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